"Ariston Cineclub" continua con la rassegna dei migliori classici
Prosegue al Cinema Ariston, nell'ambito della rassegna "Ariston Cineclub", la programmazione di classici restaurati del ciclo "Il cinema ritrovato", organizzata in esclusiva per Trieste da La Cappella Underground in collaborazione con la Cineteca di Bologna.
Il mese di febbraio sarà dedicato ad un doppio omaggio al Francesco Rosi, maestro del cinema italiano scomparso il mese scorso, il cui il cinema è stato testimonianza di vicende nevralgiche della vita italiana, dove i silenzi spesso avevano la meglio sulla verità, e dove la collusione di legge e malavita dettava i labirinti delle trame di potere.
Lunedì 9 febbraio in calendario "Le mani sulla città" (1963), in edizione restaurata da CSC - Cineteca Nazionale, in programma alle ore 16.30, 18.45 e 21.00. Sceneggiato da Rosi insieme all'amico di una vita, lo scrittore Raffaele La Capria, il film mette in scena la Napoli degli anni di ricostruzione come scacchiera del potere corrotto. All'inizio c'è il crollo di un immobile e l'apparente caduta in disgrazia d'un costruttore: che però sa molto bene come ci si muove, come si compra e ci si vende tra i banchi della politica locale, e stringendo molte mani sporche viene nominato assessore all'edilizia.
Un racconto di snodi sottili, di ipocrisie di non immediata decifrazione, ma se "Salvatore Giuliano" era "un cono d'ombra" (Michel Ciment) "Le mani sulla città" è alla fine una parabola lampante sulla politica come arte della presa di potere: «Volevo continuare il discorso sul potere iniziato con "Salvatore Giuliano". Mettere in evidenza quelle che erano le collusioni tra i vari poteri, tra potere economico e potere politico, rendere chiaro come una città fosse regolata da questo rapporto, da questo intrico di interessi che mescolavano in maniera molto oscura, e anche molto chiara, la politica con l'economia» (Francesco Rosi).
Lunedì 16 febbraio il secondo titolo in calendario è "Salvatore Giuliano" (Italia, 1961) in edizione restaurata in digitale 2K, in programma alle ore 16.30, 18.45 e 21.00. Il capolavoro politico del cinema italiano è un film in forma d'enigma, tessuto narrativo crivellato di buchi, cinema-verità senza verità possibile. Al centro, un uomo senza volto. Tutto è concreto e allucinato, il realismo è rigore visionario. La forma è conturbante, disorientante, quasi borgesiana; intanto Rosi non molla il colpo un istante, incalzando e interrogando, attraverso la storia del bandito separatista (poi venduto alla mafia del latifondo) Salvatore Giuliano, l'Italia tra guerra e dopoguerra, gli incroci tra poteri legali e illegali, la truce e melmosa nascita d'una nazione.
«Il mio scopo era la tragedia umana scaturita dai rapporti tra Giuliano e gli altri siciliani, tra Giuliano e i carabinieri, tra Giuliano e la vera politica italiana di quell'epoca. Il primo dei misteri italiani, l'uccisione di Salvatore Giuliano, e la prima strage politica, Portella della Ginestra, sono ancora in parte rimasti misteri» (Francesco Rosi). Il film favorì l'istituzione della Commissione nazionale d'inchiesta sulla mafia.