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Giovedì, 28 Marzo 2024
La storia

Senza lavoro e senza casa, le storie degli invisibili della mensa dei frati di Montuzza

Hanno perso il lavoro e la casa e ora sono rimasti soli. Sono i bisognosi che questa mattina si sono recati alla mensa dei frati cappuccini di Montuzza per ricevere un pasto caldo. Ecco le loro storie

"Un anno fa ho perso il lavoro e sono finito in strada". A parlare è Paolo (nome di fantasia), un 46enne romano incontrato questa mattina alla mensa dei frati di Montuzza. Ha appena ritirato il pasto pasquale e tra le mani stringe una brioche al cioccolato che ha subito addentato. 

La sua storia inizia quattro anni fa, quando si trasferisce a Trieste dopo aver trovato un impiego in un ristorante locale come cameriere. Dopo tre anni perde il lavoro e in poco tempo viene sfrattato. Paolo ci racconta che è rimasto solo e non ha più nessuno. Ha una moglie, da cui si è separato, e una figlia di 12 anni che non gli è permesso vedere dopo una sentenza del Giudice che, secondo quanto dichiarato, sarebbe arrivata quando è rimasto senza occupazione. Cerca un lavoro e un posto dove stare per ricominciare. Quando gli chiediamo com'è questa domenica di Pasqua, risponde "tristissima". 

Ma la storia di Paolo non è unica nel suo genere. Sono in molti ad aver perso la propria casa o il lavoro, come Giovanni (nome di fantasia) che da Trento è venuto a Trieste in cerca di un impiego. "Volevo fare anche io il giornalista - racconta sorridendo - ma ho dovuto interrompere gli studi a causa dei debiti. Vorrei trovare un lavoro per rifarmi una vita ma è difficile". 

Anche Giovanni ha 46 anni ed è separato. Sua moglie e sua figlia vivono a Rovereto. In questi anni ha svolto lavori stagionali a termine e ora è arrivato in città da circa una settimana con la speranza di trovare un impiego a tempo pieno. Al momento non ha un posto dove stare e vive con un sussidio di disoccupazione: "Sono circa 200 euro. Gran parte di ciò che ricevo va alle banche per ripagare i debiti". 

Ci si saluta con un augurio di buona Pasqua, sperando che quella luce fioca di speranza che si intravede dietro quei sguardi rassegnati, non smetta mai di brillare. 

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