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Cronaca

“Un secolo di musica”: Sabato al Revoltella nuiovo appuntamento con la musica contemporanea

16.27 - All'Auditorium del Museo Revoltella, Trieste, alle ore 18.00, in collaborazione con la Scuola di Musica e Nuove Tecnologie del Conservatorio Tartini di

Proseguono gli appuntamenti con  “Un secolo di musica” di Trieste Prima 2014, gli incontri internazionali con la musica contemporanea organizzati in collaborazione con il Civico Museo Revoltella fino al mese di dicembre:  sabato, 8 novembre, all'Auditorium del Museo Revoltella, Trieste, alle ore 18.00, in collaborazione con la Scuola di Musica e Nuove Tecnologie del Conservatorio Tartini di Trieste “Improvviso Fantasia ensemble (Roma, Italia). Michele Mazzini, clarinetto Giancarlo Schiaffini, trombone Walter Prati, violoncello Sergio Armaroli, percussioni Giuseppe Giuliano, pianoforte e sintetizzatore

Bruno Maderna – Serenata per un satellite (1969) – versione per cinque strumenti e audio files

Giacinto Scelsi – Maknongan (1976) per trombone

Improvvisazione sulla serie dodecafonica dell’op. 31 di A. Schönberg per cinque strumenti

Giuseppe Giuliano – Bär im Bau (2014) per percussioni e audio files

Giampaolo Coral – Raps VIII (1991) per clarinetto

Karlheinz Stockhausen – Aus den sieben Tagen (1969): Setz die Segel zur Sonne - Intensität - Es

Improvviso Fantasia ensemble

Considerando la coniugazione “nomen/omen” ImprovvisoFantasia non è un ensemble costituito sempre dagli stessi esecutori, e non esegue un repertorio di tipo accademico o “classico contemporaneo”. Si tratta invece di un libero ed estemporaneo assemblaggio di strumentisti/ compositori con connotazioni solistiche e forte background nel campo della musica elettronica e del (free) jazz, aperto a quanti vogliano condividere esperienze con un preciso comune denominatore: passione per l’avventura artistica, professionalità ed esperienza nel campo dell’improvvisazione e dell’esecuzione di un repertorio che prevede più o meno ampiamente questo genere musicale, molto spesso in sinergia con i mezzi elettronici che questo tipo di repertorio richiede. Questa scelta non esclude l’esecuzione di lavori formalmente chiusi e predefiniti, ma li comprende come eventualità, spaziando in un repertorio che tocca generi musicali molto diversi, a volte interconnessi a volte estremamente differenziati, specchio e caratteristica del momento attuale.

Bruno Maderna (1920-1973) fu uno dei direttori d’orchestra più attivi nella musica contemporanea del secondo dopoguerra. Dopo gli studi con Malipiero e Scherchen la sua attività gravitò soprattutto attorno a Darmstadt e ai famosi Ferienkurse, vera e propria fucina del pensiero musicale contemporaneo. Affiancò all’attività di direzione anche quella di compositore. Nel 1955 è tra i fondatori dello studio di fonologia della RAI di Milano, ed è anche tra i primi a volgersi alla musica elettronica (Musica su due dimensioni, per flauto, 1957, dedicata a Severino Gazzelloni). La sua produzione seppe affrancarsi da un iniziale post-webernismo per approdare a esiti che privilegiarono soprattutto la dimensione percettiva dei brani, e lo dimostrano l’opera radiofonica Don Perlimplin (1962), o Quadrivium (1969), per orchestra, come l’opera in programma stasera, Serenata per un satellite, in cui Maderna sperimenta tecniche di scrittura aleatorie.

Giacinto Scelsi (1905-1988), nato in una famiglia aristocratica, visse soprattutto a Roma; compositore di formazione eclettica, si interessò dei diversi modernismi del Primo Novecento, tra i quali le teorie di Skrjabin, la dodecafonia e l’atonalismo schönbergiani. Ne sono testimoni le prime opere, tra le quali il poema sinfonico Rotativa, del 1929. Nel secondo dopoguerra approfondisce alcuni aspetti musicali statico-contemplativi, legati al pensiero orientale; di particolare rilevanza è la sua indagine sui microintervalli, studiata in modo più approfondito solo recentemente, grazie alla catalogazione dei nastri su cui registrava le proprie improvvisazioni all’ondiola, uno dei primi sintetizzatori, che Scelsi possedeva e suonava con una certa regolarità. La sovrapposizione delle improvvisazioni, operata e registrata su nastro dallo stesso Scelsi, denota un suo interesse compositivo “strutturato”: è il caso di Anahit, concerto per violino (1965), realizzato da Scelsi su nastro con l’ondiola e orchestrato da uno dei suoi trascrittori, Vieri Tosatti (Scelsi non amava scrivere musica). Gran parte della sua produzione è rimasta a lungo semisconosciuta; studi recenti hanno rivalutato la sua poliedrica personalità.

Arnold Schönberg (1874-1951), uno dei compositori più importanti del Primo Novecento, deve una parte importante della propria formazione musicale a Zemlinsky; il suo primo Quartetto è del 1897, ma le opere che ne rivelano l’originalità sono Verklärte Nacht (1899), per sestetto d’archi e, tra le altre, i Tre pezzi per pianoforte op. 11 (1909), brani che ben demarcano il percorso schönbergiano verso l’atonalità. Dopo un periodo in cui aveva lasciato la nativa Vienna per Berlino, nel 1903 aveva conosciuto Mahler; nel 1912 pubblicava, per il Blaue Reiter di Kandinskij, il saggio Il rapporto col testo, manifesto dell’espressionismo; era l’anno del Pierrot lunaire, “melodramma” per voce recitante e otto strumenti, nel quale realizzava i postulati esposti, anche grazie all’allucinata recitazione dello Sprechgesang (canto parlato). La Suite op. 25, per pianoforte, porta l’atonalità espressionista alla teorizzazione della dodecafonia, nuovo sistema compositivo. Alcuni importanti postulati, quali la Klangfarbenmelodie (relazioni timbriche di suoni), erano già apparsi nel famoso Manuale di armonia (1911). Nel 1933, all’avvento del nazismo, lascia l’Europa per gli Stati Uniti. I fatti che seguiranno lasciano un segno profondo nella sua musica, espresso ne Un sopravvissuto di Varsavia (1947). Tenta di esporre una sintesi del proprio pensiero in Moses und Aron, opera affrontata a più riprese, ma rimasta incompiuta.

Giuseppe Giuliano ha studiato pianoforte, composizione, direzione d’orchestra, musica elettronica, filosofia orientale. Considera importanti, nel proprio percorso, gli incontri con Guido Turchi, Goffredo Petrassi, Franco Ferrara, Franco Evangelisti, Luigi Nono, Karlheinz Stockhausen, John Cage, Hans Peter Haller, Morton Feldman. La sua poetica si rivolge alla ricerca di nuove concezioni musicali, con esperienze di lavoro nella musica strumentale, computer music, live electronics e interazioni artistiche di genere misto. È attivo come pianista nel repertorio contemporaneo lavorando anche come improvvisatore di free jazz. Ha tenuto corsi e seminari presso istituzioni importanti, tra cui la Juilliard School di New York, i Ferienkurse di Darmstadt, l’Universität der Künste di Berlino e il Conservatorio Čajkovskij di Mosca. Dal 1984 al 2012 ha insegnato Composizione e Tecniche di composizione elettronica (live electronics) al Conservatorio Verdi di Milano. Sue composizioni sono state eseguite in prestigiose istituzioni, fra cui l’Ircam di Parigi, la Westdeutsche Rundfunk di Colonia, il Teatro alla Scala di Milano, la Biennale di Venezia e la Berkeley University di San Francisco e trasmesse da importanti emittenti, quali Radio France, la Rai e la BBC.

Giampaolo Coral (1944-2011) diplomatosi in pianoforte al Conservatorio di Venezia, ha collaborato con il Teatro Giuseppe Verdi di Trieste e con i Teatri Stabili del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, ha insegnato al Conservatorio di Trieste ed è stato direttore artistico del concorso internazionale di composizione Premio Musicale Città di Trieste. Nel 1987 ha fondato l’associazione per la promozione della musica contemporanea Chromas e ha creato il festival Trieste Prima – Incontri Internazionali con la Musica Contemporanea che quest’anno giunge alla  28a edizione. Il suo percorso compositivo, essenzialmente da autodidatta, è stato costellato da importanti affermazioni, quali i premi internazionali al Concorso Internazionale Premio Musicale Città di Trieste, il Prix de Composition Musicale Prince Pierre de Monaco, il Concours Européen de Composition de Leuven (Belgio), l’International Edvard Grieg Memorial Competition for Composers, e molti altri. Tra le sue opere sinfoniche, ricordiamo il Requiem per Jan Palach e altri (1969) per orchestra, Tout à coup e comme par jeu (1983) per flauto e orchestra; Amras per violino ed orchestra (1992); nel repertorio lirico, Favola (1977), Mr. Hyde? (1980) e Demoni e fantasmi notturni della città di Perla (1997). Vasta la produzione di musica corale, di musiche di scena, e nell’ambito della musica da camera; quest’ultima vive di una luce particolare soprattutto nelle opere vocali, ispirate da Goethe, Trakl, Hölderlin, e altri. La sua musica è stata eseguita in numerosi festival internazionali da interpreti ed ensembles di chiara fama (EnsembleIntercontemporain, Klangforum Wien, Wiener Collage, ecc.)

Karlheinz Stockhausen (1928 – 2007) è oggi riconosciuto dalla critica come uno dei compositori più importanti del Ventesimo secolo, in particolare per il suo contributo nell’ambito della musica elettronica, nelle tecniche compositive (ad esempio la ricerca nelle relazioni tra alea e serialismo) e nel campo della spazializzazione in musica. Dopo gli studi a Colonia si trasferì a Parigi, dove frequentò le lezioni di Messiaen. Importanti anche gli studi all’Università di Bonn con Meyer-Eppler (fonetica, acustica, teoria dell’informazione). Ben presto divenne una delle figure carismatiche dei Ferienkurse di Darmstadt. Le sue teorie compositive sono ancor oggi fonte d’ispirazione per numerosi compositori; esse sono raccolte nei suoi numerosi scritti teorici. La sua produzione artistica si estende per oltre un sessantennio di attività. Tra le sue composizioni citiamo, nell’ambito della musica solistica, i Klavierstücke (iniziati nel 1952), nell’ambito della musica elettronica il Gesang der Jünglinge (1956), tra i brani orchestrali, Gruppen (1957) per tre orchestre, tutte pietre miliari che agirono profondamente sul successivo sviluppo del pensiero musicale contemporaneo, e aprirono la strada, assieme ad altre opere fondamentali quali Inori (1974), al ciclo operistico di una vita, Licht

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