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Martedì, 23 Aprile 2024
Gli affari sono affari

La guerra non ferma gli affari: tra Fvg e oltre confine ecco le aziende che sono rimaste in Russia

L'università di Yale continua ad aggiornare la lunga lista di aziende sulla base del comportamento tenuto nei confronti del conflitto. Tra chi ha stabilimenti operativi, chi continua a vendere e chi prende tempo, quali sono i gruppi presenti in regione e tra l'Austria e la Slovenia

Business as usual. Tra le reazioni prodotte dall’invasione russa dell’Ucraina non c’è solo l’abbandono di quel mercato da parte di multinazionali e aziende, ma anche e soprattutto chi ha deciso di continuare a fare affari con Mosca. Nel liberismo globalizzato e imbevuto di capitalismo i fatturati sono fondamentali. Poco importa se c’è una guerra e a morire, in prevalenza e come in ogni conflitto, sono i civili. Quando si tratta di consumare – che a differenza del nutrirsi non è bisogno primario – anche in Friuli Venezia Giulia e oltre confine ci sono centri commerciali, grandi punti vendita o filiali dove si possono incontrare quei marchi che hanno deciso di rimanere in Russia. Tra catene, istituti bancari ed aneddoti, la lista è più lunga di quella che si pensi.

A svelarla è uno studio condotto dalla Yale University che ha prodotto un database (continuamente aggiornato) dove è possibile controllare la presenza delle aziende in Russia. Nella sezione inizialmente contrassegnata dal bollino rosso (vale a dire quella che include le aziende che non hanno mutato atteggiamento commerciale) ci sono numerose attività. Scavando e collegando i punti si ottiene una figura che non lascia scampo agli idealisti: non c’è modo, infatti, di sottrarsi a quella ramificazione che la globalizzazione ha creato e in quella lista potrebbero esserci anche negozi diventati, per noi e nel corso del tempo, punti di riferimento rionale.

Nella destra Tagliamento

A San Vito al Tagliamento opera Kronospan, multinazionale austriaca che produce laminati e pannelli. Nelle settimane scorse era finita nel mirino di alcune forze politiche di opposizione in Consiglio regionale per il progetto di ampliamento della sede in località Ponte Rosso che, come denunciato, “nulla ha a che fare con il modello di sviluppo sostenibile fondato sulle filiere locali e sull’economia circolare”. Kronospan, secondo la lista pubblicata dall’università del Connecticut, continua tranquillamente ad operare in Russia. Tra San Vito al Tagliamento e Fanna di Pordenone ci sono poco più di 40 chilometri. Qui, in località Pedris (dove c’è la zona industriale) esiste il cementificio di prorpietà della Buzzi Unicem, azienda italiana che continua ad operare e a fare affari con la Russia e che nella penisola gestisce altri dieci impianti.  A livello regionale l’azienda era sorta agli onori delle cronache nel febbraio di quest’anno quando la Procura di Trieste aveva notificato al direttore dello stabilimento (dove nel 2020 erano impiegate direttamente 75 maestranze) e agli amministratori delegati aziendali “un avviso di conclusione delle indagini preliminari relativo a presunte violazioni in materia ambientale”.

Calzature, conti in banca e salute

Il colosso dell’abbigliamento in Friuli Venezia Giulia ha 14 punti di vendita. A Trieste sono tre i negozi, mentre oltre confine (a Capodistria) sono due. L’azienda fondata da Sandro Veronesi negli anni Ottanta oggi conta oltre 30 mila dipendenti in tutto il mondo e nel 2018 ha chiuso con un fatturato di 2,3 miliardi di euro. Nella lista di Yale, Geox (che ha un negozio in piazza Unità d’Italia) è tra le aziende che “prende tempo”: da un lato ha sospeso i nuovi investimenti ma dall’altro continua a portare avanti determinati affari. Nel settore finanziario Unicredit è ancora presente in Russia (in Friuli Venezia Giulia non si contano le filiali e gli interessi), mentre la De Cecco – nonostante l’enorme crisi che nelle prossime settimane esploderà come conseguenza del blocco del grano – continua a vendere e ad operare come se niente fosse (azienda che troviamo in ogni supermercato). La multinazionale francese Leroy Merlin possiede un centro commerciale a Udine e non ha bloccato le operazioni. Qualche settimana fa presso il molo IV del Porto vecchio di Trieste si è tenuto un convegno internazionale sulle malattie cardiovascolari, ripreso da tutti gli organi di stampa. L’evento co-presieduto dal luminare dottor Gianfranco Sinagra è stato organizzato dalla Fondazione del gruppo Menarini, importante azienda napoletana nel campo della ricerca medico-scientifica che, sempre secondo la lista di Yale, ha ancora un impianto operativo in Russia.

Oltre confine: Slovenia e Austria

A guardare verso est poi si scopre che tra Austria e Slovenia sono numerose le aziende che, a differenza di un certo occidente, vanno dritte per la loro strada. Gorenje è azienda che produce elettrodomestici (quarta in Europa) con sede a Velenje, nel nord del Paese. La proprietà è cinese e del colosso Hisense. L’azienda fattura oltre 18 miliardi di dollari, ha un utile utile netto di quasi 1,3 miliardi e ha sede a Tsingtao. La curiosità è che l’azienda ha sponsorizzato il campionato europeo under 21 che si è tenuto in Italia nel 2019 e che, tra le altre, ha visto coinvolto anche lo stadio Nereo Rocco di Trieste.

Ci sono poi Alpina Ziri (che distribuisce scarpe in Russia, con il negozio più vicino a Trieste che si trova a Sesana), l’azienda Krka Group di Novo Mesto (opera nel settore farmaceutico e continua ad operare in Russia) e l’austriaca Egger che realizza arredamento d’interni: i suoi prodotti si trovano in diversi punti vendita della zona industriale di Trieste. Il mercato globale ha cancellato ogni traccia di riconoscibilità – e di consapevolezza del consumatore stesso. Così, nella lista delle aziende operanti in Russia emergono due esempi che, seppure sotto gli occhi di tutti, potrebbero rimanere conosciuti solo agli addetti ai lavori. Parliamo della slovena Duol (con sede vicino a Lubiana) che realizza coperture per impianti sportivi e che nel 2015 ha lavorato alla copertura inserita nel centro sportivo Bruseschi dell’Udinese Calcio; l’altro esempio è quella della Riko, azienda slovena specializzata nella costruzione di strutture in legno e che tempo fa ha realizzato, a firma dell’architetto Ermanno Simonatti, l’edificio a fianco del Mib di San Luigi. Infine, tra le aziende italiane che hanno deciso di ritirarsi completamente dal mercato russo c'è la triestina Generali. 

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