Cultura: Gibelli, trasformazione urbanistica è sfida a guardare futuro
Trieste, 22 feb - "Come è accaduto per Milano negli anni '90,
oggi Trieste sta vivendo un simile periodo di cambiamento anche
urbanistico. La ricchezza per Trieste nell'avere Porto Vecchio
non sta meramente nella disponibilità di una superficie
commerciale, ma nella possibilità per gli amministratori chiamati
a gestire questa trasformazione di guardare oltre il decennio,
dandosi una prospettiva lunga. È una sfida grandissima che
abbraccia, a Trieste come in tante altre città del Friuli Venezia
Giulia, l'opportunità di valorizzare importanti beni culturali".
È questa la riflessione di attualità che l'assessore regionale
alla Cultura, Tiziana Gibelli, ha portato al convegno
internazionale "Nelle città della Venezia Giulia. Piani,
progetti, fatti urbani (1924-1954)" organizzato nella sala
Luttazzi del Magazzino 26 a Trieste dall'Istituto regionale per
la cultura istriano fiumano dalmata - Irci. L'evento è incluso
nel progetto cofinanziato dalla Regione per la promozione,
valorizzazione e conoscenza del patrimonio immateriale storico ed
etnografico del Friuli Venezia Giulia e delle aree contermini (LR
16/2014): un'analisi dello sviluppo urbanistico nelle città della
Dalmazia e dell'Istria tra le due Guerre che rientra nel più
ampio percorso di approfondimento sulle città della Venezia
Giulia e sulla colonizzazione agricola della pianura pordenonese.
Oltre al Comune di Trieste sono partner istituzionali le
amministrazioni di Fanna, Roveredo in Piano e Montereale
Valcellina, quest'ultima in qualità di capofila.
"La nostra regione è tra le prime per investimenti in cultura e
per produzione nel settore dell'impresa creativa, cui risponde
una vasta e variegata domanda di fruizione che fa sì che nulla
resti inesplorato. Credo che questa vivacità sia dovuta anche al
fatto che in molte realtà del nostro territorio le persone
possono ancora godere della bellezza del paesaggio e dei beni che
li circondano e ciò crea un habitat fondamentale per favorire la
creatività e l'esposizione al bello" ha detto ancora Gibelli.
Quanto ai temi trattati dal convegno, i numerosi relatori hanno
offerto una lettura degli eventi che determinarono la mutevolezza
del confine nord-orientale nel corso del Novecento anche
attraverso le trasformazioni urbane che furono adottate
nell'intera Venezia Giulia sin dal periodo interbellico.
Ha aperto i lavori Ferruccio Canali, con Piani urbanistici e
progetti nelle città e nei borghi della Venezia Giulia e della
Dalmazia italiana: gli studi geografici. A seguire Julija Lozzi
Barkovic, Trasformazioni urbane tra Fiume e Su?ak nel periodo
interbellico; Jasna Rotim Malvic, Episodi di architettura
razionalista a Fiume e nella provincia del Quarnero: Enea
Perugini, Giulio Duimich, Yvone Clerici; Diana Barillari,
Grattacieli adriatici: Umberto Nordio a Trieste e Fiume; Paolo
Tomasella, Architetti italiani a Pola: Alfeo Pauletta, Enrico
Trolis, Ottomaro Heiningher.
Nel pomeriggio sono stati affrontati i luoghi della fede e della
memoria con le relazioni di Marko Medved, Nuove chiese a Fiume in
epoca fascista: architettura, religiosità popolare, politica.
Daina Glavocic, Architetti e scultori italiani di monumenti della
memoria nel cimitero fiumano di Cosala; Ivan Jelicic, "Si morì
non per la fede cristiana, ma per la fede italiana": il monumento
sepolcrale e la memoria di Bruno Mondolfo nella Fiume fascista;
Monica Priante, "Ricordate i morti per la patria":
memorializzazione del culto dei caduti italiani nella Prima
guerra mondiale a Pola; Luka Skansi, La reinvenzione di una
tipologia: monumenti e memoriali del dopoguerra in Istria e nel
Quarnero.
Gibelli ha poi fatto visita, accompagnata dal direttore
dell'Irci, Piero Delbello, al nuovo allestimento delle masserizie
degli esuli istriani, fiumani e dalmati collocate dal Magazzino
18 al Magazzino 26 dove ora sono visitabili attraverso un
percorso storico-didattico aperto al pubblico.
ARC/SSA/al