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Igor Sibaldi svela i "cinque segreti" di Shakespeare e fa sold out a Trieste

Un ciclo di conferenze che percorre l’Italia intera e che riempie le sale, incontri che non pretendono di insegnare la vita, solo guardarla da un’angolazione diversa

«Quello che io non voglio è quello che io non posso», una frase di Shakespeare che sintetizza lo spettacolo-conferenza di Igor Sibaldi, organizzato dalla casa editrice Tlon, che il 10 novembre ha registrato il tutto esaurito al teatro San Giovanni. Il titolo: “Elogio dell’impossibile”. Perché l’impossibile lo creiamo noi definendo i nostri stessi limiti, ma allo stesso modo possiamo distruggerli e ampliare il nostro raggio d’azione. Un impossibile che coincide con le nostre aspettative più alte, a cui abbiamo rinunciato e che invece dovrebbero essere le direttrici della nostra vita.

Non un incontro motivazionale o un seminario di training autogeno, piuttosto un cambio di prospettiva guidato, che diventa una passeggiata panoramica attraverso l’opera di Shakespeare, alla scoperta dei suoi picchi di saggezza. Un percorso singolare come la vita e la carriera di Igor Sibaldi, di origini russe ma nato a Milano nel 1957, esperto di slavistica, traduttore, teologo e scrittore.

I suoi libri sono soprattutto incentrati sul rapporto tra uomo e dimensione spirituale, in alcuni casi delle vere e proprie guide per espandere la propria coscienza e incontrare la miglior versione di se stessi. Tra questi “I maestri invisibili “(Mondadori), “Il libro degli angeli” (Frassinelli), e, appunto, “Shakespeare misura per misura – elogio dell’impossibile” (Tlon). In tutto parliamo di oltre 60 libri, tra narrativa e saggi (4 solo nel 2017), senza contare le traduzioni (da “Guerra e pace” a parte della Bibbia).

Un rapporto profondo, quello di Sibaldi, con i testi più significativi di sempre, che secondo lo scrittore «Sono momenti di alta evoluzione umana, e in quanto tali “si capiscono tra loro” e risuonano allo stesso modo». Quindi c’è dell’universale nelle grandi opere dell’umanità e una connessione con qualcosa che va oltre le singole coscienze, motivo per cui i Vangeli condividerebbero fondamentali insegnamenti con Shakespeare che, non per niente, ha chiamato il suo teatro il “Globe theatre”, il teatro del mondo.

Perché il teatro è appunto specchio del mondo e della vita, la prima forma d’arte che impariamo giocando a “Facciamo che io ero...”. Non per niente in molte lingue “recitare” e “giocare” sono definiti con la stessa parola, solo in italiano il termine è anche sinonimo di falsità. Così, in questa conferenza-spettacolo, vengono svelati i cinque “segreti” per riprendere quel gioco bambino che libera la visione della realtà e la percezione del sé. Perché, ad esempio, troppo spesso è il nostro passato a dirigere le luci, e i suggeritori che mettiamo dietro le quinte vogliono solo sabotare lo spettacolo della nostra vita.

Un ciclo di conferenze che percorre l’Italia intera e che riempie le sale, incontri che non pretendono di insegnare la vita, solo guardarla da un’angolazione diversa. E forse scoprire che il confine tra possibile e impossibile non è che la nostra personale messinscena.

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