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La recensione

Il 19enne Ettore Pagano trionfa nella sublime ed esigente partitura di Šostakovič

Nel quinto concerto della stagione, il celebre maestro Frédéric Chaslin dirige l'Orchestra del Teatro Verdi in ottima forma

Forse sarebbe doveroso iniziare le riflessioni sul quinto concerto della Stagione sinfonica del Verdi – memorabile da ogni punto di vista, va detto subito – dedicando l'incipit al celeberrimo e poliedrico maestro Frédéric Chaslin, ma ci sono alcuni plausibili motivi per eludere tale scontata cortesia. Per cominciare, la bravura dell'artista francese è da decenni ormai apprezzata in tutto il mondo, e per quanto entusiasmante possa essere, certamente non arriva come una sorpresa. La maturità, acutezza e virtuosità interpretativa del diciannovenne Ettore Pagano, invece, superano persino le più ottimistiche attese.

Tra tante bellezze trascendentali, umane, poetiche e ribelli che la brillante lettura del giovane romano estrapola da quel capolavoro che è il Primo concerto per violoncello e orchestra di Šostakovič, come momento più emozionante si erige la sublime Cadenza. L'archeggio letteralmente sospende il fiato, fluttuando soave, oppure inquieto, secondo i puntualmente assecondati suggerimenti della partitura, sopra un silenzio quasi surreale, raramente così immacolato da essere palpabile. La grazia e la profondità, la sfavillante tecnica organicamente inserita nella narrazione avvolgente, sensibilissima, iridescente, pregna di sfumature: nulla manca all'esegesi viscerale offerta da Pagano. L'intensità deflagrante dell'applauso è il chiaro segno dell'energia emotiva accumulatasi durante l'esecuzione, e non prima di ben cinque chiamate alla ribalta, il violoncellista concede l'unico ma generosissimo fuori programma, strepitosamente reso Lamentatio del grande Giovanni Sollima.

Evidentemente, non meno pregato e prezioso è il contributo di un attentissimo e minuzioso Chaslin, che impeccabilmente asseconda l'estro del solista, di fronte ad un'Orchestra ispirata, duttile e precisa. Spesso si dice che un'esecuzione renda giustizia alle pagine presentate, ma nel caso concreto non sarebbe eccessivo affermare che sia il direttore sia l'organico abbiano conferito una dimensione elettrizzante alla non proprio geniale Sinfonia in re minore di César Franck. Il raramente eseguito brano ha potuto così ottenere il consenso della platea, suggellando tra le ovazioni la serata.

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