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Cronaca

Roberti sui disordini post sgombero: "E' ora di mettere un punto"

Pubblichiamo la lettera inviata dall'assessore leghista sui fatti avvenuti nella giornata di ieri 18 ottobre a Trieste

Pierpaolo Roberti, assessore della Lega, ha inviato questa lettera sullo sgombero effettuato dalla polizia nella giornata di ieri 18 ottobre. 

Ieri era il momento del silenzio. Davanti agli idranti, ai lacrimogeni, alle sassaiole, ad una città ferita, solo il silenzio. Un silenzio che ho preferito non interrompere nemmeno a seguito dell’ufficializzazione della vittoria di Dipiazza e del centrodestra. Nemmeno un post, per rispetto. Ma oggi mi sento in dovere di comunicare, di dirvi quel che penso, magari cercando di contribuire a curare quella ferita profonda.

Trieste in queste settimane è diventato un centro nazionale della protesta contro l’introduzione del Green Pass lavorativo, una protesta – legittima come è sempre legittimo il dissenso, sia ben chiaro – a cui hanno aderito le anime più varie diverse per estrazione sociale, politica e persino differenti nel merito del dissenso. Questa protesta si è manifestata in diversi cortei che, pacificamente, hanno percorso le vie cittadine senza creare alcun problema di ordine pubblico.

La scorsa settimana, però, si è verificato un fatto nuovo, probabilmente favorito dalla trasversalità di cui accennavo prima, che ha spostato il fulcro della protesta sui lavoratori del Porto di Trieste, spostamento che ha determinato un presidio fisso davanti all’entrata del varco 4 del Porto, primo scalo italiano. Va detto che i lavoratori del Porto avevano aderito già all’ultimo corteo e annunciato questo presidio con la specifica richiesta di avere dei tamponi gratuiti per i non vaccinati, disponibilità che da parte degli operatori era arrivata anche in occasione di una audizione tenutasi in Consiglio regionale il 14 ottobre, giovedì.

Ma a quella disponibilità l’asticella era stata alzata da una parte minoritaria dei lavoratori del porto chiedendo, stavolta, la revoca del provvedimento da parte del Governo. Venerdì quel presidio, non autorizzato, dunque illegittimo, è iniziato con la presenza di alcune centinaia di lavoratori del Porto e migliaia tra manifestanti tra triestini e non triestini. Già da sabato i lavoratori che erano rimasti fedeli alla prima richiesta avevano disertato la partecipazione e, contestualmente, le presenze di manifestanti in arrivo da tutta Italia erano sensibilmente aumentate, tra musica, alcolici, cucine da campo, laddove fino a qualche giorno prima transitavano merci destinate al nostro Paese e a tutta l’Europa centro Orientale.

Tale situazione, con il fiorire delle troupe nazionali e delle comparsate dei vari Paragone, Pappalardo e Montesano, è proseguita anche nella giornata di domenica, nonostante la stretta trattativa per cercare lo sbocco pacifico di una manifestazione illegale, non perché è illegale il dissenso, ma perché quel dissenso veniva espresso in una modalità fuori dalla legge. Una trattativa che ha anche mostrato delle spaccature profonde tra il fronte dei manifestanti, addirittura con comunicati che annunciavano la fine della mobilitazione a fronte di annunciati incontri col governo ma smentiti con comunicati successivi di solo un paio d’ore.

Da domenica si era sparsa la voce di uno sgombero coatto per ristabilire una situazione di legalità ma a questo annuncio preventivo i manifestanti hanno preferito annunciare la resistenza e già nella serata di domenica fiorivano sui social le richieste di aiuto al Porto per resistere alle Forze dell’Ordine, mi è capitato sotto gli occhi anche un volantino diffuso in Veneto, in cui si invitava ad accorrere. Alle 6.30 del mattino di domenica le Forze dell’Ordine erano schierate, anche a dar segno che non si poteva più tollerare oltre la situazione e le Autorità competenti hanno intensificato l’attività di dialogo con le persone presente per scongiurare il peggio.  C’è stato uno stallo durato più di due ore, fino a quando si è intervenuti.

Cariche della Polizia? Niente di più falso. Tra idranti, scudi, manganelli e lacrimogeni si fosse voluto caricare quel varco sarebbe stato liberato in pochi minuti, lasciando a terra decine di persone. Ciò non è accaduto e di questo vanno ringraziate le Forze dell’Ordine tutte a partire dai loro vertici, quindi da Prefettura e Questura.

Solo pacifici lavoratori? Falso, sarò limitato io, ma pacifico lavoratore per me non è chi infrange la legge, pacifico lavoratore non è chi resiste per giorni, sapendo di infrangere la legge, agli inviti delle Autorità di desistere, pacifico lavoratore non è chi affronta la Polizia nonostante gli idranti. Pacifico lavoratore non è chi blocca le strade con i bottini delle immondizie e lancia bottiglie di vetro davanti ad una scuola. E non accetto quel “sono venuti da fuori, non c’entriamo nulla con quelli”, perché è vero, ho notizie di ultras del Livorno, di antagonisti del Veneto e della Lombardia e altri ancora, ma è ora di mettere un punto alla irresponsabilità di alcuni. La politica in questi due anni si è presa delle responsabilità che mai avrebbe voluto prendersi per affrontare la pandemia, lo facciano anche quelli che hanno chiamato alla rivolta, annunciando la resistenza contro le Forze di polizia salvo poi scoprire che quando chiami alla rivoluzione poi ti arrivano i rivoluzionari.

Oggi curiamo le ferite, ristabiliamo l’ordine, riconduciamo quel dissenso, sale della democrazia, nell’alveo della legalità e lavoriamo tutti per attenuare le tensioni sociali, strascico di una Pandemia che evidentemente oltre ai morti, gli ospedali pieni, la crisi economica, ci ha lasciato anche questo, io però voglio iniziare questo percorso con un paletto ben preciso a delimitare il campo: ieri a Trieste a rischiare la pelle ci sono stati dei servitori dello Stato e se oggi guardiamo le foto degli idranti e non leggiamo il bollettino dei feriti è solo grazie a loro e a loro dico Grazie.

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