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Cronaca

Unioni Civili in Sala Bazlen, Davide Zotti: «Coppie gay discriminate ed umiliate da questa Giunta»

A prendere la parola il professor Davide Zotti che attacca il sindaco: «Mortificati dalla decisione della Giunta di relegarci in uno spazio diverso»

Claudio Bertocchi e Davide Zotti non ci stanno a celebrare la propria unione civile nella Sala Bobi Bazlen, scelta dal Comune come luogo delle cerimonie riservate alle unioni civili, respingendo la proposta al mittente.

Come noto, in un primo momento l'amministrazione comunale aveva riservato alle unioni civili l'ufficio addetto ai divorzi salvo poi fare un passo indietro, indicando la Sala in Palazzo Gopvecich come sede delle cerimonie, mantenendo peraltro i stessi costi della Sala Matrimoni di piazza Unità.

Da più parti l'amministrazione comunale è stata accusata di discriminazione verso le coppie omosessuali.

Zotti però non ci sta e continua il braccio di ferro con l'amministrazione comunale. di seguito il post con la lettera inviata il 10 ottobre agli uffici Comunali. 

«Il Comune - sottolinea Davide Zotti -  ci ha inviato una lettera chiedendoci se vogliamo prenotare la sala Bazlen per la nostra unione civile, indicando prezzi e modalità di pagamento. Ieri abbiamo inviato la nostra risposta che potete leggere qui sotto». davide zotti-2

Trieste, 10 ottobre 2016

Gent. sig. Sindaco Dipiazza, gent. dott.ssa Ghirardi,
con lettera del 29 settembre ci avete informato della possibilità di prenotare, entro il 10 c.m., la sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich per il giorno 15 c.m., data stabilita per la costituzione della nostra unione civile. Vi ricordiamo che inizialmente la data da noi indicata era il 3 settembre, mentre la data del 15 ottobre ci era stata proposta dall’Ufficiale dello Stato Civile, dott. Marco Sicco, che aveva verificato la disponibilità della sala matrimoni di Piazza Unità, dopo aver scartato tutti i sabati di settembre e i primi due di ottobre, in cui la sala risultava già impegnata. Solo sulla base di questa disponibilità, il 22 agosto avevamo accettato tale proposta e formalmente sottoscritto la dichiarazione di voler costituire l'unione civile. Nello stesso giorno, dopo poche ore e con nostro grande stupore, avevamo appreso dalla stampa che la Giunta aveva individuato la sala di Palazzo Gopcevich per la costituzione delle unioni civili.
Ci siamo sentiti letteralmente presi in giro da questa Amministrazione e mortificati dalla decisione della Giunta di relegarci in uno spazio diverso, lontano da quello previsto, che rimarca ulteriormente il trattamento diseguale riservato alla nostra famiglia che, vi ricordiamo, per il Comune di Trieste è già tale per vincolo affettivo da diversi anni dal punto di vista anagrafico.
Purtroppo signor Sindaco, differentemente da lei, noi tre settimane fa eravamo presenti alla discussione in Consiglio Comunale quando è stata affrontata la questione relativa alla costituzione delle unioni civili. E, tra le tante dichiarazioni, abbiamo ascoltato le gravi parole del consigliere Rescigno, capogruppo della sua Lista: in sostanza i cittadini di Trieste, secondo il consigliere, non sarebbero pronti a vedere una coppia di persone omosessuali unirsi civilmente e festeggiare tale unione in Piazza Unità. Le chiediamo: non siamo persone uguali alle altre, come vuole l’articolo 3 della nostra Costituzione? O forse il nostro orientamento sessuale ci rende meno persone, così “diverse” da risultare imbarazzanti alla vista nella piazza centrale di Trieste, dove si affaccia la sala matrimoni?
Più volte in quella seduta del Consiglio è stato detto da esponenti della sua maggioranza che la legge sulle unioni civili è una legge imperfetta e discriminante. La sua Giunta, decidendo di relegarci in uno spazio separato, ha fatto leva su questa “imperfezione” per discriminarci e per umiliare noi, i nostri parenti e amici che avrebbero voluto festeggiare serenamente con noi, senza subire lo stigma che ancora oggi le persone omosessuali devono sopportare in troppe occasioni.
È chiaro dunque che siamo costretti a non accettare una simile proposta che ci vedrebbe uguali agli altri solo nel pagamento del costo della sala, “in analogia a quanto previsto per i matrimoni civili”, come scrivete voi. Invece continueremo a chiedere l’utilizzo, “in analogia”, degli stessi spazi previsti per i matrimoni civili, come sta avvenendo negli altri comuni italiani, e a rifiutare qualsiasi forma di discriminazione che il Comune di Trieste intende mettere in atto nei nostri confronti, sempre fermamente decisi a non farci umiliare.

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