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Cronaca

Trieste su Vanity Fair: "15 motivi per andare a Trieste"

9.52 - Il sottotitolo: "La Cavana, il Pepi, la Setteveli, Ursus, l'obelisco... Lo scrittore Pietro Spirito apre per voi la porta della Mitteleuropa e vi rivela le sue meraviglie"

Ultimamente Trieste è finita su molti giornali nazionali e internazionali, riviste specializzate e siti internet grazie alle sue bellezze architettoniche, eventi e cultura. Questa volta è il turno di Vanity Fair, che sul suo sito internet, nella sezione Travel (viaggi) elenca 15 buoni motivi per visitare la nostra città. 

La prima sosta per chi entra e l'ultima per chi esce per lo scrittore Pietro Spirito dovrebbe essere il Bar Vatta a Opicina. Seconda tappa in Cavanail vecchio angiporto, il cuore nero della città; oggi è un quartiere riqualificato, vivace e pieno di sorprese: come il SaluMare, una vera e propria salumeria del pesce. Terza tappa obbligata la drogheria Toso per fare un salto indietro nel tempo. Dal 1906, è una specie di scrigno di meraviglie: nei cassettini color avorio degli scaffali si trovano, sfusi, chiodi di garofano, citronella, curry, semi e farina di senape, mentre il profumo vi inonda le narici.

Per la vista mozzafiato si ritorna verso l'Obelisco, attraverso via Commerciale, circa 3,7 chilometri con stupendi panorami su Trieste e sul suo golfo. All’obelisco troverete anche una fermata dello storico Tram de Opicina, la trenovia ripidissima che collega il centro con l’altipiano. Al punto cinque di troviamo il Magazzino 26, paradossalmente la cosa più nuova a Trieste è anche una delle più antiche: chiuso per anni, è stato da poco riaperto e restituito alla città come spazio espositivo, uno dei più grandi d’Europa (attualmente ricordiamo che è la sede del Comitato dell'Autorità Portuale, ndr). Per vedera la città dall'acqua non può macare la passeggiata lungo il Molo Audace costruito sul relitto di una nave, la San Carlo, è già tutto nel nome. Alla fine della Grande Guerra fu grazie alla nave Audace, la prima italiana ad attraccare alla banchina, che fu ribattezzato in suo onore. 

Se si ha fame, vista la vicinanza, si deve assolutamente passare da Pepi s’ciavo, ovvero lo sloveno, come un tempo si diceva in senso spregiativo, anche se il suo vero nome è Buffet da Pepi. Dopo un buon panino cosa c'è di meglio di un buon caffè? Da queste parti, è un vero rito, a partire dall’ordinazione. Provate per esempio un “capo in b”, ovvero un cappuccino piccolo nel bicchiere di vetro da osteria. Tra i molti ottimi caffè della città il mio preferito è quello in via delle Torri, modernissimo e centrale, che serve le migliori miscele Illy. Tornando verso Cavana, ci si deve fermare nel ghettoda sempre piena di antiquari. Pierluigi Kruml è il proprietario della Bottega del Nonno, una libreria antiquaria divisa in due da una strada. Il primo negozio, quello ufficiale, è un magnifico labirinto con gli scaffali ricolmi di edizioni antiche. Il secondo è autogestito dai clienti: non ci sono commessi, si entra, si sceglie un libro (costano tutti un euro), poi si attraversa la strada per andare a pagarlo.

Tra i posti da visitare a Trieste non possono mancare i musei. Il primo è ospitato in un palazzo che è da solo un gioiello: il Museo di Arte Orientale ha collezioni di oggetti d’arte orientale, ricordi di viaggio, armi, strumenti musicali provenienti soprattutto dalla Cina e dal Giappone. Il secondo è quello della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata, voluto dai profughi, per conservare la memoria del territorio e della diaspora. Anche l'Ursus finisce tra le 15 cose da vedere a Trieste. Poi si ritorna a Opicina per gustarsi dei dolci tipici alla pasticceria Saint Honoré.

Infine gli ultimi ultimi tre punti della lista. Il primo mette in luce due luoghi di culto: la Sinagoga in piazza Giotto, la più grande d'Europa, e la chiesa Serbo-Ortodossa di via San Spiridione, resa magnifica dalle donazioni delle ricche famiglie serbe e, dopo le guerre balcaniche, è diventata il centro della rifondata comunità. Luogo drammatico, ma monito per non dimenticare, l’unico campo di concentramento nazista in Italia si trovava a Trieste, nella Risiera di San Sabba. Infine c'è il Museo Revoltella, dove è esposto il meglio dell’arte moderna e contemporanea, è nato da un lascito del barone

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