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Cronaca

Sap: «Continui tagli alle forze dell'ordine, a chi verrà affidata la sicurezza dei cittadini?»

Nota del Sindacato Autonomo di Polizia: «Chiuderanno i settori della Polizia di Frontiera come quello di Trieste che con la sua Squadra di P.G. sta portando dei brillanti risultati nel contrasto all’immigrazione clandestina»

I poliziotti italiani nel 2015 riavranno nella busta paga, per effetto dello sblocco salariale, ma non per un rinnovo del contratto scaduto nel 2009, quanto ingiustamente tolto per ben 4 anni. Nessuna esultanza quindi, perché in cambio di questo “ripristino” molto sarà tolto dalle tasche degli operatori di polizia sia nella parte economica, sia in quella che riguarda l’A.N.Q. (Accordo Nazionale Quadro), quello che regola di fatto la loro vita lavorativa (gli orari di lavoro e le spettanze economiche connesse).

Sono stati “requisiti” soldi dalle pensioni, dal riordino delle carriere (atteso dal 1996), dal fondo Inps (ex Inpdap) e non sarà garantito un sufficiente turn-over in un momento nella quale l’età media nelle forze di polizia è altissima. In compenso nel nome della “spending review”, si chiudono 251 presidi di Polizia sul territorio nazionale, alcuni dei quali molto importanti, ad esempio quelli della Polizia Postale, che persegue reati informatici gravissimi ed in aumento, specialità di Polizia questa che in realtà non produce costi elevati grazie al contributo, logistico e non solo, di Poste Italiane. Chi seguirà quella materia? Le squadre mobili in costante cura dimagrante, come è successo negli ultimi anni a quella di Trieste?

Il Dipartimento non ha mai espresso questo tipo di intenzione! Chiuderanno i settori della Polizia di Frontiera come ad esempio quello di Trieste, proprio quello che con la sua Squadra di P.G. da anni sta portando dei brillanti risultati nel contrasto all’immigrazione clandestina, così tante volte elogiato anche sui mass media locali e nazionali, paradossalmente anche proprio in questi giorni. A chi affideremo la sicurezza dei cittadini? Agli spot sull’utilizzo dei RPC (Reparti Prevenzione Crimine), rinforzati ad hoc da parte del Dipartimento in modo da poter “muovere” agilmente personale “fresco” per poter “girare il film” e dare l’impressione nella località in “crisi” di voler affrontare l’emergenza? La Polizia di Stato non è in una situazione d’emergenza, non perché le sue condizioni non siano gravi, ma perché le proprie carenze ormai sono normalità da troppi anni.

Le mancanze ormai le conoscono tutti, ma malgrado una criminalità in aumento non si vuole comprendere che la sicurezza dei cittadini non è un costo ma una necessità, un bene da preservare e difendere. Si preferisce il fumo negli occhi delle 251 chiusure, anziché una razionale unificazione delle troppe 7 forze di polizia (5 nazionali e due locali); in quel caso la chiusura della Squadra Nautica di Trieste, ad esempio, avrebbe un senso. Che dire poi dei continui proclami di Trieste come una città sicura. Certo, Trieste lo è molto di più di molte altre provincie d’Italia, ma lo è molto di meno rispetto a pochi anni fa, perché il suo degrado, anche criminale, è sotto gli occhi di tutti e non sono sicuramente le statistiche, nemmeno quelle rassicuranti, a confortare le persone oneste che subiscono un “torto” e che chiedono sempre di più il diritto a una vita tranquilla.

Le statistiche il prossimo anno daranno probabilmente conforto ai Governi, ai Questori e agli Amministratori, perché aver depenalizzato, in alcuni casi, ben 112 reati, alcuni dei quali molto gravi (danneggiamento, evasione, impiego di minori nell’accattonaggio, lesione personale, minaccia e oltraggio a P.U. rissa, truffa, violazione di domicilio, violenza o minaccia a P.U., violenza privata, uccisione di animali, ecc.) farà scendere sicuramente le statistiche, ma in realtà non le vittime.

Quale sicurezza vogliamo per la nostra Italia, quella che mette un numeretto identificativo sulle divise dei poliziotti, mentre gli “antagonisti “giovani e meno giovani bardati di caschi e molotov sono di fatto “autorizzati” ad assaltare gli uomini in divisa, banche e palazzi delle istituzioni? Oppure preferiamo quella di chi “sabota” le linee ferroviarie e “terrorizza” gli operai dei cantieri no TAV in Val di Susa, mentre si discute di introdurre una legge sul reato di tortura, come se poi il codice penale e l’ordinamento di polizia, non punisse già e severamente eventuali comportamenti sbagliati. Un mondo capovolto questo, dove i buoni sono considerati cattivi e viceversa, tutto questo a spese dei cittadini e a discapito della loro sicurezza. Continuando di questo passo si “stringeranno le manette” ai polsi della legalità.

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