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“L'osmiza sul mare”, il nuovo libro di Diego Manna

Domenica 11 dicembre, alle ore 18.30 presso il Circolo Culturale D-Sotto in via Bernini 2 a Trieste, verrà presentato “L'Osmiza sul mare”, il nuovo libro di Diego Manna

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Domenica 11 dicembre, alle ore 18.30 presso il Circolo Culturale D-Sotto in via Bernini 2 a Trieste, verrà presentato "L'Osmiza sul mare", il nuovo libro di Diego Manna, già autore della serie Monon Behavior, delle Ciclomaldobrie e del gioco FRICO. Il fulcro del libro, impreziosito dall'illustrazione di copertina di Erika Ronchin, è un'osmiza, quel luogo particolare in cui si vendono e consumano vino e prodotti locali, dove i triestini adorano trascorrere il proprio tempo, godendo della compagnia reciproca mentre tutto il resto sembra di colpo perdere importanza, come per magia. Protagonisti ventitré personaggi, ciascuno con la propria storia da raccontare. C'è l'oste, che ci farà conoscere Arsalan, un genio della lampada alle prese con la burocrazia dei tempi moderni. C'è il tavolo dei vecchi, che ci ricorderanno di come si stava meglio quando si stava peggio, con i loro racconti ambientati nelle città di Nosepolis, di Bondeifemo e di Ranzidazzo, o con la divertente missione degli alieni Magnamocoly e Colpan, che dovranno affrontare la tanto temuta natura del pianeta Terra. C'è il tavolo dei giovani poeti, narratori di sognanti storie d'amore tra zanzare, lampadine, cavallucci marini, sole, luna, tuoni e saette. Ci sono i viaggiatori, un ciclista, un motociclista e un marinaio, che ci farà fantasticare con la leggenda di Julian Raven, pirata arciere capace di affondare le navi nemiche con una sola freccia. C'è il tavolo degli scienziati studiosi dell'evoluzione della natura umana, del cervello, del rapporto di questo col vino e di come Gesù sia riuscito a musicare tutto il processo della Creazione. E c'è infine il trespolo dei gabbiani, o dei cocai, affascinati dalle leonesse e dagli oranghi particolarmente saggi, perché anche gli animali, a Trieste, hanno sempre una bella storia da condividere. Risate, lacrime, pensieri, filosofia, demenza senile, crisi adolescenziali, vino, pane e formaggio. Tutto questo ci attende nell'Osmiza sul mare, libro che riporta alla mente, anche nel chiaro omaggio del titolo, il bar sotto il mare di Stefano Benni. Al termine della presentazione è previsto un piccolo rinfresco "stile osmiza", preparato dall'osmiza amici del KK Adria di Longera. Diego Manna nasce a Trieste il 4 marzo 1979. Dopo la laurea in biologia, decide di applicare metodo e linguaggio scientifico anche allo studio delle peculiarità triestine, pubblicando la divertente trilogia Monon Behavior (2009), Monon Behavior Ciu (2009) e Tre volte Monon Behavior (2010). Dalla sua passione per i viaggi in bici nascono poi le tre ciclomaldobrie, Zinque bici, do veci e una galina con do teste (2012), Polska... rivemo! (2013), impreziositi dal tocco artistico di Michele Zazzara, e Zinque bici e un amaro Montenegro (2015). L'animo giocoso trova infine sfogo in FRICO (2014), gioco culturale di campanilismo ironico tra Trieste e Udine per la conquista del Friuli Venezia Giulia, realizzato assieme a Erika Ronchin. ESTRATTO LA LEONESSA E LA PALESTRA - Il racconto del cocal più vecchio La leonessa si svegliò, come ogni giorno. Uscì di casa, con l'intento di puntare la solita gazzella più panzona del branco. Una dura mattinata di caccia, per portare a casa da mangiare per tutti. Sulla strada, incrociò un'altra leonessa. Questa si stupì nel vederla ancora andare a caccia. - Ma dai, - le disse - pensavo che ormai tutte andassero a comprarsi le gazzelle già disossate alla bottega magnativa degli ippopotami. Mi vuoi dire che tu cacci ancora? Fai tutta quella fatica, quelle corse? - Certo, - rispose la leonessa - non avrei come pagare una gazzella già cacciata e disossata, in fondo è ciò per cui siamo nate, lo facciamo da sempre. - Ah, ma come sei retrò! - apostrofò l'altra - Io mi sto recando giusto ora al mio lavoro. Spello banane agli scimpanzé, in modo che non debbano faticare a farlo loro. Seduta, tranquilla, tutto il giorno. Niente più fatica. Con quello che guadagno, poi, la sera mi compro la mia bella gazzella già disossata dagli ippopotami e così porto a casa da mangiare per tutti. Senza fare tutte le corse che fai tu e con anche qualche soldo che mi avanza. - E cosa fai con i soldi che ti avanzano? - chiese la leonessa, curiosa. - Ah, sai, da quando faccio questa vita sedentaria ho messo su un po' di culone e di gambazze. E quindi, nel tempo libero che mi rimane, posso pagarmi la palestra dei fenicotteri, e guarda che silhouette invidiabile sfoggio! - La palestra dei fenicotteri? Ma è lontana! Devi camminare tantissimo per arrivarci! - Camminare? Ma scherzi? Posso permettermi anche di prendere il giraffabus senza problemi! Se voglio camminare poi vado sul tapiro-roulant, non sono mica scema! La leonessa proseguì sui suoi passi. Arrivò alla pozza d'acqua e si specchiò. E vide che la sua silhouette non aveva nulla da invidiare all'altra, anzi, era ben più prestante. Si nascose tra l'erba, paziente. Attese l'arrivo delle gazzelle. Tese l'agguato, le rincorse, consumando le stesse calorie che l'altra leonessa avrebbe consumato la sera, in palestra. Catturò la gazzella più panzona, la portò a casa, la disossò e se la mangiò assieme alla sua famiglia. Nel tempo libero che le rimase, mentre l'altra leonessa era impegnata nello zumba rassodante delle zebre, lei si godette lo spettacolo comico delle iene ridens, che da sempre intrattenevano tutta la savana in cambio degli avanzi dei loro pasti. Leoni, ghepardi, gazzelle superstiti, scimmiette, tutti assieme attorno al fuoco, in compagnia, nell'attesa di svegliarsi e affrontare il nuovo giorno. Durante l'intervallo comparve sulla scena un orango, che, un attimo prima di svanire misteriosamente, sentenziò: - La morale di questa storia è che a volte, sovrappensiero, rischiamo di affogare nel turbine delle necessità acquisite, forse perdendo di vista le cose di cui abbiamo veramente bisogno.

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