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La storia

In fuga dalle bombe, il rifugio a Trieste: il lungo viaggio di Halyna per riabbracciare la figlia

Halyna è fuggita da Leopoli ed è arrivata nella nostra città a bordo di un autobus. Ad attenderla la forza di Luca e l'amore della figlia Iryna, pronti a portare beni di prima necessità all'Ucraina. "Ho già sentito Monte Grisa e grazie al parroco avremo alcuni beni che erano inizialmente destinati a Medjugorje". Nell'articolo il link

"La guerra è iniziata sei giorni fa. Stanno arrivando da tutte le parti. Ci bombardano. Chi può fugge, ma non è facile perché rischi la vita". Comincia così il drammatico racconto di Iryna, ucraina di Leopoli che vive a Trieste da 16 anni con il marito triestino Luca e due bimbi di 8 e 13 anni. Una testimonianza che ormai ascoltiamo quotidianamente alla televisione ma che pochi hanno sentito dalla bocca di chi vede la propria terra sotto attacco giorno dopo giorno.

La guerra sul fronte orientale

Iryna condivide la sua storia da un soggiorno di Borgo San Sergio, distante oltre mille chilometri dalla sua città natale. Mentre lo fa si commuove. Lì sono rimasti il padre e il fratello di 32 anni. "Sua moglie non ha voluto andarsene - precisa Iryna -. Sono preoccupata per lui perché non ha alcuna esperienza militare. Il mio pensiero in questi giorni va a mia nipote: lei non può difendersi". La mamma, Halyna, è invece arrivata in Italia proprio due giorni fa a bordo dell'ultimo bus partito dall'ovest dell'Ucraina. Un viaggio lunghissimo, conclusosi sabato sera, a Sgonico. Con lei altre donne e due uomini. Uno dei due non è potuto restare a combattere perché ha una figlia disabile. "Molte donne non sapevano nemmeno come raggiungere le case dei propri amici o parenti - spiega Luca -, le abbiamo aiutate noi offrendo loro un passaggio".

Gli occhi della madre

Quando arriviamo a casa di Iryna e Luca, la madre non c'è. Halyna è andata a fare una passeggiata, forse per scacciare i brutti pensieri. Qui da noi il coprifuoco non c'è. Rientra qualche minuto dopo il nostro arrivo. Elegante come solo un'insegnante di danze folkloristiche sa essere, si accomoda sul divano e ci saluta. Parla solo ucraino e quando le chiediamo come sia la situazione a Leopoli ripete le parole страсно (strasno, terribile) e паніка (panika, panico). Ci racconta che per fortuna la sua città non è sotto bombardamento. Tuttavia, l'ansia che da un momento all'altro la guerra arrivi anche là è reale. E' una paura scandita da quattro sirene al giorno: "Nascondetevi, trovate un riparo" questo il monito. 

Un conflitto che si combatte anche sui social

E' Iryna ad aiutarci a tradurre le parole della madre. Poi ricomincia a parlare degli scontri. "In questi giorni, mentre Ucraina e Russia stanno negoziando, i russi stanno sparando sui civili. Dall'inizio della guerra ne sono morti tanti, anche bambini dice. Si alza, prende il cellulare e ci mostra un video in cui diversi razzi colpiscono le case degli ucraini. "Su di noi, su di noi" si sente qualcuno urlare. Tra le immagini anche una donna ferita alle gambe ricoperta di sangue. In quel momento Luca allontana sua figlia, le dice di non guardare. E' una guerra che si combatte anche sui social, con numerosi canali Telegram ed altrettanti profili Tik Tok dove ogni giorno vengono pubblicati migliaia di video. 

"E' la guerra"

"E' la guerra" dice Iryna rassegnata. "Gli ucraini combattono. Stanno preparando molotov. Si stanno organizzando". Alla domanda sulla reazione del presidente dell'Ucraina Zelensky, sorride e afferma che apprezza molto il suo coraggio. La follia della guerra produce altra follia. "Ho sentito di un uomo malato di tumore in fase terminale che si è fatto dare delle bombe - aggiunge Luca -. Se arrivano i russi ha detto che si farà esplodere. Senti cose che non hai mai sentito nemmeno nei film".

Un furgone da Trieste all'Ucraina: l'iniziativa

Mentre il caos si insidia nelle città ucraine, Luca, assieme all'aiuto della moglie, si dà da fare. Tra i suoi prossimi piani c'è quello di caricare un furgone di beni di prima necessità e medicinali e portarli al confine dove li attenderà il padre di Iryna: "A Leopoli si sono organizzati e si aiutano l'un l'altro. Vogliamo farlo anche noi. Ho già sentito il parroco del santuario di Monte Grisa e grazie a lui avremo alcuni beni che erano inizialmente destinati a Medjugorje. Naturalmente chiunque volesse contribuire o aiutare può farlo". L'appello è quindi rivolto a chi vuole dare una mano. "Cè bisogno soprattutto di medicine. Anche un cerotto è necessario. Ma anche siringhe, spray per il naso, calzini". Il gruppo che ha lanciato l'iniziativa è contattabile a questo link . "Speriamo finisca presto - conclude Iryna - nessuno si aspettava questa guerra, nessuno pensava che Putin sarebbe stato così pazzo da attaccarci". 

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