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Intervento con robot chirurgico, seconda volta a livello mondiale

Ieri a Trieste è stato effettuato per la seconda volta nel mondo un tipo di intervento che si è avvalso della chirurgia robotica, consentendo a due équipe di operare simultaneamente. Dimezzati i tempi di intervento e per il paziente tempi di recupero più rapidi e minore ospedalizzazione sono solo alcuni dei vantaggi.

In data 22 ottobre 2018 è stato eseguito presso la S.C. Clinica Urologica dell’ASUITs il primo intervento di cistectomia radicale robotica con contestuale asportazione totale dell’uretra in un uomo di circa 80 anni affetto da carcinoma uroteliale invasivo dell’uretra prostatica.

La particolarità dell’intervento consta del fatto che contemporaneamente due équipe chirurgiche hanno operato sul medesimo paziente, dimezzando quindi i tempi di intervento. Una si è impegnata nell’approccio perineale della fase demolitiva dell’uretra peno-bulbare del paziente, mentre l’altra si è adoperata nell’esecuzione della cistoprostatectomia e linfoadenectomia regionale per via laparoscopica robot-assistita.

Ad oggi vi è descritto in letteratura un unico caso di cistectomia robotica ed uretrectomia simultanea, con side docking del robot (https://home.liebertpub.com/publications/journal-of-laparoendoscopic-and-advanced-surgical-techniques-and-videoscopy/650) peraltro eseguito in una donna, ottenendo un recupero transvaginale del pezzo operatorio.

L’originalità della nostra tecnica consiste nel fatto che grazie alla nuova piattaforma robotica Da Vinci Xi è possibile ottenere un side docking del robot (posizione della piattaforma a fianco del paziente, invece che canonicamente tra le gambe dello stesso) permettendo un eventuale accesso contemporaneo al perineo del paziente da parte di una seconda equipe, non altrimenti eseguibile con altre piattaforme robotiche.

Una volta liberata l’uretra nella sua interezza essa è stata recuperata per via endoaddominale "en bloc" con il restante pezzo operatorio dalle braccia robotiche operanti in addome in maniera tale da garantire il massimo della radicalità e della sicurezza oncologica per il paziente.

La mininvasività di tale approccio offre al paziente tempi di recupero più rapidi con una minore ospedalizzazione garantendo altresì una radicalità oncologica sovrapponibile alle tecniche open ben più impattanti sul recupero e qualità di vita del paziente.

CREAUS/PC/ss

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