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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Enti locali: Roberti, Comunità facoltative al posto delle Uti

Primo sì di Anci alla riforma. Quattro sub ambiti regionali per l'edilizia scolastica

Udine, 25 sett - Comunità facoltative al posto delle Unioni territoriali intercomunali, la montagna gestita sul modello delle comunità montane, quattro enti sub regionali commissariati per l'edilizia scolastica.

Sono le principali novità contenute nella bozza del disegno di legge di riforma degli Enti locali illustrata oggi a Udine dall'assessore alle Autonomie locali e funzione pubblica, Pierpaolo Roberti, al direttivo Anci presieduto dal neo presidente Dorino Favot. Un impianto su cui l'assessore ha incassato un primo giudizio favorevole, esteso non solo ai contenuti della riforma ma anche al metodo partecipativo. "Stiamo proseguendo sulla strada della condivisione totale delle linee di principio che dovranno essere approvate in via preliminare dalla giunta" ha commentato Roberti a margine dell'incontro precisando che "il confronto resta aperto e ulteriori modifiche saranno possibili prima dell'arrivo in Aula previsto entro la fine dell'anno".

I Comuni avranno facoltà di aggregarsi in Comunità con personalità giuridica dotate di uno statuto che individuerà le funzioni da poter gestire in condivisione. La gestione delle funzioni così definite sarà attivata tramite convenzioni. "Abbiamo preso istituti giuridici esistenti mantenendo anche quanto di buono c'era nelle Uti e aggiungendo elementi di novità, primo fra tutti la facoltà di aderire o meno alle Comunità, che resta nella piena disponibilità dell'autonomia dei sindaci. Basteranno due o più Comuni per formare una Comunità" ha spiegato Roberti.

La governance sarà affidata ad un comitato esecutivo eletto a maggioranza dall'assemblea dei sindaci della Comunità, che eleggerà anche il presidente. Al suo interno è previsto un meccanismo di garanzia a tutela delle minoranze. Il sistema di voto sarà improntato al principio "una testa un voto". La carica di presidente e di membro dell'ufficio di presidenza potrà essere assunta anche da un amministratore di uno dei Comuni (non necessariamente un sindaco) oppure da un cittadino esterno che abbia i requisiti per la candidabilità a sindaco.

Dalla pubblicazione della norma decorreranno i 60 giorni entro cui l'Uti dovrà comunicare se intende trasformarsi nel nuovo ente Comunità; viceversa dovrà essere liquidata e chiusa. Il termine ultimo per la "dismissione" delle Unioni è fissato al 31 dicembre 2020.

Anche su questo punto il messaggio dell'assessore è chiaro: "l'obiettivo che ci siamo dati è che dal 1 gennaio 2021 siano chiusi i trasferimenti alle Uti. Tutti i passaggi dei rapporti giuridici in atto saranno gestiti con norme di carattere transitorio".

Il tema della montagna è stato affrontato tenendo conto della sua specificità: la Comunità sarà pertanto obbligatoria per la gestione di alcune funzioni prettamente tipiche di quel territorio e ricalcherà quindi il modello delle comunità montane. Resterà facoltativa la gestione di altre funzioni comunali. La configurazione amministrativa del territorio montano, le funzioni e i confini delle diverse aree saranno discusse con i Comuni e saranno oggetto anche dell'incontro previsto domani a Tolmezzo tra l'assessore Roberti e i rappresentanti dell'Uncem (Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani). Sul fronte dell'edilizia scolastica, attualmente gestita dalle Uti dei Comuni capoluogo, la soluzione proposta è la creazione di quattro enti sub regionali guidati da un commissario ciascuno. A loro spetterà la gestione degli edifici scolastici delle scuole secondarie di secondo grado sulle quali sono già previste ingenti risorse per opere di manutenzione. "Denaro attualmente fermo - ha precisato Roberti - poiché il passaggio dalle province alle Uti si è dimostrato inefficiente. Ora è urgente una risposta che dia certezza alla manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio scolastico".

"L'impostazione della riforma - è stato il commento di Favot - può considerarsi positiva se pensiamo ai due impianti previsti: uno per l'ordinamento dei Comuni e l'altro per gli enti di area vasta. Convince il principio della volontarietà nell'adesione da parte delle Amministrazioni alle aggregazioni, con scelta della relativa modalità e lo spazio dedicato alla specificità della montagna che necessita di un ente aggregativo. C'è invece qualche perplessità sull'assenza di finanziamenti, utili per l'avvio delle nuove aggregazioni, anche in un'ottica di fondi a scalare". Favot, infine, ribadisce come sia l'Anci l'interlocutore della Regione per il tema della riforma poiché rappresenta tutte le realtà comunali e le varie sensibilità politiche presenti a livello locale. "Un accordo raggiunto in Anci - ha concluso Favot - è l'unica garanzia che la riforma venga accettata, condivisa e applicata". ARC/SSA/ep



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