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Il caso / Barriera Nuova - Città Nuova / Foro Ulpiano

Tre case e una famiglia: un ”incubo” durato due anni

I figli adolescenti nella casa dei genitori, che devono alternarsi dandosi il 'cambio' anche tre volte a settimana. Una situazione di stallo che doveva essere temporanea ma si è protratta a causa della pandemia. Qualche giorno fa, l'epilogo tardivo

Una famiglia e tre case, in una delle quali abitano i figli in affido condiviso e, alternativamente, i genitori con "turni" da due o tre giorni ciascuno. Nel frattempo, sia la madre che il padre devono mantenere altre abitazioni per alloggiare quando non stanno coi figli. Una storia di affido condiviso in alternanza, modalità che raramente viene adottata nei casi di separazione. Una situazione temporanea, descritta da Trieste Prima nel marzo del 2021, che avrebbe dovuto durare pochi mesi ma si è protratta per due anni. Ora marito e moglie, nelle more del giudizio in Tribunale, hanno trovato un accordato e la madre abbandonerà la casa in comproprietà.

Il pregresso

Due anni fa il Tribunale, dopo la separazione, decide che saranno i genitori ad alternarsi e i figli a rimanere nella casa familiare. Tre appartamenti in tutto per gestire una famiglia, con relative perdite economiche per entrambe le parti e inevitabili rischi sanitari collegati alla pandemia, questione sollevata innanzi ai giudici e per la quale era stato proposto anche il ricorso in Cassazione. Il provvedimento in realtà doveva essere provvisorio tanto che, dopo qualche mese, la casa viene assegnata al padre per decisione del Tribunale. La madre impugna però il provvedimento in appello, che revoca tutto e dispone una consulenza tecnica; le procedure si prolungano a causa della pandemia e la consulenza impiega circa un anno a concludersi.

"Una terra di nessuno"

Uno stallo forzato in cui i minori, adolescenti, hanno dovuto soggiornare in una “terra di nessuno”, con i genitori quasi impossibilitati a rifarsi una vita e stringere nuove relazioni dopo la separazione. Madre e padre dovevano scambiarsi la casa anche tre volte a settimana, non di rado a orari impegnativi, anche all’alba, per venire incontro ai rispettivi turni di lavoro. La consulenza, a questo proposito, dà parere negativo a questa strana configurazione familiare, specificando che “tutto in casa è fermo ad un altro tempo”.

L'epilogo

Anche alla luce di questo documento le parti decidono concordemente che la madre lascerà la casa, la quale verrà assegnata al padre. L’impasse, tuttavia, si è protratto per due anni, lasciando conseguenze psicologiche ed economiche per tutti. Secondo quanto dichiara il padre, infatti "ho vissuto un incubo, la mia vita si è bloccata, non sono riusciuto a voltare completamente pagina come volevo. I miei figli non hanno ancora elaborato la separazione visto che per loro, in questi due anni, poco è cambiato rispetto a prima".

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