Sparatoria di via Carducci: altri 5 arresti, stroncata la faida tra i clan Islami e Krasniqi
Stangata sui permessi di soggiorno, in ginocchio la famiglia che aveva organizzato la spedizione punitiva. I nomi degli arrestati, 150 poliziotti impegnati nell'operazione Crazy Shooting. Arrestato anche un membro dei Krasniqi. Perché in questa storia non ci sono né buoni né cattivi
Erano anni che a Trieste non si assisteva ad un'operazione di polizia così vasta. Con gli ultimi cinque arresti effettuati questa mattina, il bilancio dell'indagine volta ad individuare i responsabili della sparatoria avvenuta lo scorso 4 settembre parla di sette persone finite in carcere, quattro agli arresti domiciliari, 13 indagati, quattro revoche del permesso di soggiorno e di un diniego al rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo, oltre a 22 perquisizioni. Una vera e propria stangata nei confronti del clan Islami i cui membri sono finiti sotto la lente della Procura della Repubblica del capoluogo giuliano che ha coordinato 150 poliziotti, con reparti operativi giunti da ogni parte d'Italia.
La vicenda: un "tranquillo" 4 settembre
La storia è quella della violenta sparatoria avvenuta all'inizio del mese di settembre davanti al Carducci Cafè dell'omonima via. Ora, dopo l'indagine denonimata Crazy Shooting (e diretta dal pubblico ministero Chiara De Grassi) gli arrestati hanno un nome e cognome. In carcere, su ordinanza emessa dal Gip Massimo Tomassini sono finiti Gazmend Tahiri (classe 1983), Meriton e Visar Islami (classe 1998 e 1985) e Clirim Zabelaj (nato nel 2000); agli arresti domiciliari invece Fazli Islami, nato nel 1978. Come detto, oltre ai provvedimenti giudiziari nei confronti dei cinque, si aggiungono anche quelli amministrativi relativi ai permessi di soggiorno.
La faida tra gli Islami e i Krasniqi: i due clan kosovari
Il clan Islami si era scagliato contro gli appartenenti alla famiglia Krasniqi con i quali "vi erano già stati dissidi". Le due "bande", infatti, si erano rese protagoniste di un violentissimo pestaggio avvenuto il 7 luglio in piazza Sansovino. Nell'occasione quattro persone erano finite all'ospedale. In rete erano iniziati a circolare alcuni video del gravissimo episodio e la Squadra Mobile si era messa sulle tracce dei responsabili anche grazie alle telecamere presenti in zona. Il 4 agosto personale della Squadra Volante era intervenuto in una villa di via De Rin, nel rione di San Vito, per la segnalazione di una rissa. La casa in questione era quella della famiglia Islami. Un mese dopo, ecco la ritorsione per i fatti di piazza Sansovino.
Il video del pestaggio in piazza Sansovino
Spari ad altezza uomo: la follia in pieno centro
Mancano pochi minuti alle 8 e gli operai kosovari della famiglia Krasniqi stanno facendo colazione nel bar di via Carducci. Qui sopraggiunge la famiglia Islami. Ne scaturisce una colluttazione "durante la quale i contendenti si erano colpiti con bastoni e spranghe". Si sparano numerosi colpi di pistola. In pieno centro, a Trieste. Dopo la sparatoria gli Islami scappano. "A piedi e a bordo di alcuni autoveicoli". Sul posto abbandonano anche un autocarro. La fuga non dura tanto. Dopo mezz'ora una Volkswagen Golf di colore nero viene fermata al Lisert. A bordo, sporchi di sangue, altri due componenti del clan Islami. Si tratta di Arton e Clirimtar, rispettivamente del 1981 e del 1999, riconosciuti grazie alle telecamere acquisite sul luogo del fatto di cronaca. Immediatamente vengono sottoposti a fermo di indiziato di delitto "per l’ipotesi di reato di concorso in tentato omicidio aggravato" e associati in carcere a Gorizia.
Una prima svolta: il blitz nella villa di via De Rin
Nel pomeriggio del 4 settembre l'indagine subisce una prima svolta. La Squadra Mobile assieme ai reparti speciali si reca nella villa della famiglia Islami, in via De Rin. Qui gli agenti rintracciano Avni, Mergin e Lumni Islami (del 1974, del 1997 e del 1971). Gli investigatori li riconoscono come "partecipanti ai gravi fatti avvenuti nella mattinata: gli stessi presentavano lesioni ritenute conseguenza dello scontro ed indossavano i medesimi abiti, alcuni macchiati di sangue, fotografati e ripresi dalle telecamere del sito ove si era consumato l’evento delittuoso. All’esterno dell’abitazione - così la nota della questura - dei predetti era stato rinvenuto, inoltre, un furgone di colore bianco con il parabrezza ed il finestrino laterale infranti ed al proprio interno erano ancora visibili estese tracce ematiche".
Non ci sono buoni o cattivi in questa storia
Per evitare che gli Islami entrino in contatto con i Krasniqi la polizia li trasporta al pronto soccorso di Monfalcone. Dopo le cure vengono arrestati con l'accusa di tentato omicidio aggravato e in concorso. Ma in questa storia non ci sono buoni o cattivi. Nell'esame dei filmati ecco che un membro della famiglia Krasniqi era stato immortalato "mentre impugnava una pistola e per questo arrestato" subito dopo essere stato dimesso dal pronto soccorso. Gli Islami avevano chiesto anche la partecipazione di Fatmir Bajrami, classe 1972 e sottoposto dal 20 settembre scorso al fermo di indiziato di delitto.