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Salute: Riccardi, percorso residenze non autosufficienti è priorità

Covid è prova d'urto. Proficuo confronto con Cgil, Cisl e Uil

Trieste, 10 nov - "L'emergenza Covid non ha frenato ma ha reso più stringente e intensa la strategia della Regione nel percorso di riqualificazione della residenzialità per anziani".

Lo ha affermato il vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi al termine della videoconferenza nel corso della quale ha illustrato alle organizzazioni sindacali confederali le linee di azione della Regione sulle residenze per anziani ripercorrendo i passaggi già espletati e con un ricco compendio di dati statistici anche sui rilevamenti relativi all'emergenza Covid.

"Il confronto di oggi è stato molto importante - ha rilevato Riccardi - perché ha permesso di condividere con le organizzazioni sindacali strumenti di lettura su base statistica e di cogliere spunti per corredare una strategia di riqualificazione e riconfigurazione che oggi viene drammaticamente complicata dalla pandemia. Ci focalizziamo sull'emergenza, ma proprio a partire dall'onda d'urto che essa sta producendo siamo chiamati a costruire, in un percorso già pienamente avviato, un sistema più razionale, equo, solido e in grado di garantire sicurezza e standard assistenziali adeguati".

Riccardi ha evidenziato alcuni temi fondamentali: la risposta al fabbisogno, il coinvolgimento dei medici di medicina generale e il modello organizzativo. Per quanto riguarda il fabbisogno di posti letto convenzionabili, ha rilevato Riccardi, "l'aumento di 737 unità ha consentito di garantire la copertura ad almeno il 90 per cento in tutti i territori delle ex Aziende sanitarie. Va rafforzata l'offerta delle strutture per anziani in ambito Asugi, che rimane in sofferenza, e vanno corretti alcuni squilibri in ambito Asufc, in particolare a vantaggio dell'Alto Friuli. C'è l'impegno a intervenire su queste criticità anche con le risorse finanziarie dell'ultimo assestamento di bilancio regionale". Un'altra partita fondamentale, secondo Riccardi, "concerne la revisione dei modelli organizzativi, che vanno rivolti, laddove sostenibile e con il supporto dei medici di medicina generale e delle Usca, alla domiciliarietà, la quale deve rappresentare però un'opzione condivisa e prescelta e non imposta alle famiglie". ARC/PPH/ep



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