Coop. sociale: luogo privilegiato di una stagione di ricostruzione
Trieste, 3 mag - Dopo la ricostruzione materiale seguita al
terremoto si pone oggi un'altra domanda: quella di una
ricostruzione immateriale e di una ricomposizione complessiva di
cui la Regione si fa promotrice e che deve grandi trovare grandi
luoghi di elaborazione, uno dei quali è la cooperazione sociale.
È il concetto espresso dal vicegovernatore del Friuli Venezia
Giulia all'odierna assemblea regionale di Confcooperative
Federsolidarietà tenutasi al Centro Balducci di Zugliano.
Nell'analisi del vicegovernatore, il sommarsi eccezionale di
pandemia e guerra in Ucraina sono la goccia che ha fatto
traboccare il vaso già colmato da una crescita del Paese che nei
decenni ha trascurato l'attenzione all'equilibrio della tenuta
sociale. Ora c'è il bisogno di ritornare alla realtà, con la
consapevolezza che nelle pieghe dell'arroccamento virtuale si
nascondono solitudini e aggressività. In questa opera paziente di
riequilibrio di valori e di legami il patrimonio della
cooperazione sociale è, secondo il vicegovernatore, decisivo e va
coltivato, motivato e capito a partire da un buon punto di avvio:
il Friuli Venezia Giulia è infatti una delle comunità più coese
ed è quella in cui la presenza di volontariato risulta più alta
in rapporto alla popolazione.
Nell'indicazione del rappresentante della Giunta regionale, per
rafforzare la cooperazione sociale e il suo impatto anche
economico occorre insistere su tre priorità: sviluppare il
mutualismo e l'inclusione, proseguire nella forte collaborazione
tra pubblico e privato e assicurare la sostenibilità delle scelte.
Nel suo intervento al termine di una tavola rotonda, il
vicegovernatore ha ringraziato il mondo della cooperazione
sociale regionale per non essersi tirato indietro negli ultimi
due anni durissimi e si soffermato sull'importanza di valutare, a
livello di sistema, l'impatto della stabilizzazione
dell'accoglienza seguita alla prima fase emergenziale della
guerra, che deve considerare la presenza di una porzione
importante di rifugiati ucraini in Friuli Venezia Giulia, spesso
non vaccinata e composta per lo più da donne e minori, tra i
quali si registra un'alta percentuale di pazienti oncologici.
Temi che - è stato evidenziato - richiedono una risposta ampia e
lungimirante che non può essere ricondotta solo al versante
sanitario ed assistenziale ma che coinvolge tutti i settori della
società per i prossimi anni.
ARC/PPH/dfd