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Il brillante ed emozionante Liszt di Giuseppe Albanese

Il successo del secondo concerto della Stagione sinfonica del Teatro Verdi di Trieste. La recensione di Dejan Bozovic

Due letture tanto belle ed appassionati quanto ponderate ed intelligenti, segnate da un virtuosismo alimentato da vigorose emozioni e, equamente, dai sentimenti espressi con eleganza e suggestività virtuosistica: Giuseppe Albanese esegue il Primo concerto in mi bemolle maggiore ed il Secondo concerto in la maggiore di Liszt esaltando in maniera impeccabile tutti gli aspetti delle partiture, meritandosi, evidentemente, le ovazioni del pubblico approdato al secondo appuntamento della Stagione sinfonica del “Verdi” triestino, nonché il sobrio commento di una signora la quale, con pacatezza propria degli esperti, ha dichiarato che probabilmente non sia possibile suonare meglio i suddetti brani.

La rigogliosa vena brillante del pianista calabrese gli concede una squisita libertà interpretativa, posizionando la scrittura lisztiana in una dimensione dove ogni smagliante sfoggio tecnico assume ben precisi valori semantici e la narrazione si evolve attraverso un'architettura sinuosa, vitale e cangiante, nondimeno inappuntabilmente compatta nella sua unicità, coerente alle intenzioni del compositore. La tensione progredisce in crescendo continuo, ogni frase successiva si attende con una stimolante curiosità e spesso la sola grazia di alcune idee riesce a generare un impatto toccante, ma se di commozione vogliamo parlare, pensiamo soprattutto al splendidamente suonato Quasi adagio dal Primo concerto.

Ravel, Debussy e Roussel per il terzo Concerto del Verdi 

Il successo lo suggellano i due dilettevoli, tra loro molto diversi fuori programma, Notturno per la mano sinistra di Scriabin e Preludio op.6 n.24 di Denis Zardi, un virtuosistico e riuscito perpetuum mobile contemporaneo di ispirazione tardo ottocentesca. Fortunatamente, Albanese può contare sull'ottima forma dell'Orchestra del Teatro Verdi, che si prodiga nel colloquiare precisamente e sentitamente con il solista il quale trova dei dialoganti eccezionali in Tullio Zorzet (primo violoncello), Stefano Torcellan (primo clarinetto) e Elia Vigolo (primo violino di spalla).

Nella stessa misura si distinguono gli altri professori impegnati negli assolo e un plauso infine va agli ottoni, questa volta esemplarmente puntuali. Silvia Spinnato è un maestro di onesto mestiere e, tralasciando una non particolarmente incisiva esecuzione della poco accattivante Ouverture dall'opera Genoveva di Schumann, ci soffermiamo sulla sua solida e convincente esegesi del Preludio al Parsifal di Wagner, magari priva di enfasi emotiva e ampiezza coloristica, tuttavia pura, limpida e molto apprezzata dalla platea. Certamente, impossibile non notare che la Spinnato trova un marcato appoggio nella capacità di Elia Vigolo e, durante i due Concerti, dello stesso Albanese di dare inequivocabili e risoluti suggerimenti all'organico.

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