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Le esotiche atmosfere dei Pescatori di Perle, sfortunato capolavoro di Bizet, debutta al “Verdi”

Pur se con un'iniziale accoglienza tiepida, il pubblico del "Verdi" ha infatti saputo apprezzare, in occasione della prima, le moltissime qualità di quest'opera

La vita di Georges Bizet non è mai stata semplice: la sua breve esistenza è stata caratterizzata da delusioni, insuccessi e accuse non troppo velate. I trionfi in Francia non mancarono, ma non come avrebbe meritato questo compositore così sfortunato. La stessa situazione si è verificata nel caso de "Les pêcheurs de perles", i Pescatori di Perle, un'opera dalle melodie esotiche che "festeggia" i 155 anni. Era il 30 settembre del 1863, infatti, quando questo lavoro in tre atti, ambientato in un villaggio di pescatori di perle sull'isola di Ceylon (attuale Sri Lanka) vide la luce per la prima volta in assoluto presso il Théâtre Lyrique di Parigi. E 27 anni dopo, nel 1890, andò in scena al teatro “Verdi” di Trieste per un'unica rappresentazione. Ci si sente in qualche modo privilegiati pertanto ad assistere oggi a questo splendido lavoro di gioventù del compositore parigino nell'elegante e raffinata cornice del teatro lirico triestino. Pur se con un'iniziale accoglienza tiepida, il pubblico del “Verdi” ha infatti saputo apprezzare, in occasione della prima, le moltissime qualità di quest'opera, a cominciare dalla sua grande invenzione melodica e struttura drammaturgica, con tanti bei momenti espressivi, pieni di fuoco e di ricchi colori. Una rappresentazione più che riuscita grazie anche agli interventi corali e di balletto, con i suggestivi e colorati costumi, decisamente punto di forza e che sul palcoscenico triestino hanno esaltato ieri sera l'immeritatamente sfortunato capolavoro di Bizet.

Tenace e grintoso, il coro del “Verdi” ieri sera ha dato ottima prova di sostanza, ma a distinguersi, e non certo per la prima volta sul palcoscenico triestino, è stato Domenico Balzani nei panni di Zurga. Già applauditissimo solo un mese fa nel ruolo di Don Bartolo nel Barbiere di Siviglia, l'eccezionale baritono ha dato ancora una volta prova delle sue grandi doti canore così come della sua coinvolgente presenza scenica, raccogliendo lunghi e calorosi applausi. Molto bravo nella tecnica, anche se un po' rigido nelle movenze, il tenore messicano Jesus Luis, al suo debutto triestino, nel ruolo di Nadir. Ottima anche la performance del soprano Mihaela Marcu nel ruolo di Leila. L’allestimento è della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, già proposto a Dubai lo scorso settembre in occasione dell’inaugurazione della Dubai Opera, mentre a curare la ripresa della regia di Fabio Sparvoli, c'è Carlo Antonio de Lucia, regista del recente dittico Gianni Schicchi e Cavalleria Rusticana. Le scene, semplici ma di grande impatto visivo in cui vengono alla mente i templi dell'antica Angkor, portano la firma di Giorgio Ricchelli, mentre i costumi, ricchi e suggestivi, sono di Alessandra Torella. A dirigere il Maestro Oleg Caetani. Bizet non riuscì mai a vedere altre rappresentazioni del dramma dopo la prèmiere, la ripresa avvenne soltanto nel 1893.

Il libretto ha subito una serie impressionante di revisioni, soprattutto in relazione al personaggio di Zurga, il capo dei pescatori la cui morte è cambiata parecchio nel corso del tempo, non certo un bell'omaggio al compositore francese. L'aria più famosa rimane sempre “Je crois entendre encore”(Mi par d'udire ancor), un vero e proprio cavallo di battaglia per tantissimi tenori, e in cui Jesus Luis ha ricevuto lunghi applausi a scena aperta, ma anche il celebre duetto che il duo Balzani-Leon ha eseguito alla perfezione."Les pêcheurs de perles" replica al “Verdi” fino al 18 marzo.

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