Enti locali: Roberti, Comunità facoltative al posto delle Uti
Primo sì di Anci alla riforma. Quattro sub ambiti regionali per
l'edilizia scolastica
Udine, 25 sett - Comunità facoltative al posto delle Unioni
territoriali intercomunali, la montagna gestita sul modello delle
comunità montane, quattro enti sub regionali commissariati per
l'edilizia scolastica.
Sono le principali novità contenute nella bozza del disegno di
legge di riforma degli Enti locali illustrata oggi a Udine
dall'assessore alle Autonomie locali e funzione pubblica,
Pierpaolo Roberti, al direttivo Anci presieduto dal neo
presidente Dorino Favot. Un impianto su cui l'assessore ha
incassato un primo giudizio favorevole, esteso non solo ai
contenuti della riforma ma anche al metodo partecipativo.
"Stiamo proseguendo sulla strada della condivisione totale delle
linee di principio che dovranno essere approvate in via
preliminare dalla giunta" ha commentato Roberti a margine
dell'incontro precisando che "il confronto resta aperto e
ulteriori modifiche saranno possibili prima dell'arrivo in Aula
previsto entro la fine dell'anno".
I Comuni avranno facoltà di aggregarsi in Comunità con
personalità giuridica dotate di uno statuto che individuerà le
funzioni da poter gestire in condivisione. La gestione delle
funzioni così definite sarà attivata tramite convenzioni.
"Abbiamo preso istituti giuridici esistenti mantenendo anche
quanto di buono c'era nelle Uti e aggiungendo elementi di novità,
primo fra tutti la facoltà di aderire o meno alle Comunità, che
resta nella piena disponibilità dell'autonomia dei sindaci.
Basteranno due o più Comuni per formare una Comunità" ha spiegato
Roberti.
La governance sarà affidata ad un comitato esecutivo eletto a
maggioranza dall'assemblea dei sindaci della Comunità, che
eleggerà anche il presidente. Al suo interno è previsto un
meccanismo di garanzia a tutela delle minoranze. Il sistema di
voto sarà improntato al principio "una testa un voto". La carica
di presidente e di membro dell'ufficio di presidenza potrà essere
assunta anche da un amministratore di uno dei Comuni (non
necessariamente un sindaco) oppure da un cittadino esterno che
abbia i requisiti per la candidabilità a sindaco.
Dalla pubblicazione della norma decorreranno i 60 giorni entro
cui l'Uti dovrà comunicare se intende trasformarsi nel nuovo ente
Comunità; viceversa dovrà essere liquidata e chiusa. Il termine
ultimo per la "dismissione" delle Unioni è fissato al 31 dicembre
2020.
Anche su questo punto il messaggio dell'assessore è chiaro:
"l'obiettivo che ci siamo dati è che dal 1 gennaio 2021 siano
chiusi i trasferimenti alle Uti. Tutti i passaggi dei rapporti
giuridici in atto saranno gestiti con norme di carattere
transitorio".
Il tema della montagna è stato affrontato tenendo conto della sua
specificità: la Comunità sarà pertanto obbligatoria per la
gestione di alcune funzioni prettamente tipiche di quel
territorio e ricalcherà quindi il modello delle comunità montane.
Resterà facoltativa la gestione di altre funzioni comunali. La
configurazione amministrativa del territorio montano, le funzioni
e i confini delle diverse aree saranno discusse con i Comuni e
saranno oggetto anche dell'incontro previsto domani a Tolmezzo
tra l'assessore Roberti e i rappresentanti dell'Uncem (Unione
nazionale dei comuni, comunità ed enti montani).
Sul fronte dell'edilizia scolastica, attualmente gestita dalle
Uti dei Comuni capoluogo, la soluzione proposta è la creazione di
quattro enti sub regionali guidati da un commissario ciascuno. A
loro spetterà la gestione degli edifici scolastici delle scuole
secondarie di secondo grado sulle quali sono già previste ingenti
risorse per opere di manutenzione.
"Denaro attualmente fermo - ha precisato Roberti - poiché il
passaggio dalle province alle Uti si è dimostrato inefficiente.
Ora è urgente una risposta che dia certezza alla manutenzione e
messa in sicurezza del patrimonio scolastico".
"L'impostazione della riforma - è stato il commento di Favot -
può considerarsi positiva se pensiamo ai due impianti previsti:
uno per l'ordinamento dei Comuni e l'altro per gli enti di area
vasta. Convince il principio della volontarietà nell'adesione da
parte delle Amministrazioni alle aggregazioni, con scelta della
relativa modalità e lo spazio dedicato alla specificità della
montagna che necessita di un ente aggregativo. C'è invece qualche
perplessità sull'assenza di finanziamenti, utili per l'avvio
delle nuove aggregazioni, anche in un'ottica di fondi a scalare".
Favot, infine, ribadisce come sia l'Anci l'interlocutore della
Regione per il tema della riforma poiché rappresenta tutte le
realtà comunali e le varie sensibilità politiche presenti a
livello locale. "Un accordo raggiunto in Anci - ha concluso Favot
- è l'unica garanzia che la riforma venga accettata, condivisa e
applicata".
ARC/SSA/ep