rotate-mobile
La crisi umanitaria

Il fronte che resiste senza sparare: dal Donbass a Mykolaiv, la guerra silenziosa delle donne

Dopo Sighetu Marmatiei e Siret, Nicolò Giraldi e Giovanni Aiello si sono spinti fino in Moldavia dove hanno incontrato le donne profughe che vengono accolte nel MoldExpo di Chisinau. Da Kiev o da Kharkiv, così come da Mykolaiv, il racconto di tre generazioni scappate dall'Ucraina

CHISINAU (Moldavia) - “Mio marito e mio figlio di 20 anni sono rimasti a Mykolaiv. E' quasi completamente distrutta a causa dei bombardamenti. Io sono scappata con i due gemelli di quattro anni ed aspettiamo di trovare un posto dove andare”. Nel MoldExpo di Chisinau i letti dove dormono le donne ucraine fuggite dalla guerra sono stretti e a far sopravvivere quel briciolo di privacy ci pensa solamente un lenzuolo di cotone. La struttura che dall’inizio del conflitto ha visto passare circa tredicimila persone è un ex centro CoViD e qui, racconta un volontario dell’Unhcr impegnato nell'accogliere i profughi, “fino a qualche giorno fa erano presenti anche rifugiati dall’Azerbaijan, armeni, persino dal lontano Uzbekistan. Poi è stato deciso di ospitare solo profughi ucraini”.  

Jelena e Ala, madri 

Jelena è scappata diversi giorni fa. Quando racconta la sua storia non stacca un momento gli occhi dai due gemelli. Stanno facendo una lavatrice, circondati da altre madri che aiutano, che parlano tra di loro, che si confidano. “Tutte le finestre della casa sono andate in frantumi, tutto è stato distrutto” ci racconta grazie alla traduzione di Dina, una volontaria dell’Unhcr. “Mio marito è riservista – continua – e mio figlio potrebbe essere chiamato a combattere da un momento all’altro. Lì è stato distrutto tutto, non so veramente cosa succederà”. Tra le centinaia di donne che popolano la struttura della capitale moldava c’è anche Ala. “Ho lasciato Mykolaiv ieri, siamo scappati con la macchina fino al confine con la Moldavia, a Palanca”. Nel sud del Paese arrivano migliaia di persone ogni giorno e l’ombra della morsa russa su Odessa ha innescato moltissime partenze. “Resterò in Romania – continua – perché poi vorrei tornare in Ucraina”. Quando chiediamo se si aspettasse la guerra Ala si mette a piangere. “No, nessuno se l’aspettava”.

Ludmilla, Nadija e Olga: nonne

“Hanno bombardato scuole, strade, hanno ucciso civili, attaccato i corridoi umanitari. Questa guerra non finirà presto”. Ludmilla è di Kharkiv, una delle città simbolo del conflitto tra Russia e Ucraina. “Sono scappata con mia nipote, vedete, quelle sono le sue due figlie”. È un esodo che ha legato le generazioni, questo provocato dalla follia bellica. “Sono scappata sei giorni fa, quando c’erano le condizioni per poterlo fare – continua Ludmilla che ha suo genero e un nipote intrappolati nella città – ma ora è impossibile. Hanno distrutto anche la stessa stazione degli autobus”. L’8 marzo avrebbe dovuto avere un altro significato per Nadija (nome di fantasia visto il desiderio di anonimato), che ha abbandonato tutto da Kiev, ma è nata a Lugansk, nella regione del Dombass. “Putin ha detto che ha invaso la regione per proteggere i russi che lì abitano ma non è vero. Lì abitano ucraini e quello è stato solo il pretesto per attaccare l’Ucraina”. Verso le 7 di sera le volontarie che danno una mano nella gestione della struttura di Chisinau iniziano a pulire il pavimento. “Avete un posto in macchina? Voglio venire in Italia, ho vissuto a Castellamare di Stabia per 13 anni” dice Olga mentre una signora moldava urla al megafono che è ora di ritirarsi nelle proprie stanze. Inizia l’ennesima notte dove abbracciarsi vuol dire tentare di non avere paura. [continua] 

Il nostro reportage dai campi profughi della Romania e Moldavia

Negli ultimi giorni siamo stati alla frontiera tra Ucraina e Romania, e ci siamo spinti fino in Moldavia. L'obiettivo è stato quello di raccontare una parte del conflitto, quel fronte dove combattono silenziosamente le centinaia di migliaia di profughi che da oltre due settimane sono protagonisti della più grande crisi umanitaria dalla fine della Seconda guerra mondiale. Di seguito i link pubblicati dalla nostra edizione nazionale, Today.it.  

Il sistema d'accoglienza romeno, tra alti e bassi come si muove la macchina 

Le inchieste della polizia: quando la solidarietà fa l'uomo ladro (e pure stronzo)

Il vecchio leghista romeno con i profughi che condanna Salvini: "Doveva dissociarsi da Putin"

Fino a 3000 euro per non combattere e passare la frontiera, da Sighetu Marmatiei è tutto

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il fronte che resiste senza sparare: dal Donbass a Mykolaiv, la guerra silenziosa delle donne

TriestePrima è in caricamento