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"La mia risposta sarà sempre e solo la musica", intervista con Remo Anzovino

Dal rapporto con la musica ai progetti futuri alle opinioni sulle scelte governative di gestione della pandemia, il talentuoso musicista commenta questo momento storico dal punto di vista sociale e personale alla vigilia del suo concerto al Rossetti: "Un errore chiudere i teatri, ora andiamo avanti guardando a un mondo migliore e più libero"

Considerato da molti l'erede della grande tradizione italiana nella musica da film, Remo Anzovino si appresta a esibirsi sul palco del Politeama Rossetti domani, 19 giugno, in un'atmosfera che sa di rinascita, soprattutto per il mondo dello spettacolo. Un momento storico che abbiamo analizzato insieme a uno dei musicisti contemporanei più originali e innovativi del nostro tempo.

Cosa si prova a ritornare su un palco importante come quello del Rossetti dopo tanto tempo e al netto dell’elegante rapporto che hai con la città?

“Provo pura gioia, immensa emozione perché da un lato è stato così lungo il silenzio, l'assenza del suono, dell’applauso del pubblico così fondamentale per chi fa musica e dall'altro amo l’architettura di questo teatro, la storia di questo teatro che è la storia di questa città, crocevia di culture. Un concerto che ho preparato con grande scrupolo, per segnare più che un ritorno un bentornati nella casa dell'arte del teatro e della musica che è il Politeama Rossetti per questa straordinaria città che è Trieste”.

Una riflessione sul settore musicale, degli eventi e dei concerti. Come hai vissuto lo stop e le restrizioni imposte dalla normativa? È mancato un po’ di coraggio o davvero non si poteva fare altrimenti?

"Ho assunto una posizione molto netta il 26 ottobre, proprio il giorno in cui avrei dovuto fare questo concerto al Rossetti, il primo giorno di chiusura dei teatri: dissi che la scelta governativa di chiudere i teatri tradiva a mio parere una incapacità giuridica e l'essenza puramente italiana di grandissima tradizione giuridica, laddove chi fa le leggi generali di definizione dovrebbe saper sempre contemperare gli interessi in gioco, in questo caso il diritto alla salute per la tragedia della pandemia e il diritto alla salute mentale, cioè la necessità di non spegnere il cervello delle persone. I teatri e i cinema erano i luoghi oggettivamente più sicuri dai dati statistici, come le persone uscivano per andare a fare la spesa avrebbero potuto comunque nutrire la propria mente. Penso sia stato un grave errore perché ha fatto sentire completamente inutile un comparto produttivo straordinario che è quello dello spettacolo. So che molte persone non ce l'hanno fatta e hanno cambiato completamente mestiere, questa è una tragedia che produrrà i suoi effetti sul lungo termine. Io ho suonato fino all'ultimo momento utile, fino alla notte del 25 ottobre, e ho dovuto raddoppiare la data, il che vuol dire che la gente, in sicurezza, era disposta ad uscire fuori di casa. La scelta del Governo è stata sbagliata perché era la via più facile ma ha spento la mente delle persone chiudendole in casa per otto mesi. Spero che la vaccinazione comporti la gestione di questo problema, perché è importante mantenere il rito secolare di sedersi in un teatro o in un’arena. Gli artisti hanno un talento specifico che è quello di saper rappresentare le emozioni e i sentimenti universali, chi non ha il talento artistico ma ne ha altri, ha bisogno di quel rito per vedere rappresentato se stesso, la sua storia, le sue emozioni universali".

Da penalista ti eri schierato durante il secondo lockdown pubblicamente in maniera contrapposta alle decisioni del Cts e del Governo. Qual è il tuo pensiero sul modo in cui è stata gestita questa emergenza sanitaria che ha coinvolto tutti gli esseri umani, dai vaccini alle politiche di contenimento dei contagi?

"L’essenza della capacità di un giurista è quella di contemperare gli interessi in gioco e a volte in conflitto, se no saremmo tutti bravi a regolamentare la realtà. Non bisogna fare delle scelte basate sulla paura ma sulla razionalità. È stato terribile il passaggio dal primo al secondo lockdown, molto peggio il secondo perché nel primo nessuno poteva essere preparato e tutto sommato durò due mesi. Io sono stato tra i pochissimi artisti che l’estate 2020 ha realmente suonato, a Milano, a Bari e anche indoor, e ho avuto la sensazione che si potesse gestire la cosa in preparazione di un blocco di 7 mesi continuativi. È stato terribile, è stata una scelta a mio parere assolutamente sbagliata. Appena hanno aperto i vaccini ai quarantenni, praticamente non ho dormito la notte per cercare di prendere il primo posto possibile, infatti ho già la seconda dose di vaccino. Questo per me è fondamentale perché dovrò riprendere a breve ad andare a suonare fuori dal mio Paese. Penso che l'unica strada sia vaccinarsi, non ci sono altre strade per uscire da questa situazione".

Con la fine di alcune restrizioni e la campagna vaccinale l’Italia e il Fvg iniziano a vedere la luce in fondo al tunnel, ma ci saranno molte conseguenze a partire dalle sanzioni che sono state fatte. Sia da un punto di vista musicale ma anche della quotidianità, secondo te sarà davvero come dopo un conflitto, con macerie non fisiche ma sociali, oppure si dissolverà tutto come in una bolla senza lasciare tracce?

"Analizzo la realtà col mio metro di misura, io sono sempre stato un privilegiato perché non ho mai smesso di lavorare e ho continuato a ricevere commissioni molto importanti sia come compositore di musica assoluta sia come autore di colonne sonore, ma conosco molte persone, soprattutto tra gli interpreti, che non ce l’hanno fatta, hanno proprio cambiato mestiere. Io penso che le macerie sociali saranno molto gravi perché, come sempre accade di fronte delle crisi straordinarie, ci sarà una parte di persone che ce l'ha fatta a resistere e sarà ancora più forte nella la ripresa e altri, per una serie di ragioni, non ce l'hanno fatta e lo Stato se ne dovrà occupare. Prevedere cosa succederà con le sanzioni è difficile, la previsione più facile è una sorta di generale amnistia, però è un tema a cui non riesco ad avere una posizione precisa. Io penso che gli uomini di buona volontà siano quelli che non guardano a cosa fanno gli altri, ma fanno il meglio che possono per creare un’idea collettiva di ripresa e di ripartenza".

E a livello di musica, arte e teatro?

"Dal punto di vista personale questo è il mio terzo concerto e a breve inizierò una lunghissima tournée estiva, suonerò in tutta Italia a settembre. La sensazione è quella di una fame di vita e di socialità e questo ci darà un’energia molto forte e positiva. Molti comparti come quello teatrale avranno delle grosse difficoltà perché a livello estivo si stanno allestendo progetti che hanno una capacità con piccole produzioni di stare in piedi e di essere incisive sul palcoscenico.  Per esempio io faccio un concerto che ha un piano solo, una produzione in cui siamo 3-4. Un tempo c'erano con 10 attori sul palcoscenico, maestranze e gente al seguito, quindi gruppi di 15-20 persone. Mai come ora è necessaria una legge di settore del comparto dello spettacolo".

Quali sono i tuoi progetti futuri? Il periodo che abbiamo appena vissuto ha ispirato il tuo processo creativo?

"Ho scritto molto durante il secondo lockdown, cioè da fine febbraio ad adesso non mi sono mai fermato dal punto di vista della scrittura perché da un lato ho ricevuto commissione da parte l'orchestra della Magna Grecia di Taranto e di comporre la mia prima sinfonia per coro che si chiama “Una vela tra due mari” e la commissione specifica era quella di comporre una sinfonia breve per tradurre in musica e sonorizzare la cattedrale Gran Madre di Dio di Taranto disegnata dall'immenso architetto milanese Gio Ponti, cosa che avrà a settembre la prima esecuzione assoluta. Sono stati due mesi di intenso lavoro. Subito dopo ho fatto la colonna sonora di un film che non posso svelare per ragioni di diritti cinematografici, è un film molto importante che mi ha impegnato per sette settimane. Il progetto futuro primario dal punto di vista compositivo sarà scrivere ed elaborare il mio disco di studio nuovo perché ho pubblicato Nocturne quattro anni fa. È vero che nel frattempo ha pubblicato sette album di colonne sonore cinematografiche, però hanno un linguaggio diverso. Proprio stanotte è stato pubblicato il mio album della colonna sonora di Pompei Sin City, film che uscirà in autunno in Italia. Dal punto di vista della scrittura del mio album ho voluto aspettare che si iniziasse a vedere la luce perché a differenza di tanti altri colleghi che hanno composto e scritto dischi, durante la pandemia io volevo idealmente vedere la luce e pensare alla pandemia come a un doloroso passato. Nocturne, se lo ascolti oggi, ti sembra di presagire quello che abbiamo vissuto perché esprimevo un concetto molto preciso, cioè che stavamo andando troppo veloci, che era necessario ogni tanto fermarsi a guardare le stelle. Pensa a Galilei, Stars, End fine house, Hallelujah, pezzi iconici da questo punto di vista. Idealmente mi piace molto l'idea che l'album, che uscirà l'anno prossimo, descriva la sensazione del futuro. Penso sarà necessario andare ‘in clausura’ da qualche parte per scrivere".

Domanda libera: c’è un messaggio importante che vuoi far arrivare al tuo pubblico?

"Ho la fortuna di vedere il mondo attraverso gli occhi di due adolescenti che sono i miei figli, per cui la domanda libera è legata ai giovani, che sono il futuro nel quale io credo, un pochino parafrasando il titolo dell'ultimo disco pubblicato tanti anni fa dal grande pianista americano Bill Evans “You must believe in spring”, io credo esclusivamente nei giovani, le persone più danneggiate da questa storia e che hanno dimostrato la maggiore maturità, molto più dei diritti. Per loro io voglio un mondo libero dai pregiudizi, dal razzismo, dai preconcetti, un mondo nel quale ognuno vive rispettando le regole della società e nel quale la personalità di ognuno si può esprimere liberamente, come ci insegna la nostra Costituzione. Vedendo il mondo grazie alla musica ho un amore assoluto per la tolleranza e certamente la mia musica ha sempre contenuto e sempre conterrà un forte messaggio di tolleranza. La risposta nella mia vita è sempre e solo la musica".

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