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Cronaca

SAP: «Reato di tortura? Manifesto ideologico del “partito dell’anti-polizia”»

Lo sottolinea in una nota il SAP - Sindacato Autonomo di Polizia: «Vogliamo evitare agli operatori di Polizia - conclude - la “tortura” dall’ingiusta gogna mediatica e dei procedimenti penali e disciplinari»

«I reati in Italia, per punire eventuali abusi, esistono già e sono molto pesanti dal punto di vista delle pene: sono, ad esempio, il sequestro di persona, la violenza privata, l’abuso in atti di ufficio, le lesioni dolose, con l’aggravante specifica se commessi da un pubblico ufficiale. Tutto questo fa rischiare un appartenente delle forze dell’ordine ad una pena superiore all’ergastolo». Lo sottolinea in una nota il SAP - Sindacato Autonomo di Polizia.

«Esiste già - continua la nota - la punizione per chi si macchia di tale ingiustizia! C’è invece una volontà politica, che oggi sfrutta l’onda emozionale della sentenza della Corte di Strasburgo sui fatti di 14 anni fa di Genova, che vorrebbe creare un reato, quello di tortura, ad hoc e punitivo nei confronti dei poliziotti italiani, come se questi appartenessero a chissà che regime violento, oppressivo e punitivo. Molto poi è cambiato anche nelle forze dell’ordine dal lontano G8 di Genova, a seguito di quegli avvenimenti, infatti, è stato istituito un “Centro di formazione per la tutela dell’Ordine Pubblico” presso la Scuola di Nettuno».

«La legge anti-tortura in discussione - fa sapere il sap -  fa riferimento addirittura alle “sofferenze psicologiche” così difficili da misurare, ma così facili da “richiamare” anche false accuse nei confronti dei poliziotti. La stessa “volontà politica” che propone gli anacronistici e superati codici alfanumerici sui caschi dei reparti impegnati nell’ordine pubblico».

«Lo stesso partito dell’antipolizia - continua la nota - , che mal digerisce e spesso respinge la trasparenza proposta dal SAP che suggerisce le telecamere (dispositivi tecnologici ben più moderni dei codici alfanumerici) che certifichino per intero il “film” della vicenda, in modo che si possa raccontare la verità di quello che è successo e non quella parziale spesso fatta di pochi fotogrammi, montati magari con maestria che dicono qualcosa di diverso. E’ lo stesso “partito” che non propone però pene esemplari, da scontare veramente, per chi a volto coperto e ben armato, come a Genova, “tortura e violenta” una città intera».

«Vogliamo evitare agli operatori di Polizia - conclude - la “tortura” dall’ingiusta gogna mediatica e dei procedimenti penali e disciplinari, senza però sottrarre alla giusta punizione chi di noi ha sbagliato. Vogliamo la certezza di una pena che dovrebbe essere scontata dai criminali, spesso sempre quelli, che commettono reati ai danni dei cittadini e che troppo volte tra indulti, salva-carceri, sconti e condoni, li vede liberi di poter delinquere nuovamente».

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