Anniversario 1976: Regione, più multidisciplinarietà in gestione crisi
Udine, 15 set - L'esperienza del terremoto ha insegnato che la
ricostruzione è stato il momento più complesso dell'emergenza, ma
oggi il grande sforzo che abbiamo davanti è una ricostruzione
immateriale che è molto più delicata: la gestione della pandemia
impone salti in avanti coraggiosi, ad esempio nella gestione dei
processi in un'ottica di multidisciplinarietà.
È uno tra i concetti che il vicegovernatore con delega alla
Salute e Protezione civile ha apportato nel corso del convegno "A
45 anni dal terremoto del Friuli: verso la ricostruzione post
Covid-19", organizzato dall'Università di Udine nell'anniversario
del sisma del settembre 1976, nell'auditorium Pasolini di Palazzo
di Toppo Wassermann: il convegno ha messo attorno al tavolo
virtuale un gruppo di docenti di diverse aree scientifiche,
esponenti delle istituzioni e del mondo del lavoro, in modo da
esplorare come l'esperienza del terremoto in Friuli possa fornire
spunti di riflessione per integrare nella "ricostruzione post
Covid-19", gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti
dall'Agenda 2030, i progetti e le riforme del Piano nazionale di
ripresa e resilienza.
Rimettere al centro delle scelte di salute l'equilibrio tra
ospedale e sistema territoriale e l'appropriatezza, rivedere il
rapporto tra sanità e medicina generale, un grande investimento
nel capitale umano ed una decisa implementazione della
digitalizzazione: questi i ritardi da colmare, secondo
l'esponente della Giunta, alla luce dell'esperienza della
gestione della pandemia.
Dal punto di vista invece della Protezione civile il passo avanti
suggerito dal vicegovernatore è quello di rivedere le dotazioni e
i percorsi formativi in base a rischi non solo fisici.
Dopo i saluti del rettore dell'Università di Udine, Roberto
Pinton, i lavori sono stati introdotti e moderati da Stefano
Grimaz, titolare della cattedra Unesco in "Sicurezza
intersettoriale per la riduzione dei rischi di disastro e la
resilienza" dell'Ateneo friulano, a cui sono seguiti, tra gli
altri, gli interventi di Nicola Casagli, presidente dell'Istituto
nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) e di
Silvio Brusaferro (da remoto), presidente dell'Istituto superiore
di sanità (Iss).
ARC/EP/gg