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La "frode carosello"

Maxi sequestro da oltre 40 milioni nel settore petrolifero: coinvolta anche Trieste

Ai domiciliari due rappresentanti legali di altrettante aziende. Indagate cinque società e sei persone. La frode sarebbe stata attuata dal 2016 al 2021, con interposizioni false di altre società e fatturazioni per operazioni soggettivamente inesistenti

Sequestri per oltre 40 milioni di euro a cinque società, alcune delle quali operavano a Trieste, dove denevano depositi petroliferi. I Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, Frosinone e Trieste hanno ristretto agli arresti domiciliari due persone, legali rappresentanti di due delle principali società coinvolte, e sequestrato preventivamente beni mobili e immobili per complessivi 44 milioni di euro, a carico di cinque società e sei persone fisiche indagate di partecipazione a un'associazione per delinquere attiva nelle province di Napoli e Frosinone. Agli arrestati è stato imposto anche il divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi.  

Le accuse

L'accusa è di dichiarazione fraudolenta con emissione di fatture per operazioni inesistenti e di frode nella commercializzazione di prodotti petroliferi. All'operazione hanno collaborato i funzionari del Nucleo Operativo Accise (Noa) dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, coordinati dalla Procura di Napoli.

La "frode carosello"

L'articolata "frode carosello" sarebbe stata attuata dal 2016 al 2021, con interposizioni false di altre società e fatturazioni per operazioni soggettivamente inesistenti, creando una catena di società dislocate in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania, per assicurare introiti illeciti ai partecipi dell’associazione, commisurati alle imposte evase in termini di Iva e di accise per decine di milioni di euro.

Una delle società operanti nel frusinate, titolare di licenza di trader, dopo la revoca per violazioni di carattere fiscale, avrebbe ceduto circa 15 milioni di litri di gasolio, in sospensione d’accisa pur non avendone più i requisiti, a un’altra società, sempre riconducibile alla stessa persona. Tale condotta avrebbe consentito, in soli due mesi, di evadere circa 10 milioni di euro di accise.

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