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Cronaca

Strage di Vergarolla, in arrivo un documentario: la "prima" a Pola il 30 agosto, poi in tv

A firmarlo è il regista bosniaco Arsen Oremovic che ha intervistato una sessantina di persone, ricostruendo le terribili esplosioni del 18 agosto 1946 che di fatto scatenarono l'esodo della popolazione italiana da Pola. Al lavoro per portarlo in Italia

A distanza di 74 anni, la strage di Vergarola diventa una serie tv. Dopo la prima assoluta all’interno del festival del cinema di Pola in programma all’arena il 30 agosto alle 22:30, il documentario realizzato dal regista bosniaco Arsen Oremovic e dal titolo “Mine na plazi – Vergarola” (Mine in spiaggia – Vergarolla) verrà trasmesso dai canali televisivi croati nella programmazione autunnale. Secondo quanto riporta La Voce del Popolo, quotidiano italiano di Fiume e dell’Istria, la produzione starebbe discutendo sulle possibilità di portarlo in futuro anche in Italia.  

I fatti

La tragedia del 18 agosto 1946 (con l’esplosione di mine nella zona della spiaggia di Vergarola ndr) vide la morte di almeno 65 persone e diede il la, dal punto di vista storico, alla diffusione del clima di paura tra la popolazione italiana di Pola. Di lì a poco, dopo la firma del Trattato di Pace di Parigi avvenuta il 10 febbraio 1947, la maggior parte dei polesani abbandonò tutto e, dopo aver svuotato la città, si rifugiò in Italia.

Negli attimi successivi a quella che documenti britannici recentemente desecretati indicano come responsabilità di un agente della polizia segreta di Tito – mentre dall’altra parte della barricata l’informativa dei carabinieri sulla quale si basano i documenti londinesi viene definita “parziale” – la vicenda più toccante che viene raccontata nel film è quella relativa al medico triestino che per primo giunse nella zona della spiaggia martoriata dalle esplosioni. 

Il medico 

Il dottor Geppino Micheletti (italianizzato dal tedesco Michelstadter ndr) prestò i propri servizi per poter operare i pazienti gravemente feriti dallo scoppio delle mine. Nella tragedia perse anche i suoi due figli e, come riportano le cronache, pur essendo a conoscenza del fatto, continuò senza sosta a lavorare. Un’immagine straziante che, anche in questo caso, ha toccato da vicino chi come Oremovic si è voluto confrontare con una delle pagine più discusse della memoria della Venezia Giulia.  

Tra silenzi e interpretazioni

Dopo quasi 80 anni di oblio, di rivendicazioni e di tesi controverse, ecco un documentario che racconta quella terribile tragedia. Per realizzarlo, Oremovic ha intervistato circa 60 persone lasciando che siano proprio gli addetti ai lavori a ricordare quel giorno d’estate in riva all’Adriatico. Tra essi, La Voce del Popolo ricorda Livio Dorigo, gli storici Darko Dukovski, Tea Conc, Raul Marsetic e Federico Tenca Montini, e testimoni come Claudio Bronzin, Giulio Ladavaz, Vera Plastic, Aldo Skira e Lino Vivoda).

"Senza puntare il dito contro nessuno"

Come riportato nella lunga intervista rilasciata al quotidiano di Fiume, il regista sottolinea come nel filmato vengano riportate “tutte le possibili varianti”. Dalla tesi dell’atto terroristico di matrice jugoslava, a quella che “potrebbe essere stata opera di un italiano che all’epoca in cui si sapeva che Pola sarebbe appartenuta alla Jugoslavia voleva sottolineare l’insostenibilità di quell’idea”, fino alla “disattenzione di qualcuno o per una serie di circostanze infauste” che aprirebbero ad una terza ipotesi, Oremovic afferma che il documentario lascia spazio a le diverse interpretazioni “senza puntare il dito contro nessuno”.

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