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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Tre fiumane e una triestina tra i 13 italiani sopravvissuti alla Shoah e ancora in vita

Sono le sorelle Andra e Tatiana Bucci, la loro concittadina Arianna Szörényi e Diamantina Vivante, nata nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia nel 1928. Le comunità ebraiche di Trieste e Fiume decimate dalla furia nazista. Domani il Giorno della Memoria

Domani 27 gennaio è il Giorno della Memoria, data in cui si celebra la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz per mano dell'Armata rossa e la fine dell'orrore nazista nei lager. Un momento dell'anno in cui si concentra, anche e soprattutto nei media, il racconto della persecuzione contro il popolo ebraico e le storie di chi ebbe la fortuna di sopravvivere alla Shoah. Proprio sulla base di un'analisi dell'Unione delle Comunità ebraiche e condotta da Marcello Pezzetti, storico impegnato nella ricostruzione della memoria, il Corriere della Sera ha pubblicato la notizia per cui ad oggi in Italia i sopravvissuti ai campi di sterminio nazista ancora in vita sono solamente 13, di cui quattro nati nei terrritori dell'allora Venezia Giulia. 

I testimoni oculari del litorale adriatico sono le sorelle fiumane Andra e Tatiana Bucci, la loro concittadina Arianna Szörényi nata nel capoluogo quarnerino da padre ungherese e madre italiana e Diamantina Vivante, nata invece a Trieste nel 1928. Le loro storie si incrociano nel periodo della cosiddetta "soluzione finale", la violenta decisione da parte del nazismo di procedere all'eliminazione fisica di milioni di persone, tra ebrei, omosessuali, oppositori politici e molti altri. 

La Szörényi venne prelevata e condotta nella Risiera di San Sabba e finì deportata prima ad Auschwitz e poi a Bergen Belsen. La Vivante venne fermata assieme ai fratelli nel novembre del 1944. Dall'internamento nel campo di Ravensbruck si salvò solamente lei. Giulia, Moisè ed Ester invece non tornarono più. Infine le sorelle Bucci, che in questi giorni hanno ricevuto dall'Università degli Studi di Trieste la laurea ad honorem. Si salvarono dalla furia nazista anche perché Mengele, soprannominato l'Angelo della morte, le scambiò per gemelle. Il cuginetto Sergio finì nel tranello "chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti", trovando la morte nella scuola-lager di Bullenhuser Damm, nella città di Amburgo. 

Con l'8 settembre 1943 Trieste, l'Istria e Fiume vennero inglobate nella zona di operazione adriatica, quella che in tedesco venne ribattezzata "Adriatisches Kunsteland". Proprio l'annessione ai territori del Reich portò all'individuazione della Risiera di San Sabba come il punto dove realizzare un lager, sul modello di quelli già edificati e sviluppati da Hitler in Polonia. Le città di Trieste e Fiume prima della Seconda guerra mondiale potevano contare su una nutrita comunità ebraica, inserita ed integrata negli empori commerciali dell'ex Impero asburgico, Trieste per la corona austriaca e il capoluogo quarnerino per quella magiara. 

Dopo l'orrore nazista le due comunità vennero decimate. Gli ultimi testimoni di quel tempo sono loro, memorie viventi di un'epoca in cui la vita di una persona non contava nulla. Ricordarle in questo articolo è un atto doveroso, affinché non si dimentichi un periodo tragico della storia dell'umanità e per esorcizzarne, con la divulgazione ed il ricordo, ogni possibile rigurgito. 

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