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Giovedì, 28 Marzo 2024
Sul fenomeno

Sanitari in fuga verso il privato, Riccardi e Poggiana: "Ci vogliono condizioni meno stressanti"

A margine dell'avvio del corso di laurea in Infermieristica dell'Università degli studi di Trieste abbiamo chiesto all'assessore regionale alla Sanità, al direttore di Asugi e al rettore dell'ateneo giuliano Roberto Di Lenarda cosa può fare il pubblico per arginare il fenomeno. "I sanitari devono poter avere una vita, va rifondato il sistema sanitario nazionale" così Riccardi. Poggiana: "Va recuperata l'attrattività del pubblico"

TRIESTE - Lo Stato investe sulla formazione dei sanitari del futuro che dopo essersi laureati, molto spesso, scelgono il privato piuttosto che il settore pubblico. Un fenomeno, quello dei sanitari attratti da stipendi più alti e maggiori opportunità di carriera nel privato che, nonostante presenti un dato al di sotto della media nazionale, in Friuli Venezia Giulia è ben conosciuto dagli amministratori locali. Il dibattito all'interno del mondo della sanità regionale, provato dalla stagione legata alla pandemia e agli sforzi richiesti agli stessi sanitari, da tempo agita professionisti e sindacati. Una vera e propria soluzione per arginare la fuga non sembra esserci. Per l'assessore alla Sanità Riccardo Riccardi "oggi siamo di fronte alla necessità di rifondare il servizio sanitario nazionale", mentre per il direttore dell'Azienda sanitaria giuliano isontina Antonio Poggiana bisogna "tornare a condizioni di lavoro meno stressanti, così da recuperare la capacità attrattiva del pubblico". 

Condizioni più favorevoli, "solo così torniamo attrattivi"

Presenti all'avvio delle lezioni del corso di laurea in Infermieristica nell'ex centrale idrodinamica del porto vecchio a Trieste, Riccardi e Poggiana hanno condiviso la necessità che li pubblico torni ad essere attrattivo. "Oggi dobbiamo dare delle condizioni di lavoro e delle opportunità di crescita che il pubblico può e deve dare - così il numero uno di Asugi -. Le aspettative che il pubblico è in grado di dare, anche nel continuare la formazione, credo che siano fondamentali. E' chiaro che meno sanitari e tecnici ci sono e più le condizioni diventano difficili. Credo - ha concluso - che se riusciamo a superare questo e tornare a condizioni più favorevoli, allora potremo riprendere l'attrattività presto". Se a livello nazionale il fenomeno è attestato al 2,9 per cento, nella nostra regione l'esodo dei sanitari verso il privato è del 2,2 per cento. 

"I sanitari devono poter avere una vita"

"E' un dato inferiore rispetto al nazionale, ma è un dato che esiste" queste le parole di Riccardi. Secondo l'esponente forzista le regole che oggi "ingessano i percorsi di carriera dei professionisti" andrebbero modificate. "Abbiamo bisogno di maggiore flessibilità nelle politiche retributive e riuscire a garantire situazioni più oggettive rispetto ai percorsi di carriera, oltre a dover consentire che i professionsti sanitari abbiano anche una vita e non siano condizionati da una tensione importante coime quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni e in particolare su alcune specialità". Durante la pandemia, ha continuato Riccardi, "la medicina d'urgenza e quella generale hanno sofferto particolarmente. All'epoca qualcuno immaginava di poter risolvere il problema aumentando le borse di studio, ma lo abbiamo fatto e abbiamo visto il risultato. Il percorso è molto lungo, e lo deve fare il sistema Paese, non la Regione da sola". 

Le parole del rettore Di Lenarda

"La soluzione è teoricamente facile - così il rettore dell'ateneo giuliano, Roberto Di Lenarda - bisogna avere più risorse, sia in termini economici che riguardo alla qualità della vita delle persone. Se ci sono poche persone è ovvio che siano soggette a stress maggiori". Tra i temi più importanti c'è sicuramente quello salariale. "E' chiaro che il tema stipendi è rilevante - ha sottolineato il rettore -, ma è anche vero che le difficoltà del sistema fanno sì che si accettino delle acquisizioni, parlo sopratttutto sui medici ma anche sugli infermieri, di personale a gettone". La persona in questione "sa che facendo il libero professionsita guadagna molto di più in molto meno tempo. Tutto ciò - ha concluso Di Lenarda - porta ad un abbassamento della qualità del lavoro. Bisogna riconoscere agli operatori sanitari un giusto riscontro economico". 

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