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Cronaca

Walk, a Trieste nasce il progetto che raggruppa gli sconosciuti (camminando)

Organizzato dall'associazione terrafine e promosso dal Comune di Trieste, Walk è stato ideato dagli scenografi Elena Zamparutti e Francesco Cocco

Una camminata performativa collettiva su progetto creativo di Elena Zamparutti e Francesco Cocco e prodotta dall’associazione terrafine in coorganizzazione con il Comune di Trieste nelle giornate del 26 e 27 settembre. Un gruppo di sconosciuti è invitato a uscire dalla città e a raggiungere uno spazio esterno, nella natura. In questo luogo, privato delle barriere del suo quotidiano, il gruppo vive un’esperienza performativa di cammino, attraversamento, esplorazione, interazione e condivisione che porta a dilatare e plasmare consciamente la percezione del dello spazio, del tempo, di se e dell’Altro.

Attraverso lo spostamento fisico, e mediante l’accostamento di senso con elementi visivi e sonori appartenenti a mondi altri, vogliamo portare noi stessi e le persone al di fuori degli spazi della vita di ogni giorno: uscire da uno stato di sedentarietà non solo come atto fisico ma anche come azione mentale. L’atto del camminare in mezzo alla natura è stato infatti il primo modo dell’uomo per conoscere e plasmare il mondo. Prima di tracciare il mondo con l’architettura è stato il fatto stesso di percorrerlo a modificarne la percezione e la forma.

L’azione del camminare ha un doppio valore di lettura dello spazio e di scrittura dello stesso. Il corpo in questo processo può essere considerato non solo uno strumento percettivo ma anche uno strumento di disegno e creazione. Il processo è pensato per portare in più modi l’uomo al di fuori della realtà ordinaria per arrivare ad una conoscenza più profonda di sé e ad una libertà di comunione con l’altro e con noi.

L'iniziativa

La performance si è svolta il 26 e il 27 settembre presso il Bosco Bazzoni di Basovizza. Nel corso delle due giornate cinque gruppi di spettatori-partecipanti sono stati guidati all’interno del bosco attraverso un percorso della durata di 120 minuti all’interno del quale si sono susseguiti momenti di cammino, ascolto di materiali audio sullo sfondo del paesaggio naturale, installazioni e interventi costruiti attorno agli elementi del bosco, interventi di performance musicali e visive, momenti azione collettiva, momenti di condivisione e dialogo diretto su argomenti personali e profondi.

Il pubblico è stato trasportato in dimensioni altre dalla realtà verso nuovi modi per conoscere lo spazio che lo circonda, se stesso e l’Altro. Nonostante le previsioni meteo non fossero incoraggianti tutte le repliche si sono svolte come da programma registrando una piena affluenza di pubblico che ha partecipato con trasporto all’iniziativa e dimostrato di apprezzarla a pieno e non si è scoraggiato di fronte a momenti di leggera pioggia.

Gli ideatori

Elena Zamparutti e Francesco Cocco scenografi formati rispettivamente all’Accademia di Belle Arti di Brera e all’Accademia di Belle Arti di Venezia attivi nel teatro d’opera in Italia e all’estero. Entrambi vincitori di due diverse edizioni del Dutch Opera Design Award della DNO di Amsterdam. Si incontrano per la prima volta nel 2016 alla Biennale College Teatro di Venezia durante il workshop tenuto da Stefan Kaegi dei Rimini Protokoll. Il teatro documentario dei Rimini Protokoll li porta verso l’inizio di una ricerca sulla performance e su forme di teatro ibrido. Seguono entrambi alla Biennale l’anno seguente il workshop di Katrin Brack, Leone d’oro alla carriera come scenografa. Da questo incontro iniziano a lavorare sulla scenografia come mezzo performativo e significante.

E' il primo progetto performativo comune presentato e realizzato durante la Quadriennale di Praga del 2019 che esplora il tema del processo creativo e ispirato al mito di Sisifo nell’interpretazione di Albert Camus. Attualmente proseguono la loro ricerca verso una serie di progetti incentrati sulla figura mitologica di Prometeo e sul tema dell’oggetto significante come strumento narrativo. Il loro lavoro indaga il rapporto diretto tra estetica e drammaturgia e crede nella fluidità e nell’interscambio tra diverse forme d’arte ponendo al centro il dialogo tra corpo, oggetto, spazio e spettatore.

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