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Cronaca

Dai set televisivi alle aule, come cambiano i rapporti al tempo del Covid: la prospettiva dell’opinionista Nicola Santini

Intervista all'esperto di galateo e ospite fisso in molti programmi Rai e Mediaset, oltre che formatore all’istituto Ial di Trieste. Un excursus sul mondo del lavoro, della formazione professionale e della televisione in questi tempi fatti di distanze e alta tecnologia

“In un mondo un mondo con rapporti sempre più ‘schermati’ dalla tecnologia sarà la buona educazione a salvarci”. È il pensiero di Nicola Santini, triestino d’adozione, esperto di galateo e opinionista fisso in molti programmi Rai e Mediaset. In parallelo alla costante presenza sulla Tv nazionale, Santini si occupa di formazione all’istituto Ial di Trieste, dove insegna comunicazione e business etiquette a tutte le future figure professionali, dalla sarta al manager. Con un percorso di studi in prestigiose università statunitensi, il suo è un osservatorio privilegiato, che spazia dal mondo del lavoro a quello della Tv e da Trieste alle grandi metropoli quali Roma, Milano e New York. Per questi motivi gli chiediamo di dirci che cosa vede, in questi tempi di grandi mutamenti, dalla sua ampia prospettiva, soprattutto nel nostro capoluogo. 

Insegnando a Trieste da dieci anni, come l’hai vista cambiare?

“Molte delle figure professionali che formiamo appartengono all’ambito turistico: un settore che dieci anni fa a Trieste era molto meno sviluppato, è una città che ha scoperto il turismo con una tempistica relativamente comoda. Ho portato un po’ della mia esperienza dalla Versilia, dove sono nato, un territorio che ha fatto scuola a tutto il resto d’Italia. Essendo lo Ial di Trieste una struttura che punta molto sulla selezione pre corso, ho sempre trovato studenti che ben rispondono al cambiamento e che hanno saputo adeguarsi agli standard imposti dal crescente afflusso di turisti. Ovviamente nell’ultimo anno questo boom ha subito una battuta d’arresto. Quello che ho notato è che a in questa città i talenti vengono coltivati in base alle attitudini dei singoli, non incanalati e basta. Inoltre per l’inserimento professionale c’è una continua interazione con gli uffici di collocamento regionali, il che porta a un proficuo incontro tra domanda e offerta”. 

Anche il rapporto tra Trieste e la televisione si è intensificato.

Posso dire che il mio continuo passaggio dal set televisivo alle aule passa per Trieste. L’anno scorso in smartworking da casa ho registrato una rubrica sul galateo della tavola in tutta un’edizione di “Cotto e mangiato”, che va in onda su Studio Aperto. Con tutte le persone che l’anno scorso erano incollate ai Tg sono stati in molti a vedere la città. Sempre da qui ho curato tutorial di galateo su come vivere al meglio la Pasqua, visto che anche quest’anno la passeremo quasi di sicuro in lockdown. Ho poi curato degli inserti per Unomattina sul primo maggio in terrazza o il picnic sul divano, nonché uno speciale di bellezza per il Tg1. Per me Trieste è aula e set allo stesso modo. Non perdo occasione per valorizzare una città che con me è stata adottiva e generosa e proprio per merito dei collegamenti a distanza ho potuto portarla spesso sulle Tv nazionali”.  

Com’è cambiata la formazione in tempi di pandemia?

"Oltre alla sfida della didattica a distanza è cambiato anche il grado di utilità di alcuni corsi. Ad esempio un corso concluso in dicembre sul fundraising e il crowdfunding, progettato prima della pandemia, si è rivelato molto attuale di questi tempi, soprattutto di fronte al mondo della cultura che ha avuto dei tagli enormi".  

È stato difficile iniziare a lavorare a distanza? 

"Ho lavorato con un gruppo affiatato con cui non è stato difficile lavorare in questo modo. È stata un’esperienza positiva anche se abbiamo dovuto mettere da parte il contatto umano. Abbiamo studenti che pur appartenendo a varie fasce d’età in breve tempo si sono allineate agli strumenti che oggi ci mette a disposizione la tecnologia. D’altra parte pensare di tornare a lavorare come prima è utopico, piuttosto bisogna pensare a come gestirsi con nuove regole. Abbiamo tutti scoperto che non è necessario andare in ufficio tutti i giorni per performare e non dev’essere per forza una sconfitta. Da certe modalità non si tornerà più indietro, perché molto è stato investito nello smarworking sia dalle scuole che dalle aziende. Quindi adesso è vincente colui che si porta nel futuro scrivendo nuove regole e non rimpiangendo quelle passate”. 

A livello di costume e galateo, come sono cambiati i rapporti umani? 

“Quando la tecnologia si interpone tra le persone, in una videoconferenza o in una lezione a distanza, è molto facile fingere di esserci e intanto fare altro. La chiave per tenere insieme tutto è proprio il galateo e la buona educazione, per fidarci gli uni degli altri. Più di prima è necessario creare un’atmosfera coinvolgente nelle lezioni. All’inizio noi insegnanti non sapevamo come comportarci, ora abbiamo imparato tutti a ricavare un angolo di “decoro” nelle nostre case dove esporci senza oggetti imbarazzanti alle spalle e senza disturbare le persone che vivono con noi. Anche la pausa alle macchine del caffè non sarà più il momento relax ma qualcosa da sbrigare in fretta e da soli”. 

Com’è cambiata invece la televisione? 

“Ci siamo abituati a lavorare senza il pubblico e abbiamo capito quanto è importante. La carica che ti danno gli spettatori con gli applausi o quando incroci il loro sguardo mentre dici la battuta giusta non ci sono. È completamente diverso se sei da solo col conduttore. Ci sono anche aspetti non del tutto negativi: il taglio dei costi ha portato a tagliare anche gli sprechi. Quando i budget erano alti l’ospite veniva spesato per trasporto e pernottamento quando la sua ospitata durava anche cinque minuti. Ora si può risolvere via Skype con gli strumenti adeguati che tutti abbiamo. È tempo di entrare nell’ottica di una probabile crisi economica, in cui bisognerà risparmiare per fare in modo che a nessuno manchi nulla. Anche per la formazione sarà necessario stabilire quando la presenza in aula è necessaria e quando no”.  

La tua vita in televisione e quella in aula hanno qualcosa in comune? 

“Cerco di portare in aula le competenze che uso in Tv, e viceversa. Le lezioni allo Ial sono verticali e durano anche 4 o 5 ore con le stesse persone, quindi o sei un bravo intrattenitore o la soglia dell’attenzione cade, e non deve accadere perché noi, in tre mesi al massimo, dobbiamo formare a una persona a 360 gradi. Avere a che fare con le dinamiche della televisione, che impongono tempistiche strette e l’utilizzo di strumenti per catturare l’attenzione mi ha consentito di avere un grado di soddisfazione alto dagli studenti e dalla struttura stessa, in genere molto selettiva. Ho sulla coscienza in positivo tantissimi professionisti, quando entro nelle aziende spesso trovo persone che hanno mosso i primi passi in aula con me. Soddisfazioni che non sono inferiori al clamore della televisione. Mi dà lo stesso tipo di adrenalina”.

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