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Adriatico: Regione, accordi siglati a Ts importanti per sicurezza mare

Meeting in Prefettura tra istituzioni superiori di controllo di Italia, Albania, Bosnia ed Herzegovina, Croazia, Montenegro e Slovenia

Trieste, 23 set - Per la Regione Friuli Venezia Giulia il tema della sostenibilità ambientale, e in particolare quella che interessa la risorsa del mare, è quanto mai importante perché su di essa poggia gran parte dell'economia e del benessere del territorio: gli accordi che sono stati sottoscritti oggi tra le istituzioni superiori di controllo di Paesi così vicini permetterà una maggiore condivisione degli obiettivi e un più stretto coordinamento per preservare il mare Adriatico.

È in sintesi quanto l'assessore regionale alle Autonomie locali e Sicurezza ha affermato, intervenendo nel Palazzo della Prefettura a Trieste in rappresentanza del presidente del Friuli Venezia Giulia, all'incontro internazionale tra le istituzioni superiori di controllo di Italia, Albania, Bosnia ed Herzegovina, Croazia, Montenegro e Slovenia sul tema "Managing interventions in case of sudden pollution in the Adriatic Sea".

Al meeting, introdotto dal presidente della Corte dei conti Guido Carlino e dal prefetto Valerio Valenti, sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni superiori di controllo dei Paesi che si affacciano sull'Adriatico - Italia, Albania, Bosnia ed Herzegovina, Croazia, Montenegro e Slovenia - sottoscrivendo al termine una dichiarazione congiunta.

Per la Corte dei conti l'audit internazionale è stato condotto dalla Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali e dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato ed ha riguardato il sistema di gestione delle emergenze ambientali da inquinamento nel Mare Adriatico (relatori Giovanni Coppola e Giancarlo Antonio Di Lecce) con valutazioni sulla struttura d'intervento per fronteggiare situazioni emergenziali, anche estreme e ad alto grado di complessità.

Nella sintesi dei risultati dell'audit il presidente della Sezione centrale di controllo per gli affari comunitari ed internazionali Coppola ha affermato che il Sistema nazionale di risposta alle emergenze dovute all'inquinamento marino, grazie a una struttura organizzativa ben disegnata, ha dimostrato nel corso degli ultimi decenni di essere in grado di gestire efficacemente situazioni emergenziali, anche caratterizzate da alti livelli di complessità. I punti di forza del sistema sono da rinvenire nella chiara definizione della catena di comando e relative responsabilità, nella capacità di raggiungere una piena sinergia tra tutte le componenti del sistema, nella disponibilità dei piani di risposta alle emergenze sia nazionale che locali, e nel tempestivo dislocamento di una flotta di natanti specializzati nella lotta all'inquinamento lungo tutta la linea di costa italiana.

Se da una parte la dotazione di mezzi e attrezzature destinati alle attività di contrasto degli inquinamenti marini ha dimostrato di essere adeguata anche alla gestione di emergenze connotate da elevati livelli di complessità, l'audit ha rivelato che per garantire per il futuro un elevato standard di protezione e risposta anche per la gestione di scenari di particolare gravità, è raccomandato un monitoraggio del nuovo assetto della flotta antinquinamento, ridotta nel numero di unità e parzialmente adibita a compiti di raccolta del marine litter. Il rischio di gravi eventi inquinanti, correlato non solo alle ingenti quantità di idrocarburi e prodotti chimici movimentati lungo la rotta adriatica, ma anche alla presenza di piattaforme petrolifere, richiede - è quanto in sintesi ha tratteggiato la relazione di Coppola - una riflessione sull'opportunità di prevedere, per le aree marittime che presentano un rischio elevato di oil spill, una seconda linea di intervento da mobilitare in caso di gravissimi inquinamenti marini.

Quanto allo stato dell'operabilità di un piano di intervento transnazionale per far fronte ad una situazione di grave inquinamento in acque internazionali la relazione del presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari ha ricordato che nel 2005 l'Italia, la Slovenia e la Croazia hanno elaborato un Piano di intervento congiunto per la gestione degli interventi. A tale Piano - ha rilevato la Corte dei Conti - non è stata data tuttavia concreta esecuzione. Il rischio di gravi incidenti, con la correlata possibilità di sversamenti di ingenti quantità di idrocarburi, fa ritenere opportuno - in linea con l'auspicio espresso dal Parlamento europeo - l'avvio di iniziative per la definizione di un Piano di intervento comune dei Paesi appartenenti alla Strategia EUSAIR.

L'apertura di un dialogo costruttivo, a livello di Regione Adriatico Ionica, sui temi della prevenzione dei rischi e della lotta all'inquinamento, in tutte le sue forme, potrebbe offrire l'opportunità - è stato rilevato in conclusione - di realizzare strategie condivise di più ampio respiro sui temi della tutela e della conservazione dell'ambiente marino. ARC/EP/gg



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