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Economia

Trieste dice addio alla Sertubi, Jindal licenzia 51 lavoratori

Dopo lo sciopero del 22 agosto scorso durante la quale i sindacati avevano denunciato l'imminente chiusura della produzione triestina, ecco l'annuncio ufficiale. Gavagnin (Cisl): "Titoli di coda". Debora Serracchiani: "Se non si ferma la crisi industriale, il declino di Trieste questione di tempo"

Trieste dice addio alla Sertubi. L'annuncio ufficiale è arrivato ieri 15 novembre da parte della proprietà indiana della Jindal Saw con pesanti conseguenze dal punto di vista occupazionale. La chiusura dell'attività produce infatti la perdita di 51 posti di lavoro, un duro colpo per l'economia cittadina, alle prese con una preoccupante crisi industriale "denunciata" da tempo dalle sigle sindacali che ieri hanno manifestato in piazza Unità d'Italia. In piedi rimane solamente un piccolo presidio commerciale, composto da 12 dipendenti. 

"Titoli di coda", così Gavagnin della Cisl

"Oggi calano per l’ennesima volta i titoli di coda per un’azienda del territorio" ha scritto in un post sul proprio profilo Facebook Alessandro Gavagnin, sindacalista Cisl. Una vicenda di cui gli stessi sindacati erano a conoscenza da tempo. "A novembre, questo unico impianto di produzione di tubi in ghisa in Italia, chiuderà", queste le parole dei rappresentanti lo scorso 22 agosto quando davanti ai cancelli dell'azienda gli operai avevano incrociato le braccia. 

Le speranze del 22 agosto

Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza in quell'occasione era intervenuto assieme ad altri esponenti politici triestini e aveva espresso solidarietà affermando che "però non basta. Ci muoveremo insieme per soluzioni che sono complicate". Questa mattina infine la presa di posizione della deputata del Partito Democratico Debora Serracchiani. "La fine dell'attività produttiva della Sertubi è la sconfitta di un sistema e un avviso potente per Trieste: o si ferma questo contagio di crisi industriali oppure il declino del capoluogo regionale sarà questione di tempo".

"Dobbiamo metterci la faccia"

"Nessuno si illuda che porto, turismo, logistica bastino a sostenere la crescita di Trieste: gli stessi servizi si dileguano quando manca un tessuto produttivo". La dem si chiede "se sia stato fatto tutto per evitare il peggio. Mi chiedo se chi è venuto dopo di me ha smesso di combattere in prima persona le battaglie per l'industria, lasciando all'assessore al Lavoro il compito ingrato di accompagnare le chiusure. La solidarietà verso i lavoratori che hanno perso il posto e quelli che rischiano di perderlo dobbiamo cominciare a dimostrarla tutti quanti mettendoci la faccia. Anche se la cosa è scomoda". 

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