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Cronaca Piazza della Borsa

Statua D'Annunzio, Cecera (PD): "La raccolta firme? Sconcertante banalità"

La lettera del consigliere dem in XIV muncipio di Roma Capitale parla del Vate come di "Un personaggio oltre gli schemi e gli schieramenti, che in un carteggio sbeffeggiava il Duce considerandolo uomo meschino"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del consigliere PD del XIV muncipio di Roma Capitale Alessio Cecera a proposito della raccolta di firme contro il monumento a D'Annunzio in piazza della Borsa:

Ho letto il testo della raccolta firme contro la statua di D’Annunzio. Sono rimasto sconcertato da tanta banalità. Mi permetto di rivolgere alla comunità di persone che l’ha promossa e firmata un personalissimo appello, per quello che può contare. Sono un iscritto al PD, membro dell’assemblea nazionale, già assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica nel XIV municipio di Roma Capitale dove attualmente sono consigliere municipale.

Insomma, la mia premessa è per dire che sono un cittadino di sinistra, fieramente antifascista e che il mio disappunto su questa raccolta firme non ha nulla di ideologico, anzi. Innanzitutto sul metodo usato. Una petizione contro una statua ad uno dei protagonisti della letteratura italiana (al di là dei giudizi personali è l’autore che più di tutti ha influenzato la cultura del suo tempo) è più consono ad altre tradizioni politiche che non a quella progressista.

Nel merito, affermare come ho letto in quell’appello, che quella statua non va bene perché il personaggio raffigurato è estraneo alla città o peggio ancora un “aloglotto” (termine in voga nel ventennio, sic!), significa che dovremmo togliere il 90% delle statue dalle nostre città. Se il problema è la piazza dove il sindaco ha deciso di collocarla, la raccolta firme potrebbe essere utilizzata per proporre un sito alternativo. E non per agitare beghe cittadine tra esponenti locali, che getterebbero Trieste e l’Italia all pubblico ludibrio.

Su D’annunzio politico è stato scritto tutto e il suo contrario. Molti ne risaltano il ruolo di promotore del fascismo (nei riti pubblici e negli slogan) in pochi lo ricordano per il suo carteggio epistolare con Mussolini dove il Vate sbeffeggiava il Duce considerandolo uomo meschino. Un personaggio oltre gli schemi e gli schieramenti, che da parlamentare del Regno d’Italia nel 1900 abbandonò i banchi della destra per passare a quelli della sinistra esclamando “Come uomo d'intelletto, vado verso la vita”, che nominò un sindacalista rivoluzionario suo capo di gabinetto a Fiume, che varò uno dei testi costituzionali più innovativi e avanzati di tutto il novecento ancora non adeguatamente studiato e approfondito.

Ma al di là di tutto questo D’Annunzio è e rimane una pietra miliare del movimento letterario decadentista e del patrimonio culturale italiano, di cui fu protagonista indiscusso e nuovo Vate, succedendo in tale veste a Giosuè Carducci. Ad esporre Trieste e l’Italia al ludibrio mondiale non è la statua di D’Annunzio ma questa raccolta di firme insensata, fuori dal tempo e da ogni logica.

Per questa ragione, da appassionato e umile studioso dell’epoca risorgimentale e irredentista, faccio a tutta la comunità triestina un appello affinchè non strumentalizzi questa installazione per questioni politiche spicciole, ma per rievocare un grande personaggio della cultura italiana come Gabriele D’Annunzio coinvolgendo in questa operazione culturale anche gli Istituti storici di Trieste e di Fiume oltre all’amministrazione della città di Fiume che nel 2020 sarà capitale europea della cultura. Nella speranza che quella statua possa rappresentare un salto in avanti contro i pregiudizi, come ebbe a dire D’Annunzio: “il mio maggior sacrificio eroico è quello di lottare ogni giorno contro il luogo comune.

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