Ondata di solidarietà per l'Ucraina dai russi a Trieste: "In Russia sarebbe illegale, temiamo per i nostri cari"
Alcune testimonianze di cittadini russi che non si sentono rappresentati dalle scelte di Putin e cercano di aiutare la popolazione ucraina con iniziative benefiche: "In Russia sarebbe considerato un crimine contro lo Stato, rischiamo il carcere"
Sono increduli e sotto shock, si sentono in pericolo e in qualche modo colpevoli per le scelte di chi governa il loro paese. Anche se non hanno, di fatto, alcuna colpa. Anzi. Sono i russi che abitano a Trieste e che in questi giorni stanno organizzando una grande ondata di solidarietà verso l’Ucraina. Abbiamo parlato con alcuni di loro e tutti gli intervistati si sono dichiarati contrari alla guerra e pronti a spendersi in prima persona per fare ciò che il Governo della madrepatria cerca di ostacolare: aiutare la popolazione ucraina sotto attacco. Parlano di terrore, per se stessi e i propri cari, paura di essere discriminati a causa delle scelte di un governo che “non li rappresenta” e in queste ore molti di loro si stanno impegnando per fare la loro parte, che non è quella del Cremlino. Per questo, nel loro paese potrebbero essere incarcerati. E stanno rischiando in prima persona.
“Il Governo russo ha stabilito che qualunque tipo di aiuto da parte dei russi agli ucraini è considerato un crimine contro lo stato, punibile anche con 15 anni di prigione”, spiega un tecnico di laboratorio, da qualche anno a Trieste, che ha chiesto di rimanere anonimo. “La situazione è semplicemente terribile – spiega -, ho parenti e amici sia in Russia sia in Ucraina, sto cercando di aiutarli tutti come posso perché non possiamo far altro che sostenerci l'un l'altro. Nella manifestazione dello scorso sabato a favore della pace erano presenti quasi tutti i russi che conosco a Trieste, tranne due o tre. Anche molti altri stranieri dalla Slovenia, Slovacchia e Repubblica Ceca”.
Le previsioni, anche per chi è abituato ad analizzare i fatti come un uomo di scienza, sono fumose e per lo più nefaste, la non prevedibilità degli eventi è suggerita anche dal fatto che molti esperti di geopolitica sono rimasti sbalorditi da un’invasione che non credevano possibile. Lo conferma il nostro testimone: “Nessuno sa cosa accadrà. Secondo me, fingono di cooperare con gli ucraini ma in realtà nessuno sa cosa stiano preparando, forse addirittura l’attacco nucleare, anche se probabilmente rimarrà solo una minaccia. Purtroppo, nonostante le sanzioni, il governo russo è pronto a sopportare tutto questo. Si stanno preparando da anni. Non è un segreto che i russi pagano politici in Europa, ma molti di loro stanno iniziando a lasciarlo, perché se sei un corrotto pensi ai soldi, non alla guerra”.
"Ho preparato i miei parenti al peggio - continua -, la guerra potrebbe durare anche poche settimane ma la crisi economica, indipendentemente dall'esito, durerà anni. Ho detto ai miei cari che, se le cose dovessero peggiorare di molto, devono raccogliere i loro averi e lasciare il paese, senza delegare niente a nessuno e agendo per quanto possibile da soli”.
Anche Elizaveta Maslova abita a Trieste e si occupa di Eye design e ricostruzione ciglia, una tecnica che ha imparato in Russia, dov’è nata, e da cui provengono i prodotti che le servono per lavorare. Ora le forniture sono bloccate, rischia di non poter continuare la sua attività ma non è la sua prima preoccupazione: “Non dormo da giorni pensando a quello che sta succedendo e mi sono mossa immediatamente per fare qualcosa. Ho creato una promozione su alcuni miei trattamenti, con uno sconto per chi avrebbe donato qualcosa al popolo ucraino. In pochi giorni abbiamo messo insieme più di 700 euro. Ci siamo mossi in fretta, una mia amica ucraina è partita sabato in auto ed è già arrivata al confine con la Polonia, dove abbiamo consegnato farmaci salvavita a Zhitormir, sotto Kiev. Abbiamo già salvato dei bambini con l’insulina, uno dei primi farmaci che scarseggiano in tempo di guerra. Con una catena umana di molte persone abbiamo consegnato gli aiuti in 36 ore. Anche una mia cliente che lavora per la Sitar, un’azienda che produce integratori, ha inviato più di 300 confezioni di prodotti, utili a persone che da giorni stanno digiunando”.
Oggi diverse macchine private di cittadini ucraini stanno partendo per consegnare donazioni, un gruppo di russi, ucraini e italiani stanno smistando le donazioni, facendo in modo che in ogni auto ci sia l’assortimento necessario. C’è anche Elizaveta con loro: “Li sto consigliando su quali farmaci raccogliere e quali sono i più utili, quelli ad ampio spettro. La mia bisnonna e mio nonno sono ucraini, lei erborista e lui chirurgo, mi hanno insegnato quella sopravvivenza insita nel nostro Dna, loro conoscono la guerra, ma speravo sempre che fossero solo iperprotettivi. Invece oggi quelle conoscenze ci tornano tristemente utili”.
Eliza parla del suo difficile rapporto con le istituzioni russe, non ha paura di raccontarlo mettendoci il suo nome e la sua faccia: “Ho partecipato alle manifestazioni a viso scoperto e ho fatto un bonifico a favore dell’Ucraina, ormai mi conoscono. So che probabilmente non potrò tornare in Russia, rischio il carcere come traditrice della patria. Ho già avuto problemi con l’ambasciata russa in Italia molti anni fa, mi hanno congelato il passaporto, per ragioni che non ho mai capito, isolandomi di fatto in un paese straniero per tre anni. Una mia amica blogger in Germania ha fatto dei post contro gli omicidi politici in Russia e le è stato intimato di smettere con velate minacce".
Qualche giorno fa è apparsa sulla stampa la notizia che il Cremlino starebbe valutando la possibilità di espropriare e nazionalizzare i beni dei cittadini e delle imprese dei paesi alleati degli Stati Uniti, per rispondere al congelamento dei beni dei russi all’estero, e ha minacciato di ristabilire la pena di morte per “i reati particolarmente gravi”. Migliaia di persone sono state arrestate finora in Russia per aver partecipato a manifestazioni per la pace, un clima che porta i russi espatriati a temere per i loro stessi cari, visto anche il blocco delle transazioni economiche e dei traffici commerciali, tanto che le aziende in Russia, spiegano i nostri testimoni, non hanno più modo di rifornirsi.
C’è da chiedersi per quanto un popolo possa sostenere tutto questo, ma quello stesso popolo sa che le manifestazioni di dissenso non sono ben tollerate dal regime: “oggi in Russia basta fare un gesto ai poliziotti, anche per sbaglio, e si rischiano anni di carcere – spiega ancora Elizaveta - è pericoloso anche fermarsi per strada, le autorità consigliano di stare sempre in movimento. Giorni fa due ragazze sono state fermate perchè stavano aspettando qualcuno in mezzo alla strada. I poliziotti credevano stessero manifestando. Purtroppo il nostro popolo non ha mai conosciuto la democrazia: siamo passati dal feudalesimo al Comunismo a questo Governo”.
Abbiamo interpellato anche una donna russa di 30 anni, che ha passato infanzia e adolescenza a Trieste e ha deciso di tornarvi pochi anni fa: “tutta la mia famiglia - spiega - è ancora in Russia, non sappiamo quando potremo rivederci, ci sentiamo angosciati e impotenti, non possiamo fare quasi niente anche se siamo completamente contrari a quanto sta accadendo. Per questo stiamo tutti cercando di creare corridoi umanitari mobilitando tutte le nostre conoscenze, anche per persone non ucraine che cercano di scappare dal paese. Lavoriamo anche per mettere tutti al riparo da false informazioni e false raccolte fondi, perché c’è chi specula anche su chi sta morendo sotto le bombe”. La sensazione è che si stia creando una fitta rete di aiuto che attraversa il paese trasversalmente e coinvolge Russi e Ucraini in stretta collaborazione.
Intanto in città e in tutto il paese arriva la voce di iniziative quantomeno discutibili, come quella di cancellare lezioni di letteratura su autori russi. Notizie che danno risonanza alle paure della nostra testimone, che chiede l’anonimato per la sua sicurezza: “Abbiamo tutti paura di essere discriminati dal resto del mondo, eppure quasi tutti i miei conoscenti russi non si sentono rappresentati da Putin, che sta rovinando non solo il presente e il futuro ma anche il passato. Ci sentiamo colpevoli, come se avessimo fatto qualcosa di male e ci sentiamo in dovere di farci in quattro per cercare di rimediare agli errori del nostro Governo”.