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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Economia, convegno (LN) "Trieste cuore della Mitteleuropa: così ripartono economia e imprese"

Al San Marco il convegno organizzato dalla Lega per discutere di temi caldi: accesso al credito, eccesso di burocrazia e regime di concorrenza nel mercato libero. Presenti l'economista Claudio Borghi, il presidente dell'Aspt Stefano Visintin e la vicepresidente di Confartigianato Maura Romanelli

Il sempre più difficile accesso al credito per privati e imprese, l'eccesso di burocrazia, il regime di concorrenza nel mercato comune: questi i principali temi trattati oggi al convegno "Trieste cuore della Mitteleuropa: così ripartono economia e imprese", organizzato dalla Lega Nord Trieste al caffè San Marco alla presenza dell'economista e consigliere regionale in Toscana Claudio Borghi, del presidente dell'Associazione Spedizionieri del Porto di Trieste Stefano Visintin e della vicepresidente di Confartigianato Maura Romanelli. Incalzati dalla giornalista di Tv Koper-Capodistria Silvia Stern, gli ospiti hanno offerto il loro punto di vista per uscire dalla crisi e restituire alla città il ruolo di pontile della Mitteleuropa.

«La città - ha spiegato lo stesso rappresentante degli Spedizionieri - ha delle opportunità enormi rispetto al resto del Paese, eppure l'atteggiamento della mano pubblica nei confronti della cultura d'impresa, attraverso meccanismi che impediscono di produrre reddito e valore aggiunto, risulta spesso scoraggiante. L'assenza di incentivi a tutela del sistema produttivo italiano fa sì che esso abdichi in favore di fornitori e clienti stranieri. Snellire la burocrazia e lavorare affinché gli operatori possano modificare i termini di resa sarebbero due elementi imprescindibili su cui fare leva, assieme al rilancio del regime di punto franco attraverso l'emanazione dei decreti ministeriali che ne permettano una piena applicazione e il potenziamento nella gestione delle reti infrastrutturali già presenti».

Parole largamente condivise da Maura Romanelli, soffermatasi sul paragone tra la nostra realtà e la Slovenia. «Una lotta impari - ha spiegato - dovuta al minor costo del lavoro e delle materie prime di cui possono beneficiare i nostri vicini di casa. E se a questo aggiungiamo la difficoltà nell'accesso al credito, nonostante gli sforzi profusi da Confidi, appare evidente come le prospettive di crescita possano ridursi al lumicino».
La risposta, secondo Borghi, va pertanto trovata nelle soluzioni condivise. «Il sistema oggi ci dà la libertà non più di rispettare la volontà dei cittadini ma di asservirci alle imposizioni altrui: se non usciamo da questo vortice, a cui concorrono i vizi della moneta unica e di un mercato comune che ha eliminato ogni valore aggiunto determinato dalla presenza dei confini, rimarremo inevitabilmente schiacciati». borghi-2

«Il problema fiscale è piuttosto intricato - ha spiegato l'economista della Lega - poiché se da un lato è vero che riducendo le tasse incrementeremmo i consumi, dall'altro è inoppugnabile che tali denari, specie nelle zone di confine, verrebbero ugualmente spesi all'estero. E se in questo contesto inseriamo il discorso delle banche, che oggi non fanno più credito per l'alta insolvibilità dei privati, comprendiamo facilmente come le prospettive di rilancio non possano e non debbano partire dalla Bce bensì da nuove convincenti e rivoluzionarie politiche economiche nazionali».

«Un'Europa - così ancora Borghi - che restituisce all'Italia meno del 50% di ciò che incassa come quota di adesione annuale non deve essere più messa nelle condizioni di tenere il cappio al collo dei cittadini. La ricchezza sta dunque nelle frontiere e nel loro controllo, oltre che nella riacquisizione della sovranità perduta: gli esempi di Gran Bretagna e Polonia parlano chiaro su come l'assenza di una moneta unica non abbia minimamente inciso sulla loro competitività. E, in questa cornice, una città di confine come Trieste - ha concluso Borghi - non può che trarre vantaggio dalla propria condizione naturale e dal regime fiscale ereditato dall'Impero e garantito dal Trattato di Parigi».

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