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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Covid, terapie domiciliari precoci anche in Fvg: la mozione di FdI

Giacomelli: "Il Sars-Cov-2 si può curare e con le terapie domiciliari in fase precoce possiamo drasticamente abbattere la pressione sulle strutture sanitarie".

Mozione del Gruppo consiliare regionale di Fratelli d'Italia per impegnare anche il Friuli Venezia Giulia "ad attivarsi per ampliare i protocolli delle terapie domiciliari precoci. Perchè il Sars-Cov-2 si può curare, e con le terapie domiciliari in fase precoce possiamo drasticamente abbattere la pressione sulle strutture sanitarie". Così Claudio Giacomelli, Alessandro Basso e Leonardo Barberio (FdI) in una nota. "Ormai da mesi - spiega il capogruppo Giacomelli - molti medici, in tutta Italia, stanno insistendo per ampliare lo spettro degli interventi terapeutici domiciliari applicando protocolli sempre più diffusi. Appare francamente incomprensibile l'inerzia del Governo e del comitato tecnico scientifico nazionale su un tema così importante, soprattutto a fronte della terza ondata che a causa delle varianti sta mettendo a durissima prova l'intero sistema sanitario".

"In attesa che lo Stato si muova - affermano Giacomelli, Basso e Barberio - è intervenuta la sentenza del Tar del Lazio 01557/2021, che ha sospeso la nota dell'Agenzia italiana del farmaco nella parte in cui prevede, nei primi giorni di malattia da Coronavirus, unicamente una vigilante attesa e somministrazione di fans e paracetamolo. In seguito a questa sentenza già diverse Regioni, dal Piemonte al Molise, alla Toscana, hanno modificato i propri protocolli operativi di gestione domiciliare del Covid introducendo l'utilizzo dell'idrossiclorochina nella fase precoce della malattia, insieme a farmaci antinfiammatori non steroidei e vitamina D".

"Adesso - concludono gli esponenti di Fratelli d'Italia - è necessario che anche il Fvg prenda atto dell'inerzia governativa e apra una riflessione urgente su questo tema. Se poi consideriamo che siamo passati da 422 ricoveri a 602 nell'arco di due settimane, forse anche noi dovremmo fare in modo che le Unità speciali di continuità assistenziale, invece di limitarsi a svolgere una funzione di controllo e di monitoraggio, siano messe nelle condizioni di curare i loro pazienti già dalle primissime fasi della malattia, contribuendo così in maniera decisiva a ridurre la pressione sui reparti ospedalieri".

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