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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Sparatoria, Siulp: “Le telecamere non possono sostituire 100 poliziotti in pensione”

Il segretario provinciale Maniago: “Manca la prevenzione, pochi investimenti (centrali e non locali). Inutile intervenire quando i buoi sono scappati dalla stalla”

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del segretario provinciale del Siulp Fabrizio Maniago sulla sparatoria del 4 settembre:

All’indomani della sparatoria in pieno centro a Trieste che, avrebbe potuto lasciare sul terreno qualche concittadino che passava di lì per caso, una mamma, un bambino, un soggetto vulnerabile si è levato un coro unanime di voci che tendono a minimizzare l’accaduto, a buttare acqua sul fuoco, affrettandosi a dire che Trieste è una città sicura, che i crimini sono in diminuzione, che va tutto bene, come sempre.
Non serve volgere lo sguardo ad un passato remoto, ai tempi di Giacomo NAGODE, Guardia di Pubblica Sicurezza ucciso il 24.9.1904 in via Crosada per capire che non è così.
Ci ci dimentica presto dei fatti recenti, della la sparatoria di Opicina dell’11 gennaio 2019, del processo che inizierà domani per il grave lutto che tutti - nessuno escluso - abbiamo subito il 4.10.2019 all’interno del luogo che per un poliziotto dovrebbe rappresentare il posto più sicuro del mondo, la Questura.
Potremo ricordare ancora molto di quanto accaduto negli ultimi anni in tema di sicurezza, ma non è questo il punto.
Il punto è che queste vicende rappresentano un grave vulnus che si sostanzia nella mancanza di investimenti (centrali e non locali) in prevenzione. Oggi tutti a correre ai ripari, dopo che i buoi sono usciti dal recinto.
Controlli serrati sui cantieri, verifiche, protocolli condivisi per la legalità, pugno di ferro sui permessi di soggiorno. Va bene, ma prima? Ogni volta dobbiamo arrivare a mettere delle pezze su questioni che sono arcinote e denunciate in tutti i tavoli ed in ogni sede possibile.
Va scritto a caratteri cubitali che l’apparato repressivo della Questura opera benissimo perché poi con l’abnegazione dei Colleghi che lavorano h24 alla Squadra Mobile, li prendiamo i cattivi e li mettiamo dove dovrebbero stare, al fresco.
Ma forse sfugge – ai non addetti ai lavori - che il core business di tutti coloro i quali hanno a che fare con la sicurezza pubblica è anche la prevenzione.
A me, cittadino comune, che abbiamo preso la banda bassotti poco importa se, i criminali incalliti mi hanno portato via i risparmi di una vita in casa (che difficilmente poi andrò a recuperare) oppure la vita di un mio caro che passava fortuitamente davanti un bar in un giorno sbagliato di ordinaria follia.

A me interessa che la prevenzione funzioni così come funziona la repressione in questa città.
Questo però si scontra con una diminuzione, supremamente oggettiva, di 100 poliziotti a Trieste negli ultimi dieci anni!!! Cento Poliziotti andati in pensione e mai sostituiti oppure sostituiti con le telecamere di ultima generazione che consentono ai professionisti della sicurezza un intervento repressivo successivo, ma non preventivo.
Non esistono telecamere animate che possano intervenire un attimo prima del momento in cui avviene il crimine.
Forse le inventeranno tra 50 anni. Oggi la prevenzione si fa ancora alla vecchia maniera.
Si esce, si sta in strada, si parla con la gente, si ascoltano le persone, si va nei bar a bere un caffè, nelle osterie, nelle palestre, nei luoghi di incontro, nelle sale bingo, si va dove si vive e lì si permea il tessuto sociale e si acquisisce quell’informazione necessaria a comprendere determinati fenomeni, a capire le dinamiche relazionali tra i vari gruppi, a veicolare le informazioni al centro di comando per impostare, in corso d’opera, delle strategie vincenti per prevenire i fenomeni criminali.
Questo lavoro costa! Costa risorse umane imponenti che non ci sono più perché non sono state ripianate le quiescenze e i 100 pensionati di questi ultimi anni pesano come un macigno nella prevenzione.
A titolo meramente paradigmatico ve li ricordate i poliziotti di quartiere? Erano in sedici e coprivano quattro zone della città. Ebbene come la cometa di Halley sono passati, risucchiati da altre prioritarie necessità.
Accanto a questo dobbiamo registrare che oggi ci sono Uffici quali ad esempio l’Ufficio Immigrazione che sono divenuti nel corso degli anni catene di montaggio meramente amministrative, di stile taylorista-fordista.
A poco servirà un ulteriore miilitarizzazione del territorio, perché tutto il lavoro lo fanno i pochi poliziotti a disposizione che operano con totale spirito di servizio, rinunciando alle ferie, passando più ore in servizio che a casa.
Colleghi che si vedono ridotti al lumicino, schiacciati da una burocrazia imponente, che blocca quello che era il lavoro di un tempo ovvero lo stare in mezzo alle persone, capire in anticipo i fenomeni più pericolosi.
Tutto ciò grava come una spada di damocle sui Questori che non hanno la possibilità di fare miracoli e che sebbene chiedano i giusti rinforzi al centro, si vedono assegnare delle aliquote infinitesimali rispetto al fabbisogno ed alla continua emorragia dei pensionati che non tende a diminuire.
Non abbiamo ancora capito che la tecnologia più fine, nulla può contro i pizzini, che i gruppi criminali (di qualsiasi nazionalità sia chiaro) più efferati non parlano, che per penetrare queste enclavi domestiche e foreste vanno investite delle risorse umane adeguate e che tutto ciò che non controlliamo prima o poi ci esplode in casa lasciando a terra disastri ed orrori.

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