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Cronaca

Dalla difesa personale alla "scacciacani" di via del Bosco: le armi in circolazione a Trieste

Dal grave fatto di cronaca avvenuto nella serata di ieri 11 febbraio fino all'analisi della situazione in merito alle armi da fuoco regolarmente rilasciate dalle autorità competenti

Sono passate da poco le 18 e in via del Bosco si sentono colpi di pistola provenire da una finestra. La paura si diffonde tra i passanti, in lontananza risuonano le sirene delle gazzelle dei carabinieri che, dopo essere arrivate sul posto equipaggiati con tanto di giubbotti antiproiettile, verificano la situazione ed arrestano un giovane responsabile di aver azionato l'arma. Dopo l'iniziale "fuga" di notizie, si scoprirà che è una scacciacani, pistola "a salve" che non contiene proiettili comprensivi di ogiva. L'arma in questione, infatti, ha il "solo" scopo di produrre, attraverso una vera e propria esplosione, un rumore talmente violento da incutere paura e spavento tali da far pensare che che i colpi siano reali. 

Porto d'armi e utilizzo: la situazione triestina

Al di là del grave episodio - che secondo numerose indiscrezioni raccolte in zona sarebbe il risultato di svariate violenze e, più in generale relativo ad altrettanto difficili rapporti di vicinato - la questione della detenzione di armi in casa rappresenta un fenomeno molto più complesso e, sul territorio triestino, poco conosciuto nei suoi dettagli. Secondo dati forniti dalla questura giuliana, in tutto il territorio dell'ex provincia di Trieste i porti d'arma regolarmente rilasciati sono 2223, numero comprensivo di quelli per la pratica della caccia e di quelli altresì utilizzati per la disciplina sportiva del tiro a volo. Da questo dato, tuttavia, sono esclusi i 41 porti d'arma per difesa personale che la Prefettura giuliana ha invece rilasciato a privati cittadini nel 2020. Quando invece le condizioni per la loro detenzione decadono, allora le autorità ne dispongono il ritiro e a Trieste la media annuale parla di circa un centinaio l'anno. 

Perché un'arma viene ritirata

Secondo la questura, "il ritiro è legato alla sopravvenuta carenza dei requisiti previsti per la detenzione delle armi e tali criticità emergono in vari ambiti di intervento, vale a dire situazioni di forte conflittualità fra coniugi o ex coniugi, vicini di casa, ammonimenti e stalking, carenza di requisiti psicofisici per problematiche legate ad alcol e stupefacenti e mancata presentazione di certificazione medica aggiornata". Nel caso siano questi i motivi, così la questura, "si procede solitamente al ritiro cautelare delle armi detenute con contestuale segnalazione alla prefettura, per l eventuale provvedimento di divieto detenzione armi". In questi casi, la procedura parla di un "ritiro cautelare delle armi detenute con contestuale segnalazione alla prefettura per l'eventuale provvedimento di divieto detenzione armi". 

Acquisto e leggi: da Amazon alle sentenze di Cassazione

Tornando alla scacciacani "incriminata", per poterla detenere la legge non richiede alcun porto d'armi. Se da un lato l'arma usata in via del Bosco ieri sera può essere facilmente acquistata su Amazon per poche decine di euro (si va dai 44 per una Beretta 92 F6 ai 110 per una Kimar ndr), dall'altro va precisato che essa rimane una scacciacani fino a quando possiede il cosiddetto "tappo rosso". Una volta tolta questa sorta di "sicura", la pistola viene equiparata a tutti gli effetti ad un'arma da fuoco "normale" e potrebbe finire in mani sbagliate. Manomettere una scacciacani è vietato per legge, come pure il suo utilizzo come strumento volto ad offendere (la classica definizione di "arma impropria" ndr). Per questo motivo, possederne una risponde a regolamenti precisi che, come confermato da numerose sentenze di Cassazione, non lasciano spazio all'improvvisazione o all'emotività del momento. Quelle che, al netto della ricostruzione e delle indagini dei carabinieri, si sono puntualmente manifestate ieri sera a Trieste.   


 

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