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Cronaca

SAP: «Polizia sempre più inerme, la politica intervenga a favore delle Forze dell'Ordine»

Lo afferma in una nota il SAP, Sindacato Autonomo di Polizia

«Abbandonati e vittime sacrificabili, ecco cosa sono oggi in Italia, le forze dell’ordine. Allo stato attuale non è possibile contenere alcuna situazione, perché sul banco degli imputati finiscono a priori, i tutori dell’ordine. I criminali che commettono gravi reati, come ad esempio devastare i centri delle nostre città, ricevono invece solo denunce a piede libero, restando di fatto liberi di poter delinquere di nuovo, in attesa che le lungaggini della Giustizia facciano il suo corso». Lo afferma in una nota il SAP, Sindacato Autonomo di Polizia.

«Vogliamo e chiediamo - continua la nota -  una polizia NON autoritaria, ma autorevole!  Vogliamo non uno Stato di Polizia, ma uno Stato che riconosca e rispetti la Polizia, le sue funzioni e dia ad essa idonei strumenti per poter lavorare in serenità, a favore e sempre a fianco della gente onesta. Servono norme efficaci per poter “fermare” i criminali, regole d’ingaggio che fissino in maniera chiara i limiti per chi ha brutte intenzioni. Troppo spesso vediamo le difficoltà dei nostri agenti perfino a portare a buon fine un “fermo”, perché spesso contrastato dalla folla o reso difficile dalla resistenza della persona stessa». 

«È più che mai vivo - sottolinea il SAP -  il timore da parte dell’agente, di essere addirittura accusato, spesso ingiustificatamente, di violenze, con gravi conseguenze per la propria vita professionale e personale. Oggi, invece di prendere provvedimenti seri nei confronti di chi attua comportamenti violenti, si depenalizzano odiosi reati e si discute sul come limitare ulteriormente l’azione delle forze di polizia: cercando un modo per marchiare gli operatori con il codice identificativo. Il che si traduce con la forte pressione psicologica della minaccia di una calunniosa denuncia con tutto ciò che ne deriverebbe. L’ennesimo tentativo si vuole attuare, con l’introduzione del reato di tortura (così come proposto), per impedire e limitare ancora di più la loro azione, con la possibilità di passare addirittura dalla parte del torto, per “tortura” psicologica”». 

«Oggi è il trionfo - conclude la nota -  di chi è allergico alle divise, ma anche di chi è allergico delle regole e alla legalità, che invece sta a cuore della gente per bene.  Le conseguenze sono nelle immagini di un film visto già troppe volte, destinato inevitabilmente a molte ulteriori repliche, se qualcosa non cambia in fretta. È ora di cambiare invece, culturalmente, perché le forze dell’ordine sono fatte di gente per bene, che ha fatto un’importante scelta di vita per la tutela dell’ordine pubblico. Si sono riconosciuti e corretti gli errori commessi nel G8 di Genova, creando, ad esempio, un Istituto d’istruzione per l’ordine pubblico, grazie al quale studiare e imparare le tecniche più adeguate per intervenire in scenari di emergenza e violenza estreme. È ora che anche la politica maturi e capisca da che parte stare, non a parole ma nei fatti, se da quella della brava gente o a fianco dei teppisti criminali».

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