Forza, passione e vendetta in “Attila”, opera giovanile verdiana che torna al teatro lirico di Trieste a meno di un anno dall'ultima rappresentazione con la regia di Ernico Stinchelli
A poco meno di un anno dall'ultima rappresentazione triestina di "Attila", il teatro Verdi ripropone il titolo al suo pubblico sulla scia del grande successo raccolto lo scorso anno.
Dopo “Il Corsaro”, che ha inaugurato la stagione Lirica 2013, e che ebbe la sua genesi e il debutto assoluto proprio a Trieste, “Attila” è l’altra opera giovanile considerata espressione dell’ardore rinascimentale di Verdi. In scena dal 23 al 31 maggio, l'opera è ambientata in parte nella vicina Aquileia che con la sua Basilica è ancora oggi nell’immaginario collettivo il simbolo della cristianità. Dopo la "prima" veneziana del 17 marzo 1846, infatti, l’opera ebbe la sua seconda rappresentazione proprio nel Teatro Lirico di Trieste, allora chiamato "Comunale".
Attila rappresenta in un certo senso il non plus ultra della prima e più grezza maniera risorgimentale di Verdi, prima che arrivasse a temperarla la raffinatezza parigina che appare con tanta evidenza nella ben più dichiaratamente patriottica “Battaglia di Legnano”. Alla grandiosità corale del “Nabucco” ed allo scontro di colossi che già compariva in “Ernani”, “Attila” aggiunge una nuova inventività pittorica e, pur mancando a detta di molti critici della consistenza drammatica e della programmatica sicurezza delle prime due, rimane un brano interessante e gratificante per l'ascoltatore.
Il dramma, intitolato al temibile condottiero unno, è considerata appunto un archetipo del "melodramma risorgimentale": dietro il vessillo della riscossa romana contro gli unni
invasori le note di Verdi infiammarono gli animi del pubblico di allora, con un'opera carica di forza e di passione politica. Pur essendo ben presto accolta favorevolmente dal pubblico italiano, “Attila” presentava in verità degli aspetti di carattere innovativo, tanto in relazione all’orizzonte d’attesa del pubblico, quanto nella concezione drammaturgica e stilistica del suo stesso artefice: pare infatti che Verdi, in piena atmosfera romantica, decise di mettere in musica la tragedia di Zacharias Werner “Attila, König der Hunnen”, colpito in particolare dal ruolo eponimo e da quelli di Azzio (Ezio, nell’opera) e Ildegonda (Odabella), dopo la lettura di alcune pagine di un saggio di Madame de Staël, “De l’Allemagne”, che contiene un riassunto del dramma di Zacharias Werner. Le idee della celebre studiosa francese (in particolare quelle espresse appunto nell’Allemagne) giocarono un ruolo fondamentale nella modernizzazione della cultura italiana "primottocentesca".
L’opera, suddivisa in tre atti su libretto di Temistocle Solera (completato più tardi da Francesco Maria Piave) presenta tutt’oggi tematiche della massima attualità nonostante ci riporti ai tempi dell’Impero Romano: le trame politiche, i giochi di potere, la sopraffazione, il tradimento, la tematica universale della violenza.
L’allestimento è stato interamente prodotto nei laboratori scenografici, di attrezzeria e di sartoria della Fondazione lirica triestina. La regia è stata nuovamente affidata a Enrico Stinchelli, noto per la conduzione di popolari programmi radiofonici Rai come "La Barcaccia". «Con l’aiuto dello scenografo e costumista triestino Pier Paolo Bisleri, - ha spiegato il regista - che ben conosce gli elementi propri della sua terra, il legno, la roccia, il fango, e con le preziose proiezioni dinamiche di Gerald Ordway e Alex Magri, abbiamo cercato di rievocare il clima di Aquileia e dei suoi dintorni, le paludi di Rio Alto, i boschi, le radure, puntando sulla realizzazione di un film opera che sfuggisse agli schemi rigidi del primo Verdi, ma fosse un dramma estremamente continuo e scorrevole….».
La compagnia di canto vede protagonista, nel ruolo di Attila, il basso Enrico Iori, specialista dei ruoli verdiani; Odabella sarà interpretata anche in questa occasione dal soprano russo Anna Markarova; Ezio sarà il baritono fiorentino Devid Cecconi; Foresto il tenore spagnolo Sergio Escobar.
Invariata anche la direzione dell'opera, affidata all'esperta bacchetta di Donato Renzetti , una delle massime autorità verdiane in Italia.
Alessandra Ressa