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Sabato, 30 Marzo 2024
L'appello

Furia contro il Comune, parla il vicino: "Già venti segnalazioni, ma nessuno lo aiuta"

Mario Zini vive al piano di sotto della persona che sabato 28 maggio si è scagliato contro la vetrata della sala d'arte di piazza Unità d'Italia. "E' abbandonato a sé stesso, potrebbe essere un nuovo Meran". Il racconto del proprietario dell'appartamento: "Mi hanno detto di tutelarmi, ma il giovane va aiutato, non si può abbandonare una persona così"

TRIESTE - Da qualche mese gli interventi delle forze dell’ordine e le segnalazioni dei vicini di casa non si contano più, eppure la situazione, come molto spesso accade quando si racconta quella Trieste sommersa e lontana dai salotti buoni, sembra non interessare a nessuno. Mario Zini vive al piano di sotto del giovane di origini asiatiche che nella giornata di sabato 28 maggio si è scagliato contro la sala d’arte comunale, in piazza Unità d’Italia, ferendosi vistosamente e venendo arrestato dalle forze dell’ordine. La persona in questione (di cui non faremo nome e cognome, in virtù della tutela nei confronti di soggetti fragili che la deontologia impone a tutti gli organi di informazione) “va aiutata e non va abbandonata” così il vicino di casa.  

I fatti da due mesi e mezzo a questa parte

La storia che Mario racconta è quella di una persona semplice, con il suo lavoro decennale nella ristorazione (perso di recente) ed una quotidianità apparentemente normale. Da circa due mesi e mezzo a questa parte il giovane inizia a soffrire. Non si conoscono le ragioni, ma le manifestazioni di disagio coinvolgono anche e soprattutto le persone che abitano vicino a lui. “Abbiamo chiamato le forze dell’ordine almeno una ventina di volte – racconta Mario – e almeno due volte l’abbiamo visto andar via con l’ambulanza”. Il caso, secondo quanto sostiene Zini, è stato da tempo segnalato all’Ater, all’Azienda Sanitaria e al Centro di Salute Mentale. “Verso metà maggio sono tornato a casa dopo il lavoro e ho trovato il mio appartamento completamente allagato” racconta sempre Mario che è convinto del fatto che il ragazzo “l’ha fatto apposta. Era una cascata d’acqua”. In tale occasione, coem da verbale, i vigili del fuoco intervengono e dichiarano inagibile l’appartamento. Ma non è tutto. A quel punto, visto il rischio che possa succedere qualcosa di ben più grave, si decide di staccare tutte le utenze. 

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"Assomiglia al caso Meran"

Chi chiede di staccarle è il proprietario dell’appartamento e che TriestePrima è riuscita a contattare. “Dopo il ricovero che lui stesso aveva voluto in un momento di lucidità – così il proprietario che ha richiesto l’anonimato - mi hanno detto che il ragazzo assume la terapia e che, fino a quando questo avviene, va bene. Però mi hanno anche detto di tutelarmi con l’avvocato”. Lo stesso legale del proprietario oggi dovrebbe ricevere il mandato per avviare le pratiche di sfratto del giovane. “Tra qualche tempo sarà di nuovo lì, abbandonato a sé stesso e capace di farsi male e, forse, farlo anche agli altri”.  Qualche giorno fa un residente del condominio è andato su tutte le furie perché il suo bambino, quando il giovane urla e dà in escandescenze, non riesce a dormire. Sia il proprietario di casa che Mario hanno un pensiero che li attanaglia e che vorrebbero poter scacciare. “Il caso ci sembra per certi versi molto simile a quello di Meran (il dominicano che il 4 ottobre 2019 assassinò gli agenti della Squadra Volante di Trieste, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego ndr), perché, per come la vediamo, la recente escalation di segnalazioni e di fatti gravi è come se fosse la fotocopia”. L’auspicio è che le istituzioni possano intervenire al più presto. Prima, piuttosto che mai.   

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