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La triste storia

"Ucraine dai 18 ai 35 ma anche di 37, se carine. Basta che scappino dalla guerra"

L'Italia è in prima fila nella macchina della solidarietà eppure c'è qualcuno che in rete contatta ragazze ucraine. Lui e i suoi amici sono "pronti ad aiutare" ma l'importante è che siano belle e che, nella morale all'italiana del "profugo vero", abbiano veramente bisogno di protezione internazionale. Poi ci pensano loro

Italiani brava gente. Per raccontare questa triste storia abbiamo scelto il motto che dopo la seconda guerra mondiale accompagnò la narrazione comportamentale dei nostri soldati proprio in occasione della campagna di Russia. La vicenda di oggi è inserita in un contesto distante anni luce da quando gli invasori eravamo noi (un'invasione messa in scena e raccontata dal celebre film di Giuseppe De Santis, del 1965), eppure alcuni atteggiamenti che non ci fanno molto onore resistono. Parliamo di quei tentativi che avvengono in rete, di approcciare giovani donne ucraine in fuga dalla guerra. Con il pretesto dell’aiuto umanitario si richiedono informazioni e si indicano preferenze anagrafiche, magari con l’obiettivo di farle arrivare direttamente in Italia, dove sentirsi sempre un po' più furbi degli altri è sport nazionale. 

In Ucraina le bombe, lui pensa alle belle ragazze che fuggono

Non pubblicheremo nomi, né cognomi, perché ad oggi tutto ciò che sappiamo – grazie ad una nostra fonte direttamente coinvolta nella vicenda – racconta di uno scambio di messaggi tra una ragazza ucraina e un uomo italiano. Non c'è l'ombra di un reato, probabilmente. Eppure potrebbe dare tanto fastidio già così com'è. L’episodio avviene nei giorni scorsi. Sullo sfondo Kiev soffre i bombardamenti ormai da oltre una settimana, l’est del paese è in mano all’esercito di Putin e a sud l’armata russa strangola Mariupol. Oltre un milione e mezzo di profughi (soprattutto donne e bambini) sono già fuggiti, abbandonando le proprie città. A difendere il proprio paese rimangono principalmente gli uomini. 

"Io e i miei amici pronti ad aiutare"

Vera (nome di fantasia) è una ragazza ucraina e sta lavorando. Ad un certo punto il suo cellulare manda tre quattro notifiche. La piattaforma di messaggistica istantanea si illumina. Vera prende il telefono e controlla. Quando inizia a leggere il messaggio inviato in lingua inglese pensa di trovarsi di fronte ad uno scherzo. Invece no, è tutto tristemente vero. “Hi (abbiamo omesso il nome), how are you? If you know some beautiful girls refugee from Ukraine that want to come in (omessa la località) let me know. Me and my friends are ready to help”. Ecco, basterebbe questo approccio per chiudere la conversazione e non parlarne più. Vera, al contrario, è pronta a sfidare l’atteggiamento di chi guarda all’Ucraina solo ed esclusivamente come paradiso delle belle donne. 

"Va bene anche 38, se carine"

“It is not Tinder” risponde fin troppo gentilmente Vera. Non contento, l’uomo fornisce una spiegazione che scricchiola, non lesinando un ultimo “che problema c’è se cerco belle ragazze? Se non conosci nessuno non fa niente, troverò in un altro modo” continua nei messaggi. E qui arriva il bello. Passa qualche minuto e l’italiano, sempre in inglese (che abbiamo tradotto per agevolare la lettura ndr) scrive un messaggio dove indica l’età che la banda del “pronti ad aiutare” preferirebbe. “18-35, ma va bene anche 37-38, se carine. L’importante – eccola la morale all’italiana, quella del “profugo vero” – è che abbiano veramente bisogno di fuggire dalla guerra. È protezione umanitaria, non Tinder”.  

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