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Martedì, 16 Aprile 2024
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INNOVAZIONE: PANARITI, BIOTECNOLOGIE SETTORE DEL FUTURO IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Trieste, 25 set - "Sul settore delle biotecnologie si gioca una parte importante del futuro della nostra regione e dell'occupazione dei nostri giovani". Lo ha sottolineato l'assessore regionale alla Ricerca e Università Loredana Panariti, intervenendo questa mattina a Trieste al BioHighTech Companies Day, promosso da Confindustria Venezia Giulia e CBM (Consorzio per la Biomedicina Molecolare) nell'ambito di TriesteNext, il salone europeo della ricerca scientifica.

Nel corso della manifestazione, che è stata patrocinata dalla Regione e ospitata nel salone della Presidenza in piazza Unità, si sono presentate una trentina di imprese del settore, che in Friuli Venezia Giulia è in continua crescita: 1.500 aziende attive, con 5 mila addetti e un fatturato di 800 milioni di euro, come risulta da un'indagine recentemente completata da Confindustria e illustrata oggi.

"Come decisori politici - ha detto Panariti - siamo chiamati a uno sforzo per focalizzare le politiche di innovazione verso quegli ambiti tecnologici che possono esprimere eccellenze e capacità di competere su scala globale, in un rapporto stretto con tutti i soggetti del territorio e in una logica di aggregazione. E non a caso abbiano inserito il BioHighTech tra i settori su cui puntare nella strategia di specializzazione intelligente per il Friuli Venezia Giulia".

I risultati della ricerca sul BioHighTech in regione sono stati presentati da Edvino Jerian presidente del CBM, e da Diego Bravar vicepresidente di Confindustria Venezia Giulia. Nel comparto vi sono tre ambiti specifici: Biomedicale (MEDTECH), Biotecnologico (BIOTECH) e Bioinformatico (BIOICT). Il settore ha continuato a crescere anche negli anni di crisi, al ritmo del 3 per cento all'anno, con un incremento del 27 per cento dell'occupazione dal 2010 al 2013.

Per quanto riguarda le caratteristiche del BioHighTech in Friuli Venezia Giulia, solo due imprese sono di grandi dimensioni (fatturato oltre i 50 milioni di euro) e altre quattro di medie dimensioni (fatturato sopra i dieci milioni). Tutte le altre, pari all'80 per cento del totale, possono essere definite "micro", nate spesso come "start-up" dalle Università e dai centri di ricerca. Ed è proprio qui che gioca un ruolo il cluster regionale CBM, come ha spiegato il presidente Jerian. Il Consorzio mette infatti assieme i Parchi scientifici e tecnologici, gli Enti di ricerca e sanitari da un lato e l'industria dall'altro, con l'obiettivo di far crescere nuova imprenditoria.

ARC/PF



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