“Norma” di Bellini in scena al “Verdi” da venerdì 29 gennaio
Affidata alla bacchetta del Maestro Fabrizio Maria Carminati, “Norma” di Vincenzo Bellini va in scena da venerdì 29 gennaio al “Verdi” di Trieste e replica fino al 6 febbraio. La straordinaria opera del compositore catanese apre il nuovo anno all'insegna del bel canto italiano con, nel ruolo di Norma, Marina Rebeka, artista affermata appena rientrata da Monaco di Baviera dove si è esibita nel ruolo di Donna Anna (“Don Giovanni”). Il soprano lettone, per la prima volta a Trieste, canterà ancora “Norma” al Metropolitan di New York. Al suo fianco, nel ruolo di Pollione, il tenore spagnolo Sergio Escobar, già apprezzato dal pubblico triestino ne “Il Corsaro” nel 2013 e “Attila” nel 2014. Si alternano nei ruoli protagonisti il giovane soprano spagnolo Saioa Hernandez, prossima interprete di “Luisa Miller” e anch’essa al suo debutto al “Verdi” di Trieste, e il tenore Rubens Pelizzari, che ritorna a Trieste dopo “Ernani” nel 2007. Completano il cast nel ruolo di Adalgisa il soprano russo Anna Goryachova, Andrea Comelli in quello di Oroveso, Hanna Yevtiekhova nel ruolo di Clotilde. Flavio sarà interpretato dal tenore giapponese Motoharu Takei. La sua esibizione inaugurerà la collaborazione fra il teatro lirico triestino e la fondazione musicale Sawakami Opera di Tokyo, grazie alla quale giovani artisti giapponesi potranno esibirsi al Teatro “Verdi” e nel contempo perfezionare la proprie qualità.
L'allestimento è quello creato prima dell’incendio del 1991 al Teatro “Petruzzelli” di Bari, in coproduzione fra Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste, la Fondazione “Teatro Comunale” di Bologna e la Fondazione Lirico Sinfonica “Petruzzelli e Teatri di Bari”. Per la regia di Federico Tiezzi, l'allestimento viene riproposto rinnovato ma fedele al suo impianto storico, declinato tutto a una perfetta classica centralità di elementi naturali evocativi di stati d’animo. Le scene sono di Pier Paolo Bisleri su un’idea dell’artista romano Mario Schifano, e i costumi di Giovanna Buzzi.
Wagner scrisse che la musica di Vincenzo Bellini “è profondamente sentita e strettamente legata al testo”. Queste parole illustrano la forma di quello che è stato definito il canto puro belliniano: distesa, fluente come un discorso e, come un discorso, asimmetrica, senza ritorni e ripetizioni, efficace soprattutto nei momenti risolutivi del dramma, quando esso diviene il non solo il mezzo espressivo del sentimento di un determinato personaggio in una determinata situazione, ma espressione universale di quel sentimento. Motivi come la Casta Diva nella Norma, sono ineguagliabili capolavori per la purezza e il respiro lirico della linea melodica e per l'emozione che sgorga sublimata al culmine del conflitto dei sentimenti. La più celebre interpretazione dell'aria fu quella di Maria Callas.
Bellini, detto il Cigno, nacque a Catania nel 1801 e morì a Puteaux (Parigi) nel 1835 a soli 34 anni. La morte improvvisa del compositore suscitò dei sospetti sulla sua reale causa. Alcuni biografi parlano d'omicidio per avvelenamento, dovuto alla gelosia di un marito tradito, Samuel Lewys, di cui era ospite nella villa di Puteaux. Quest'ipotesi sembra avvalorata dallo strano comportamento dei coniugi Lewys, che vietarono a chiunque di vedere Bellini ammalato e che lasciarono, in compagnia del giardiniere, partendo precipitosamente per Parigi. Alla sua morte, il re di Francia ne ordinò l'autopsia, al termine della quale fu escluso l'avvelenamento. Questa diagnosi ancora oggi non è stata accettata; infatti alcuni esponenti della politica catanese da oltre 15 anni chiedono che il corpo di Bellini sia riesumato e che venga ripetuta l'indagine.
(Alessandra Ressa)