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Martedì, 16 Aprile 2024
Le richieste

Aggressioni a sanitari: "Le nostre richieste non cadano nel vuoto"

Una delegazione di tecnici del Sistema emergenza urgenza è stata ricevuta da rappresentanti del governo. Per il Friuli Venezia Giulia presente Manuel Cleva, referente per la Società italiana infermieri emergenza territoriale. "Durante la pandemia eravamo gli eroi, oggi siamo stati già dimenticati"

ROMA - Il governo ha incontrato i tecnici del Sistema di urgenza emergenza per discutere sul tema della violenza sul personale sanitario, fenomeno tristemente diffuso in tutta la penisola. In rappresentanza delle problematiche regionali è intervenuto Manuel Cleva, referente per la Società italiana infermieri emergenza territoriale. "In Italia - così Cleva - all'Inail nell'ultimo anno sono stati denunciati circa 11 mila infortuni sul lavoro, di cui circa 5 mila da parte del personale sanitario che, nella maggior parte dei casi, è risultato vittima di violenza. Il danno sulla spesa pubblica, secondo la delegazione che ha incontrato i rappresentanti dell'esecutivo a Roma, ammonterebbe a circa 34 milioni di euro, di fatto creando "enormi difficoltà" anche sull' assistenza diretta a causa delle numerose assenza del personale. 

Carenza di personale e violenze

In tutto il territorio nazionale mancano circa 70 mila infermieri e circa 20 mila hanno abbandonato l'Italia per recarsi ad esercitare la professione in altri paesi. "Una situazione tragica - sempre Cleva -, con il nostro sistema che vive un collasso totale". A risentirne maggiormente sono il mondo dell'urgenza emergenza, oltre a quello della psichiatria che è teatro di violenze ancora più numerose. "Le mani servono per curare - afferma Cleva - e se uno aggredisce il personale sanitario si toglie l'opportunità di avere a disposizione delle cure". Al tavolo con l'esecutivo, i rappresentanti del sistema sanitario hanno chiesto un "inasprimento delle pene, il riconoscimento di uno stato giuridico diverso rispetto all'attuale, nonché un riconoscimento economico a causa del carattere usurante del lavoro. "Durante la pandemia eravamo gli eroi, oggi più che mai siamo stati già dimenticati".

"Le richieste non cadano nel vuoto"

Una situazione aggravata anche dall'assenza di un supporto psicologico a favore del personale sanitario. "Nel sistema pubblico oggi parliamo di appena il 10 per cento. Troppo poco, evidentemente, per lo stress corellato ed il rischio del cosiddetto burn out". Migliore assistenza al cittadino, ma anche e soprattutto la garanzia di una maggiore sicurezza per gli operatori sanitari. "Si spera - ha concluso Cleva - che, dopo questo ennesimo appello da parte di chi è ogni giorno in prima linea, le richieste al governo non cadano nel vuoto".

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