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Cronaca

Wärtsilä: Sasha Colautti resta a Trieste dopo 89 giorni di sciopero

Il sindacalista Usb: «1200 manifestanti, 6 proteste tra Taranto, Genova, Napoli, Pavia, 3 interrogazioni parlamentari, 2 interpellanze urgenti hanno riportato il mio posto di lavoro a Trieste»

Sasha Colautti non sarà trasferito a Taranto ma rimarrà a Trieste: il risultato di lunghe battaglie che hanno coinvolto più istituzioni e città italiane. Il 35enne specializzato nella mansione di "service technician", aveva ricevuto un ordine di trasferimento a Taranto da parte dell'azienda dopo aver lasciato il sindacato, la Fiom, per passare all'Usb. «"La lotta paga" - dichiara Colautti su Facebook -: Ho sentito e ripetuto io stesso questa frase centinaia e centinaia di volte: ed è vera, verissima: 89 giorni di sciopero ed un presidio durato mesi nel caldo estivo, una manifestazione nazionale che ha portato a Trieste 1200 persone da tutta Italia (vi abbraccerei uno ad uno!) 6 proteste tra Taranto, Genova, Napoli, Pavia e decine di appelli e comunicazioni di solidarietà. 3 interrogazioni parlamentari, 2 interpellanze urgenti (grazie Lorenzo Battista e Serena Pellegrino). Questi sono i numeri che hanno riportato il mio posto di lavoro a Trieste».

«Ringrazio ovviamente USB - dichiara il sindacalista -, i compagni che mi hanno sostenuto ogni giorno (Alexander Vecchiet, Fabio Barbo, Silvia Di Fonzo Carlo Tomei) e tutti quelli che mi sono stati vicini con un gesto, con una parola o col pensiero. Grazie a Nicola Sponza il nostro super avvocato. Intanto dico che il grande percorso di lotta e mobilitazione ha portato al riconoscimento da parte di Wartsila Italia della nostra organizzazione sindacale; con la sottoscrizione di un accordo di “normalizzazione” del rapporto con USB contenente il riconoscimento da parte dell'azienda di prerogative sindacali che fino a ieri venivano negate alla nostra organizzazione. Questo per me, che fino dall'inizio ho rivendicato che questa situazione che mi ha colpito non era personale ma riguardava la difesa dei diritti e delle libertà sindacali è sicuramente la cosa più importante».

«Ringrazio infine i soggetti istituzionali coinvolti nel mio caso. Hanno portato l'autorità portuale ad intervenire in maniera determinante nella mia vicenda. Rimossa infatti la mia pregiudiziale sul riconoscimento di USB in azienda, questo intervento ha messo direttamente in campo un percorso a conferma del mio reimpiego a Trieste a condizioni identiche se non superiori ed in un insieme di garanzie che mi hanno permesso di chiudere nel modo più congruo il rapporto con Wartsila Italia. Io "ritorno" a Trieste dalla mia famiglia, USB entra nella mia fabbrica! Vi abbraccio tutti, anche quelli che hanno parlato e continueranno a parlarne male. Infine ringrazio la mia famiglia, che mi ha sostenuto ed ha sopportato a causa mia mesi di privazioni. I miei figli, mia moglie Erica. Vi amo».

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