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Tutti contro Wartsila / San Dorligo della Valle - Dolina

Furia sindacati: "Vogliono chiudere tutto, è una grande bugia"

Sono durissime le parole che Cgil, Cisl e Uil usano per denunciare la decisione della Wartsila di cessare la produzione nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, a Trieste

TRIESTE - La "grande bugia". Per i sindacati c'è puzza di marcio dietro alla dichiarazione di esubero di Wartsila. Viene definita inaccettabile e, per la Cgil, cela la volontà di "chiusura totale dello stabilimento". Oltre a quella che anche il governatore Fedriga ha indicato alla stregua di una "menzogna", per il sindacato l'azienda finlandese tradisce Trieste e l’Italia. "Sul versante occupazionale sono a rischio immediato 450 addetti - così la nota -, oltre ai 400 posti di lavoro dell’indotto. La forza lavoro tra diretti e indiretti attualmente occupa 1500 persone". 

Le parole della Cgil e della Uil

Per il segretario Michele Piga il "tanto decantato momento magico di Trieste non esiste". Menzionando la necessità di un impegno di "tutte le forze politiche e sociali per denunciare la reale situazione economica e occupazionale delle cittadine e dei cittadini", si fa largo l'idea di una grande manifestazione a sostegno del comparto industriale. "Regione, Confindustria e altre realtà sono consapevoli della drammatica fase che stiamo vivendo, per questo serve una risposta coesa". Anche per Uil promette battaglia. "Non accetteremo mai e poi mai questi esuberi sul nostro territorio” queste le prima parole del segretario generale Fvg, Matteo Zorn. "La crescita dei costi - secondo Zorn - è una scusa". 

"Sciacallaggio"

Alle parole del segretario regionale fanno eco quelle di Antonio Rodà, ai vertici della segreteria provinciale. “La situazione è ancora più grave perché vi sono i 450 esuberi, ma vi sono altrettanti lavoratori dell’indotto di che con la chiusura rischiano la strada. Quindi tra i metalmeccanici a Trieste in questo momento a rischio sono in realtà un migliaio, tra Wartsila e Flex”. L'operazione dell'azienda finlandese, secondo Rodà, è “sciacallaggio” di una multinazionale che, a differenza della Flex, ha percepito qui notevoli incentivi e contributi pubblici, e ora chiude completamente la produzione in uno stabilimento che produceva motori ben prima del suo arrivo a Trieste”."Chiediamo subito conto all’azienda di questa grave scelta - così invece la Cisl - e chiediamo l’attivazione di tutti i tavoli regionali e nazionali, per contrastare questa decisione e per far cambiare posizione alla multinazionale". Sarà un'estate calda, a Bagnoli della Rosandra. 

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