L'ultimo biglietto, poi la pistola e il sedativo: omicidio-suicidio in via Ghirlandaio
Sulla morte di Roberto Fabris e Iolanda Pierazzo indagano i carabinieri. La Procura della Repubblica aprirà un fascicolo, titolare il pubblico ministero Pietro Montrone. La pistola è stata trovata sul tavolo, come pure una boccetta di Diazepam. L'amore per la musica, per il teatro e per la poesia. Una vita normale. "Lei era incantevole, lui un vero gentleman"
TRIESTE - Quasi abbracciati, sul divano di casa a pochi passi da una pistola appoggiata sul tavolo ed una confezione di sedativo. Quando i carabinieri e i vigili del fuoco sono entrati nell'appartamento al sesto piano di via del Ghirlandaio 14 a Trieste li hanno trovati così, vicini. Roberto Fabris e Iolanda Pierazzo, marito e moglie, classe 1939, una vita insieme. Le circostanze della morte, secondo una prima e sommaria ricostruzione, sarebbero da ricondurre ad un omicidio e ad un conseguente suicidio. La donna è stata trovata esanime con un foro di proiettile in prossimità di una tempia; lui, invece, alla luce di quanto si apprende non avrebbe segni di violenza. La segnalazione al numero unico per le emergenze arriva nel pomeriggio di oggi 6 marzo. Sono circa le 15 quando una persona residente nel palazzo nota un biglietto appiccicato sulla porta d'ingresso. Poche righe, per dire di chiamare le forze dell'ordine e un messaggio indirizzato ad un avvocato. E nient'altro. Non si conosce l'ora del decesso.
L'appartamento al sesto piano
All'interno dell'appartamento la scena che si è presentata agli investigatori - il 118 ha "solo" constatato il decesso della coppia - è di quelle legate ad una vita assolutamente normale. Pianoforte (assieme alla poesia tra le grandi passione del Fabris), una bella libreria, in un palazzo non troppo recente ma affacciato sul cortile dello storico ricreatorio Padovan. Nato il 10 maggio 1939, Roberto Fabris aveva assaggiato la seconda guerra mondiale. Il padre e lo zio erano stati partigiani, sulle montagne dell'appennino tosco-emiliano. Dopo aver compiuto un primo viaggio a bordo di una nave del Lloyd in Sudafrica negli anni Cinquanta, Roberto ne farà altri. Poi, ad un certo punto, sbarca e inizia a lavorare nell'industria. Decide di mettersi a studiare e all'inizio degli anni Ottanta, a oltre 40 anni, si laurea con 110 e lode discutendo una tesi sul movimento politico locale "Lista per Trieste". Il relatore è Darko Bratina, senatore, sociologo sloveno e professore dell'Università di Trento.
Chi era la coppia: Roberto Fabris e Iolanda Pierazzo
L'amore per il teatro e per le arti
Di Iolanda Pierazzo, a livello digitale si sa poco. Entrambi amavano il teatro, e in particolar modo il Teatro lirico Giuseppe Verdi. Appena due anni fa la coppia aveva elargito alcune somme al teatro. Mecenati, come si può leggere nella lunga lista dove compaiono i loro nomi. Una vita normale, insomma. E' ancora troppo presto per capire fino in fondo cosa sia successo effettivamente in quella casa e come la situazione possa essere degenerata. In un suo racconto pubblicato nel 2015 e dal titolo "Compagni di rione", Roberto Fabris scrive di essersi "persuaso una volta di più che il mondo non si fa beffe di nessuno e di nulla, che le cose non fanno pum come un palloncino che un cattivo stupidone regala a un bambino per poi accostargli la sigaretta accesa. Le cose non scompaiono, esistono, e sono serie, come è serio il mio rione, le sue case, le sue finestre illuminate, e quanti lì vivono o di lì passano". "Lei era incantevole - così una persona che li conosceva -, lui un vero gentleman". A far chiarezza sui fatti avvenuti dentro a quella casa ci penserà la Procura della Repubblica di Trieste che aprirà un fascicolo. Il pubblico ministero incaricato è Pietro Montrone.