Sciopero 25 maggio, Ipasvi: «Contratti bloccati da 10 anni, necessaria più stabilità»
Il commento di Presidente Flavio Paoletti, Presidente Ipasvi Fvg
Alle soglie della giornata di sciopero regionale dei dipendenti dei Comparti pubblici e privati preposti all’erogazione di prestazioni sanitarie in Friuli Venezia Giulia (indetto dalle Organizzazioni Sindacali CGIL, FP, CISL FP, UIL FPL, UGL E CISAL ENTI LOCALI FVG) il commento di IPASVI, il Collegio provinciale che raggruppa oltre 2mila Infermieri professionali e Operatori Sanitari, è affidato al Presidente Flavio Paoletti, revisore dei Conti della Federazione nazionale IPASVI, nonché primo coordinatore (Direttore) sociosanitario – infermiere italiano.
«La vertenza è legata al blocco dei contratti a livello nazionale dei dipendenti pubblici fermi al 2009 e, nel caso dei lavoratori della sanità privata, addirittura al 2006 – riepiloga Paoletti - Il Collegio IPASVI di Trieste non vuole confondere il suo ruolo di tutela della professione e garante di una buona sanità rivolta ai cittadini, con il ruolo delle organizzazioni sindacali, che hanno il compito di tutelare i lavoratori. Ma questa volta vogliamo intervenire con forza in una questione che non può più essere rimandata.
Evidentemente l’Italia non è ancora uscita dal periodo di recessione o, con una visione più ottimistica, di stagnazione economica: se così non fosse non si starebbe a parlare di un incremento 8 euro annuali, ma si ragionerebbe sulla opportuna integrazione salariale per i professionisti del comparto sanitario che da anni registrano una perdita di potere di acquisto. I grandi e drammatici mutamenti sociodemografici (più anziani, anziani più soli, perdita della famiglia, ecc.) ed epidemiologici (incremento esponenziale delle patologie cronico-degenerative e dei disturbi cognitivi legati alla demenza) chiamano in primis i professionisti della sanità ad affrontare questi cambiamenti sostanziali.
In questo momento si rende necessaria quindi una maggiore stabilità professionale per la categoria: nel senso di contratti non a termine, di un numero di operatori adeguato ai bisogni della cittadinanza, di una svolta culturale sul mix professionale da adibire alla presa in carico, soprattutto per le persone con patologie di lunga durata che potrebbero e dovrebbero essere trattate a livello domiciliare o, in casi più complessi, nelle strutture intermedie a costi molto più bassi rispetto ad una giornata di degenza ospedaliera.
Si parla di un costo giornaliero inferiore anche dieci volte, nel raffronto. Questa nuova ingegneria organizzativa, oltre a garantire la giusta risposta ai problemi di salute delle persone, garantirebbe un forte risparmio sulla spesa pubblica dedicata al sanitario: spesa che potrebbe per 1/3 essere dedicata al risparmio, per 1/3 dedicata a sostenere economicamente i servizi sociali e sociosanitari (la sola sanità non può rispondere ai bisogni dei cittadini che stanno nello loro case e che, per esempio, troppo spesso per garantirsi il sostegno di una badante devono ricorrere all’”out of pocket” cioè a sostenere da soli questa spesa) e per il restante terzo potrebbe essere riversato sull’incremento salariale a livello locale dei professionisti, soprattutto in una regione come la nostra a statuto speciale.
La ricetta sembra semplice ma nella realtà diventa difficile da applicare: troppi poteri ed equilibri da garantire? Troppo difficile fare un cambio culturale di questo tipo? Troppi interessi sociali diversi? Non siamo all’anno zero ma certamente vanno intensificati i tavoli di concertazione con l’intervento delle componenti socio-professionali preposte a individuare e sperimentare quanto prima nuovi modelli organizzativi, economici e professionali. In Friuli Venezia Giulia si lavora in questa direzione, consci dell’importanza di valorizzare i professionisti anche attraverso l’individuazione di nuovi spazi. In gioco c’è la garanzia di un buon sistema sociosanitario integrato dove il valore professionale si conferma volano del cambiamento: è molto improbabile riuscire a fare grandi modifiche con professionisti sfiduciati. Come sempre il Collegio IPASVI si mette in gioco per contribuire a questa sostenibilità a fianco dei cittadini nella consapevolezza del valore strategico della professione infermieristica».